Nel Paese del Sole, ogni giorno spunta un’ombra nuova. La violenza privata è l’ultima frontiera varcata dalle aberrazioni singole o di massa, e i notiziari sono ormai ridotti a un ricettario di brutture e aberrazioni. Astuti antropologi sostengono che orchi, babau e lupi mannari sono sempre esistiti, soltanto nessuno li denunciava; ma nell’era del più sciatto conformismo è come offrire ad Attila i granai di Roma, e spiegargli a cosa servono i fiammiferi. Nulla scamperà al fuoco. Non di sola mafia, cattiva politica e star system è gonfia la cronaca dello Stivale, bensì di una piaga sordida e meschina: gli abusi sui minori. Servono a poco prediche e manette, perché la “terapia correttiva” è peggio del male, e il rimedio è culturale. La cultura è l’unica via di salvezza dal proliferare della miseria interiore e della sopraffazione. Il concetto sembra però alieno, estraneo (per scelta o per eccessiva fatica nel farlo proprio) a chi sfoga su incolpevoli creature la sua disperazione. Bambini, ragazze neppure adolescenti minacciate, violentate da improvvisati molestatori, pedofili, impiegati pubblici, disabili, branchi di sbandati, il custode di un garage, un dipendente comunale, un tranquillo padre di famiglia, gente della porta accanto. In una realtà che scarta le emozioni come cioccolatini, ne getta la pralina per non ingrassare e conserva il bigliettino per riciclarne la frase, ci ostiniamo a difendere l’immagine di buonaffabilingenuiromantici. Invece bastano due minuti di Uomini & Donne per (dis)onorare un passato di galanteria: indietro non guardiamo più. Ci siamo autoconvinti che non si stava meglio quando si stava peggio, ed abbiamo il terrore di non poter soddisfare i nostri desideri. Li abbiamo anteposti a tutto, quasi fossero bisogni vitali col peso dell’urgenza e del diritto. E qui l’allarme diviene sociale-globale. Sarebbero sufficienti maggiore pazienza e meno ricerca dello spettacolo, della performance che i media promuovono a tamburo battente. È la tassa da pagare al banco dell’attualità, dove niente rende come il glamour, pure se mostruoso, brutale, sanguinario. Nostro malgrado, siamo protagonisti di un’epoca con un grande futuro alle spalle.