Dimenticati nel silenzio delle Istituzioni, abbandonati al loro disagio
scaricati
sulle spalle delle famiglie, ecco come, ancora, oggi "vivono" gli handicappati
psichici.
Ma la patologia mentale è una gravità intensa, perché colpisce a vari livelli, dalla depressione - primo disordine funzionale della persona, alla schizofrenia -, fino alle patologie più gravi. E' un fenomeno, riscontrabile quasi ogni giorno dalla cronaca che impietosamente ci ammonisce, che negli ultimi tempi ha colpito con sempre maggior incidenza anche i giovanissimi, ma costituita da una serie di patologie, che restano troppo avvolte nel silenzio dell'opinione pubblica, delle Istituzioni ed anche del mondo medico. Di fronte a numerosi episodi di violenza efferata, anche nell'Europa dei 27, occorre riconoscere l'esistenza di ragionevole certezza intercorsa tra le esplosioni gravi di follia e la drammatica carenza di strutture volte alla prevenzione e cura del disagio mentale. Anche il nostro Paese non fa eccezioni, specie là dove le Istituzioni, ormai "votate al diverbio politico inefficace", non trovano il "tempo" per ridurre o annullare questo grave ed urgente disagio sociale lasciando i "malati" in carico alle famiglie, dimenticando, soprattutto, la sicurezza dei cittadini. Ma la cosa ancor più grave, non ritenuta tale dalle nostre Istituzioni, che di fronte ai disagi ed alle sofferenze dei cittadini affetti da handicap mentale, assistiamo a tentativi di introdurre, l'eutanasia, l'applicazione dell'aborto selettivo, la sterilizzazione, limitazione delle nascite, tutte queste "metodologie" sono state ratificate dal disegno di legge n.2121 all'art. 2 nella ratifica della"Convenzione per i diritti delle persone con disabilità" voluta dall'ONU. Questa "Convenzione" adottata da 191 Paesi aderenti all'ONU, ha elaborato, molto bene e giustamente, i diritti delle persone con disabilità ed alla partecipazione di diritto alla salute, al lavoro , alla protezione sociale. Ma se queste "metodologie" che offendono la dignità della persona, in contrasto con l'art.10 dove "viene garantito il diritto inalienabile alla vita", con l'art.15 dove "nessuno dovrà essere sottoposto ad esperimenti medici o scientifici" e con l'art.16 dove "nessuno deve subire sfruttamento violenza od abuso" venissero applicate tutti i disabili fisici, specie gli handicappati psichici, potrebbero correre il rischio di subire quelle "misure" che offendono la dignità della persona e che negano il diritto alla vita. Così non si combatte contro la malattia, ma si discriminano (per non dire si eliminano) disabili fisici, handicappati psichici, anziani non autosufficienti, malati terminale. L'opinione pubblica si interroga su ciò che si può fare per rispondere alle necessità delle persone handicappate e di coloro che condividono tali circostanze. Attualmente non si vede alcuna attenzione da nessuna parte politica, ma solo il caso eclatante o esemplare trattato in modo patologico da tutte le parti, come il caso Englaro,( lasciamola riposare in pace!) che ha messo in ombra le 2000/3000 famiglie che si tengono e curano da anni i loro parenti in stato vegetativo e di cui nessuno ne parla ed i circa 10 milioni di malati mentali, mentre le loro famiglie si devono confrontare quotidianamente con le loro esigenze. Ma allora si chiede il cittadino, quali sono i benefici derivanti dalla ratifica della "Convenzione" e cosa otterranno i destinatari diretti ( i malati) e quelli indiretti (la società italiana) e quando verranno risolti i problemi inerenti la patologia mentale? Ma esiste una Istituzione che risponda a questi interrogativi? Previte