un commento sul terremotoIL RUMORE DEL SILENZIO

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Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.


Ci sono versetti del “passio” che in queste ore hanno un sapore diverso dalle altre volte. Non è un musical, non è una sacra rappresentazione, non è un film con effetti speciali, ma la storia di tanti poveri cristi morti ingiustamente sotto il peso di una croce fatta di calcinacci, tegole, sassi, cemento armato.

Se la collina può ricordare quella del calvario, il resto della geografia è del tutto diversa: Aquila, San Demetrio, Pizzoli, Rocca di Mezzo, Paganica, Fossa, Villa Sant’Angelo (90% degli edifici crollati), San Gregorio, Poggio Picenza, Onna, San Pio, Barrile, Ocre, Rovere, Rocca di Cambio, Pianola, Poggio di Roio, Tempera, Camarda…

La tradizione ci parla di tre croci, la storia di qualche centinaia intorno a quella centrale, oggi ormai sono oltre 280. Sembrano tutti uguali, tutte ingiuste e inaspettate, ma quelle più piccole, quelle così piccole, sono le più pesanti, le più assurde, le più dolorose.

Guardo quelle immagini e mi sento impotente con una voglia incredibile di partire, di andare, di esserci a spostare sassi, a distribuire pasti, a far giocare bambini, a far da “bocia”, come si diceva un tempo, a quei professionisti veri, ribattezzati angeli della speranza. Mai stanchi, mai lamentosi, arrabbiati solo con se stessi perché il miracolo non è riuscito, l’applauso per quel corpo che respira ancora si è tramutato in penoso silenzio per quell’altro che non si muove più.

Il menefreghismo, l’individualismo, la corsa verso chissà che cosa, che caratterizza e spesso identifica, come una macchia che non riesci a togliere, la nostra italica appartenenza, si è trasformata in una comunitaria, esemplare e civile gara di solidarietà, belle scene e buoni propositi. In questa paradossale esemplarità persino lo stato, la politica, le istituzione sembrano far bella figura, essere stati tempestivi ed efficaci.

Due realtà rovinano questa scuola dei bei sentimenti: gli sciacalli che rubano a chi la vita gli ha già portato via tutto. Pensare che ci sono persone così ti vengono  brividi. Non solo invochi pene severe, ma sei tentato di voler per loro anche a qualcosa di più. Che forse in altri momenti ti vergogneresti anche solo di pensarlo. E poi certi giornalisti, che pur di fare il pezzo scendono tra i fondi più bassi del pietismo, speculando con il dolore e attraverso certe domande dimostrando una inaccettabile stupidità.

Tra i tanti messaggi, appelli, inviti alla solidarietà, arrivati da mille realtà diverse (forse troppe) sono il segno di una umanità non uccisa dalla crisi. Anche l’onnipresente Facebook è diventato per questa occasione una piazza con sentimenti e cuore, uscendo dal mondo che non c’è per condividere con altri quello vero

Io rimango impotente con la convinzione che oltre al volontariato, alla solidarietà, alla raccolta dei fondi, alla racconta dei beni di consumo, alla presenza lavorativa, alla preghiera, laica o religiosa che sia, esiste un altro gesto che può essere non solo utile, ma quasi profetico: il silenzio.