Occorre aumentare i fondi per la ricerca sullo sviluppo e l’utilizzo sicuri dei nanomateriali, nonché proporre una loro definizione scientifica.
È quanto sostiene il Parlamento chiedendo un quadro comune che affronti le applicazioni esistenti e prevedibili di tali tecnologie e la natura dei rischi per l’ambiente e la salute (specie sul luogo di lavoro). Auspica poi un inventario dei nanomateriali presenti nell’UE e l’introduzione di una rete europea che vigili sulle nanotecnologie.
L’utilizzo dei nanomateriali e delle nanotecnologie promette importanti progressi con molteplici vantaggi in numerose applicazioni destinate ai consumatori, ai pazienti e all’ambiente. Tuttavia nonostante l’istituzione di una strategia europea precisa in materia di nanotecnologie e la conseguente assegnazione di circa 3,5 milioni di euro destinati alla ricerca, l’Unione europea è ancora in ritardo su questo campo.
Approvando con 362 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astenuti, una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE, GUE/NGL e Verdi ALE (tra cui il relatore originario, Carl SCHLYTER), il Parlamento rileva che «l’attuale discussione sui nanomateriali è caratterizzata da una significativa mancanza di conoscenze e informazioni, che sono fonte di dissensi, a partire dal livello delle definizioni». Ad oggi, infatti, non esiste una serie completa di enunciazioni armonizzate, benché varie norme internazionali siano già disponibili o in fase di elaborazione. A questo proposito chiede l’introduzione nella legislazione europea, di una definizione scientifica esaustiva di nanomateriale.
I deputati lamentano poi una mancanza di chiarezza e di informazioni in merito all’attuale utilizzo dei nanomateriali. Riferiscono infatti che è in corso un importante dibattito in merito alla possibilità di valutare la sicurezza di tali tecnologie, e che i comitati scientifici e le agenzie dell’Unione europea rilevano gravi carenze, non soltanto in termini di dati cruciali, ma anche nei metodi per il loro ottenimento. Riportano a tale proposito le valutazioni del Comitato scientifico dei rischi sanitari emergenti e recentemente individuati che, avendo identificato per alcuni nanomateriali pericoli specifici per la salute ed effetti tossici su organismi ambientali, nonché una generale carenza di dati qualitativamente validi sull’esposizione, tanto per gli esseri umani che per l’ambiente, ritiene che occorre inoltre «approfondire, convalidare e standardizzare ulteriormente le conoscenze dei metodi di valutazione dell’esposizione e di identificazione dei pericoli».
Rilevando che gli attuali finanziamenti destinati agli aspetti ambientali, sanitari e della sicurezza dei nanomateriali sono decisamente insufficienti, e che i criteri di ammissibilità al finanziamento dei progetti di ricerca per misurarne la sicurezza, non promuovono adeguatamente lo sviluppo di metodi scientifici di valutazione, i deputati sostengono la necessità di incrementare le risorse a favore della ricerca sullo sviluppo e l’utilizzo sicuri dei nanomateriali.
Secondo il Parlamento, l’impiego di tali tecnologie dovrebbe rispondere alle reali esigenze dei cittadini e i loro benefici dovrebbero essere meglio realizzati nell’ambito di un quadro regolamentare e politico che «affronti espressamente le applicazioni esistenti e prevedibili dei nanomateriali», nonché la natura stessa dei potenziali problemi di sicurezza ad essi legati. Chiede quindi la messa a punto di protocolli di sperimentazione adeguati e di norme metrologiche per valutare il rischio di esposizione dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente ai nanomateriali durante tutto il loro ciclo di vita. Ritenendo inoltre che il concetto di "approccio sicuro, responsabile e integrato" alle nanotecnologie sostenuto dall’UE «sia compromesso dalla mancanza di informazioni sull’impiego e sulla sicurezza dei nanomateriali già presenti sul mercato», il Parlamento invita la Commissione, a rivedere entro due anni l’intera normativa in materia, al fine di garantire la sicurezza, per tutte le applicazioni di tali tecnologie nei prodotti aventi un potenziale impatto sulla salute, l’ambiente o la sicurezza nel corso del loro ciclo di vita.
Per i deputati, i nanomateriali dovrebbero essere disciplinati da un quadro legislativo articolato, differenziato e flessibile basato sui principi della precauzione e della responsabilità del fabbricante e sul principio "chi inquina paga", al fine di garantire la produzione, l’impiego e lo smaltimento sicuri prima dell’immissione sul mercato.
Rilevano peraltro che tali tecnologie presentano sfide importanti per quanto concerne la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, dal momento che lungo la catena di produzione molti lavoratori sono esposti a tali materiali senza sapere se le procedure di sicurezza attuate e le misure di protezione adottate, siano adeguate ed efficaci. Invitano inoltre la Commissione a valutare la necessità di rivedere la legislazione in materia di protezione dei lavoratori e di valutare l’ipotesi che tali prodotti siano utilizzati esclusivamente in sistemi chiusi sino a quando non sarà possibile rilevare e controllare l’esposizione in modo affidabile. Sottolineano anche che occorre «una chiara attribuzione delle responsabilità derivanti dalle nanotecnologie e dall’uso dei nanomateriali a carico di produttori e datori di lavoro».
Ricordando inoltre l’importanza di garantire la conformità e il pieno rispetto della normativa comunitaria sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, in sede di esame dei nanomateriali, i deputati chiedono alla Commissione di compilare entro il giugno 2011 un inventario dei diversi tipi e impieghi dei nanomateriali sul mercato europeo, e di renderlo poi pubblico. Reiterano poi la richiesta di fornire informazioni ai consumatori sull’uso di tali tecnologie nei prodotti di consumo, ritenendo che tutti gli ingredienti presenti sottoforma di nanomateriali nelle sostanze, miscele o articoli debbano essere chiaramente indicati nell’etichettatura del prodotto. Domandano inoltre agli Stati membri di proporre quanto prima l’introduzione di una rete europea permanente e indipendente, incaricata di vigilare sulle nanotecnologie e i nanomateriali, nonché un programma di ricerca di base e applicato relativo alla metodologia di detta vigilanza.
Auspicano infine, e in particolar modo per il settore della medicina, lo sviluppo di orientamenti etici rigorosi come il rispetto della vita privata, il consenso libero e informato, i limiti fissati agli interventi non terapeutici sul corpo umano, pur incoraggiando l’applicazione di tecnologie d’avanguardia (come la visualizzazione e la diagnostica molecolare), che possono avere «ricadute spettacolari» per la diagnosi precoce e il trattamento efficace di numerose patologie.