Trattato di Lisbona: più poteri al Parlamento europeo

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Il Parlamento accoglie con favore il rafforzamento dei suoi poteri, soprattutto legislativi, che deriverebbe dal Trattato di Lisbona.

Nel chiedere agli Stati membri interessati di modificare le loro legislazioni per consentire l’attribuzione dei seggi supplementari previsti dal nuovo trattato, auspica che la scelta del Presidente della prossima Commissione e delle altre alte cariche UE avvenga dopo le elezioni di giugno tenendo conto del responso delle urne.  

«Il trattato di Lisbona aumenta l’equilibrio istituzionale dell’Unione nella misura in cui rafforza le funzioni chiave di ognuna delle istituzioni politiche». Secondo la relazione di Jean-Luc DEHAENE (PPE/DE, BE) – approvata con 363 voti favorevoli, 93 contrari e 19 astensioni – gli elementi essenziali del “metodo comunitario”, il diritto di iniziativa della Commissione e il processo decisionale congiunto di Parlamento europeo e Consiglio, sono stati tutelati e potenziati. 

I deputati si compiacciono del fatto che il Trattato di Lisbona riconosca pienamente il Parlamento europeo come uno dei due rami dell’autorità legislativa e di bilancio dell’Unione e che le sue funzioni in relazione al controllo politico vengano rafforzate e addirittura estese, sebbene in misura minore, al settore della PESC. Prendono poi atto delle misure transitorie riguardanti la composizione del Parlamento europeo, rilevando che l’attuazione di tali misure renderà necessaria una modifica del diritto primario. In tale contesto, invitano gli Stati membri ad adottare tutte le necessarie disposizioni giuridiche nazionali «al fine di consentire la pre-elezione, nel giugno 2009, dei 18 membri supplementari del Parlamento europeo in modo che possano sedere in Parlamento in qualità di osservatori a partire dalla data di entrata in vigore del trattato di Lisbona».  

Riguardo alla nomina delle alte cariche UE, i deputati ritengono che «la scelta delle persone chiamate ad occupare la carica di Presidente del Consiglio europeo, di Presidente e Vicepresidente della Commissione (Alto rappresentante), dovrebbe tenere conto delle rispettive competenze dei candidati» e, in caso di esito positivo del referendum in Irlanda, dovrebbe aver luogo dopo l’entrata in vigore del Trattato. Più in particolare, ritengono che «la procedura di nomina dovrebbe essere attuata dopo le elezioni al Parlamento europeo in modo da poter tener conto dei risultati elettorali, che svolgeranno un ruolo essenziale nella scelta del Presidente della Commissione».  

 

Sostengono poi che la possibile entrata in vigore del trattato di Lisbona entro la fine del 2009, richieda un accordo politico tra Consiglio e Parlamento al fine di garantire che la procedura per la nomina della futura Commissione e per la scelta del suo Presidente, rispetti comunque la sostanza dei poteri riconosciuti in materia al Parlamento europeo. Anche perché l’elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento europeo su proposta del Consiglio europeo, attribuirà una natura «marcatamente politica» alla sua designazione. Tale processo, inoltre, ne aumenterà la legittimità democratica e ne rafforzerà la posizione sia nell’ambito della Commissione sia nei rapporti interistituzionali in genere. Ricordano inoltre che, qualora il secondo referendum in Irlanda dovesse avere un esito negativo, il trattato di Nizza sarà comunque pienamente applicabile e, pertanto, il numero dei Commissari sarà inferiore al numero di Stati membri. 

Il Parlamento ritiene inoltre che il riconoscimento formale del Consiglio europeo quale istituzione autonoma separata, comporti una nuova definizione del suo ruolo per fornire il necessario impulso politico e definire orientamenti e priorità generali dell’attività dell’Unione. Sottolinea in particolare «il ruolo di guida che deve svolgere nel settore delle azioni esterne, in cui sono di importanza fondamentale i suoi compiti di identificazione degli interessi strategici e la determinazione degli obiettivi e degli orientamenti generali di detta politica». Si compiace inoltre dell’istituzione di una presidenza fissa a lungo termine del Consiglio europeo «che contribuirà a garantire una maggiore continuità, efficacia e coerenza del lavoro …  e quindi dell’azione dell’Unione». Rimarca poi il ruolo essenziale che il Presidente del Consiglio europeo dovrà svolgere nella vita istituzionale dell’Unione, in quanto «incaricato di portarne avanti l’attività, garantire la preparazione e la continuità del suo lavoro (…) e rappresentare all’esterno l’Unione per quanto concerne la PESC, al proprio livello e senza compromettere le funzioni del Vicepresidente della Commissione». 

In riferimento al ruolo del Consiglio, si compiace dei progressi compiuti nel Trattato di Lisbona verso la considerazione del ruolo come secondo ramo dell’autorità legislativa e di bilancio dell’Unione  e sottolinea il ruolo essenziale conferito al Consiglio Affari generali al fine di garantire la coerenza e la continuità dell’attività delle diverse formazioni. Riconoscendo a tal proposito le difficoltà connesse al coordinamento tra le diverse composizioni del Consiglio a causa del nuovo sistema delle presidenze, i deputati sottolineano l’importanza delle “nuove troike” fisse di 18 mesi (gruppi di tre Presidenze) che «condivideranno le Presidenze delle diverse formazioni del Consiglio e del COREPER, per garantire la coerenza e la continuità del lavoro nel suo insieme e assicurare la cooperazione interistituzionale». 

I deputati considerano la creazione del Vicepresidente della Commissione-Alto rappresentante “a doppio incarico” un passo fondamentale per garantire la coerenza, l’efficacia e la visibilità di tutta l’azione esterna dell’Unione. Ritengono inoltre che il Trattato di Lisbona costituisca un efficace sistema operativo per la rappresentanza esterna dell’Unione e sottolineano l’importanza del coordinamento e della cooperazione tra le diverse parti responsabili al fine di evitare conflitti di competenze e garantire la coerenza e la visibilità dell’Unione all’esterno. Propongono quindi una precisa articolazione per definire le competenze del Presidente del Consiglio europeo, del Presidente della Commissione, dell’Alto rappresentante per quanto riguarda la rappresentanza esterna dell’UE.  

Nuove competenze e prerogative del Parlamento europeo 

Approvando con 441 voti favorevoli, 77 contrari e 18 astensioni la relazione di Jo LEINEN (PSE, DE), il Parlamento afferma anzitutto che «il trattato di Lisbona rafforzerà considerevolmente la legittimità democratica dell’Unione europea, estendendo i poteri di codecisione del Parlamento».  

Si compiace del fatto che lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia sia pienamente integrato nel Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e che la maggior parte delle decisioni concernenti le politiche nel campo della giustizia civile, dell’asilo, dell’immigrazione e dei visti, nonché la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale, siano soggette alla procedura legislativa ordinaria (l’attuale codecisione). Ritiene inoltre che il ricorso a tale procedura nel settore della politica agricola comune e per quanto riguarda l’attuazione dei Fondi strutturali «migliori la responsabilità democratica dell’Unione europea», dal momento che il Parlamento potrà colegiferare su un piano di parità con il Consiglio in tutta la legislazione del settore.  

I deputati rilevano inoltre che «il trattato di Lisbona introduce modifiche radicali a livello di finanze dell’Unione, in particolare per quanto riguarda le relazioni interistituzionali e le procedure decisionali». Si compiacciono quindi del fatto che l’adozione del regolamento finanziario sarà soggetta alla procedura legislativa ordinaria, e che «il bilancio nel suo complesso debba essere adottato congiuntamente dal Parlamento e dal Consiglio», in conformità del quadro finanziario pluriennale e dell’abolizione della distinzione tra spese obbligatorie e non obbligatorie. 

Sottolineano poi che l’ampliamento dell’azione esterna dell’Unione prevista dal Trattato, richiede un nuovo equilibrio interistituzionale che garantisca un adeguato controllo democratico da parte del Parlamento. Accolgono con favore il fatto che l’approvazione del Parlamento sarà richiesta per tutta una serie di accordi internazionali firmati dall’Unione e sottolineano che la Commissione avrà l’obbligo giuridico di informarlo sui progressi compiuti circa negoziati e conclusioni. A tale proposito la invitano insieme al Consiglio a considerare l’ipotesi di fornire al Parlamento una definizione concreta della sua partecipazione in tutte le fasi che portano alla conclusione di un accordo internazionale. 

Il Parlamento sottolinea inoltre che «il Presidente della Commissione sarà eletto dal Parlamento europeo, su proposta del Consiglio europeo, tenendo conto delle elezioni per il Parlamento europeo», e che «il Vicepresidente della Commissione sarà soggetto a un voto di approvazione del Parlamento europeo (…), in quanto Collegio, oltre che a quello di censura, e sarà tenuto a render conto del suo operato al Parlamento». Plaude poi al nuovo ruolo consultivo che gli sarà conferito riguardo alla modifica della composizione del consiglio direttivo della BCE e al fatto che le agenzie, in particolare Europol ed Eurojust, saranno soggette a un maggiore controllo parlamentare. 

Background – I deputati al Parlamento europeo 

Il numero di deputati europei è cresciuto in parallelo ai successivi ampliamenti dell’UE. Dal 2007, il Parlamento europeo è composto di 785 deputati provenienti dai 27 Stati membri. Tuttavia, il Trattato di Nizza, modificato a seguito dell’adesione di Romania e Bulgaria, sancisce che il numero totale di deputati sarà pari a 736 a partire dalle elezioni del 2009.  

Se il Trattato di Lisbona entrerà in vigore dopo le elezioni del 2009, il numero totale di eurodeputati salirà temporaneamente a 754, così come deciso dal Consiglio europeo nel dicembre 2008. Infatti, il Trattato assegna 4 seggi supplementari alla Spagna, 2 a Francia, Austria e Svezia, e 1 a Italia, Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi, Lettonia, Slovenia e Malta. La Germania, che sarebbe l’unico Stato membro a “perdere” deputati con il nuovo Trattato (-3), sarà invece autorizzata a mantenere i suoi 99 seggi fino alla prossima tornata elettorale del 2014. 

 

Stato membro Situazione attuale Elezioni 
4-7/6/2009 
(Trattato di Nizza)
Trattato di Lisbona 
(se entra in vigore 
nel 2010, fino al 2014)
Germania 99 99 99 (96 dal 2014)
Francia 78 72 74
Regno Unito 78 72 73
Italia 78 72 73
Spagna 54 50 54
Polonia 54 50 51
Romania 35 33 33
Paesi Bassi 27 25 26
Belgio 24 22 22
Grecia 24 22 22
Ungheria 24 22 22
Rep. Ceca 24 22 22
Portogallo 24 22 22
Svezia 19 18 20
Bulgaria 18 17 18
Austria 18 17 19
Danimarca 14 13 13
Slovacchia 14 13 13
Finlandia 14 13 13
Lituania 13 12 12
Irlanda 13 12 12
Lettonia 9 8 9
Slovenia 7 7 8
Estonia 6 6 6
Cipro 6 6 6
Lussemburgo 6 6 6
Malta 5 5 6
Totale 785 736 754 (751 dal 2014)

 
 

Link utili 

Sito sul trattato di Lisbona