Il torero Berlusconi non farà più la Veronica

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Dopo la morte dell’amico Etienne de la Boétie, Michel de Montaigne ha sofferto molto. Tra loro esisteva una tale amicizia che indusse Michel a scrivere: “Se mi si chiedesse perché l’amavo tanto risponderei: perché era lui, perché ero io”.

 Una definizione dell’amore straordinaria che ha però un difetto: si può applicarla anche nel caso in cui uno non ne possa più dell’altro. Se uno si sposa o si divorzia non deve darne le spiegazioni agli altri, soprattutto ai terzi curiosi: a costoro basterebbe dire: “La sposo perché è lei”, oppure: “Divorzio perché è lei”. Se ci innamoriamo di qualcuna essa ci appare straordinaria e ben diversa da come la vedono gli altri. Parlandone enfatizzandola rischiamo di diventare ridicoli come lo era Don Chisciotte con Dulcinea. Lo stesso ragionamento vale nel caso opposto, quando l’amato bene non ci appare più quello di prima. La riservatezza è innanzitutto un dovere verso se stessi, un dovere che esclude a priori le esternazioni sui giornali o davanti alle telecamere. A un adulto non interessa se John Kennedy sia o no andato a letto con Marilyn Monroe, interessa sapere se sia stato o no il responsabile del disastro della Baia dei Porci. Il fatto che Francois Mitterand avesse una figlia segreta è stato una manna per i giornali rosa, ma è rimasto del tutto insignificante dal punto di vista politico. Non ci importa nemmeno che Pierferdinando Casini, leader di un partito cattolico, sia divorziato e dunque, secondo la dottrina, viva in costante peccato mortale di concubinato. Sono solo affari suoi.

Veronica Lario sta per oltrepassare il Berluscone come fece Giulio Cesare con il Rubicone: alea iacta est, il dado è tratto. Veronica lascia Silvio e lo fa come se fosse stata Caterina D’Aragona a decidere di lasciare lei Enrico VIII invaghitosi di Anna Bolena giovinetta. Crede che il suo talamo nuziale sia come il letto di Kensintong Palace dove, come diceva la povera lady Diana, si conduceva “un matrimonio affollato”. Berlusconi, per Veronica, non punta ormai più sulle copertine dei giornali, ma sulle scopertine più che altro. Per Veronica è arrivata la gogna a mezzo stampa. Vecchie foto, pubblicate da Libero, la ritraggono a teatro quando recitava, ironia della sorte, un ben nota pièce: “Il magnifico cornuto”. In una sequenza palcoscenica mostrava il seno nudo. Pare che Silvio avesse già da allora una irresistibile attrazione per i decolté e certo, vedendola quella sera a Teatro, dovette pensare che tanta generosità toracica non andasse sacrificata al supremo ideale dell’arte, ma incanalata verso una più naturale propensione, quella dell’allattamento materno. Il classici messaggi criptico-mediatico dei capezzoli delle attuali veline non dispiacciano affatto al premier del Popolo della Libertà tanto da farne nominare una Ministro per le Pari Opportunità.

Me la ricordo, anni addietro. Il neo Ministro Mara Carfagna coadiuvava il presentatore di una trasmissione televisiva (Davide Mengacci) che voleva decantare i luoghi della nostra bella Italia. Già allora aveva il fascino rugiadoso e sensuale delle italiane in carne. Oggi il suo decolté è precluso dagli attillati tailleur d’alta sartoria che è solita indossare. Gli occhi grifagni dei parlamentari di sinistra devono accontentarsi, si fa per dire, delle tette (rifatte?) dell’Onorevole Gabriella Carlucci. I progressisti dicono: “Le donne dei grandi uomini devono sapere che il loro ruolo è quello di stare zitte accanto all’illustre consorte. Devono sapere che il prestigioso marito ha di necessità molte donne e si devono convincere a fare la loro parte di cornute con dignità…”. Certo Donna Rachele Mussolini non avrebbe mai accettato un fatto del genere. In un caso ha minacciato la rivale (Claretta Petacci) con una pistola. E’ paradossale una cosa: proprio nel 2009 dobbiamo recuperare Rachele Mussolini come modello e confinare tutte le altre nel ruolo di Clarette. Suvvia, ciò è offensivo per ciascuno di noi.

A prescindere dai toni e dalle intenzioni di Veronica Lario, tutta la faccenda è stata un’umiliazione collettiva. Da quando Silvio governa ne combina di tutti i colori: gaffe, battute, barzellette, avances. La certezza di avere oramai in pugno l’Italia, di esserne l’espressione più autentica, gli tolgono ogni freno inibitore, si sente onnipotente. La signora Berlusconi comincia a vergognarsi, riduce le distanze. Ma lui insiste, anzi sembra prendersi una personale rivincita contro tutti coloro che lo volevano già morto, politicamente e non. Dichiara: “Se dormo tre ore, poi ho ancora energia per fare l’amore per altre tre (…). Vi auguro di arrivare a settant’anni nello stato di forma in cui ci sono arrivato io”. <<Non c’è fanciulla che graviti nella sua orbita che sfugga al suo almeno potenziale appetito: circolano su di lui narrazioni erotiche, insopportabili a sentirsi, ma si dice supportate da efficaci pastigliette blu che ne farebbero un (forse virtuale) trapanatore di calendariste, Ministre, aspiranti Ministre, aspiranti in genere ed in qualunque accezione>> (D. Savino. Miriam Bartolino. Effedieffe.com. Reperibile per via telematica). <<Nel 2007, la signora Berlusconi s’indigna: con una lettera a Repubblica esige dal consorte pubbliche scuse per le battute piccanti riservate a varie soubrette durante la consegna dei Telegatti. Aida Yespica sorride al presidente e gli dice: “Con te andrei ovunque, anche in un’isola deserta…”. Lui ammicca sornione e a Mara Carfagna confessa: ‘Se non fossi già sposato la sposerei subito…”. Infine con la velina di Striscia la notizia Melissa Satta,  il cui vestito sul “lato B” è ridotto al minimo, chiosa: “Vedo che ha risparmiato sul sarto, signorina….”>> (Ibidem). <<Eh no, “Signora Berlusconi!” Adesso i limiti li ha superati lei! Forse la “Signora” dimentica che, come narrano le cronache, quando il marito la scelse non furono le sue doti artistiche a colpirlo, ma la sua ubertosa avvenenza. Perché non si indignò allora? Forse, prima di dispensarci una lezione di morale, dovrebbe rammentare che il “giovanotto” era allora legalmente maritato e che già da tempo faceva il cascamorto con tutte le bellezze che gli capitavano a tiro: a Maria Latella l’ha confessato proprio lei, Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario: “La prima volta l’ho incontrato a Milano, a una cena. Era il padrone di casa e con le sue ospiti si comportava come se fosse single, invece aveva moglie e due bambini. Sono sicura di averlo conosciuto in quell’occasione, ma lui nega, non se lo ricorda”>> (Ibidem).

C’è chi dice che la poligamia sia molto meglio della monogamia: se non altro con più matrimoni si ha più scelta. Ma forse i poligami non pensano a quanto possa costare più di una moglie. A volte si arriva davvero a cifre molto alte. Se poi da queste donne ci si deve divorziare il portafoglio subisce un vero e proprio salasso (ma questo problema il Berlusca non l’ha). Lo sa bene un tale che deve divorziare da ben 82 consorti. “Sono stata costretta a questo passo, non voglio aggiungere altro”, ha detto la first lady ad un giornale di Torino. Prima aveva scritto all’Ansa descrivendo come “ciarpame senza pudore” la possibile candidatura alle elezioni europee di cosiddette “veline”. Ha poi ribadito: “Sia chiaro che io ed i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire”. “La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”, avrebbe detto la Lario al suo entourage nei giorni scorsi. Affermazioni che il quotidiano Repubblica si è affrettato a divulgare. 

Già due anni fa Veronica aveva criticato l’atteggiamento del marito premier in fatto di donne, scrivendo una lettera al giornale fondato da Eugenio Scalfari. Non aveva condiviso alcuni apprezzamenti complimentosi rivolti da Berlusconi ad alcune signore che sedevano con lui ad una cena di gala. Se pensiamo alla sinistra italiana quasi tutti hanno alle spalle matrimoni decennali (Bertinotti, D’Alema etc.etc.). Se pensiamo alla destra gli sposalizi sono un disastro (Casini, Berlusconi, Fini, Bossi etc.). Questo quadro rispecchia l’ipocrisia del nostro Paese. Cara Lega per il divorzio breve mandate una tessera a Casini, Bossi e Fini…gliela pago io. Berlusconi non ha di certo bisogno delle mie elemosina. Con gli avvocati è di casa. Gli mancavano solo i matrimonialisti. Non vorrei che per simbiotica frenesia divorziasse anche Emilio Fede. Se lo facesse avrebbe dato l’ennesima prova della sua assoluta devozione al padrone di Mediaset. Lo dico io, me lo immagino, la signora Fede farebbe i salti di gioia. Dulcis in fundo. Ha detto il Silvio nazionale: “E’ Veronica che mi dovrà chiedere scusa perché lei è stata raggirata, imbrogliata. Anzi, sobillata. E io so bene da chi”. Dalle sinistra politica e mediatica che si inventa di tutto pur di farlo cadere in fallo di fronte agli italiani. Ma si sa, per Berlusconi oltre ad essere tutto politica, tutto è mediaticamente commerciabile. Questo sarà il divorzio più discusso  e più politicamente rilevante d’Italia.

Divorziando il neo Duce di princisbecco non perderà un voto. Lo hanno detto tutti. Perderà una bella moglie, perderà forse la voglia di dedicarle le sue canzoni scritte da Mariano Apicella, ma non perderà di certo la Fede. Signora Veronica se alla sera sarà un po’ stanca si consoli: al contrario di tutti noi non dovrà almeno preoccuparsi per suoi figli. Silvio sarà sempre generoso con loro e lei potrà rincuorarsi col fatto che per venti anni s’è almeno tolta il problema di dover lavorare. Per tutti noi, me in testa, non è stato e non è così. Con l’appannaggio da divorziata (ex moglie di Berlusconi) sa quante cose potrà fare e farsi rifare? Lady Berlusconi si è affidata all’avvocato Maria Cristina Morelli, il legale che ha seguito il caso Eluana Englaro. La moglie del premier è convinta che il suo collegio forense riesca a far togliere le spina a Berlusconi.

Il risultato sarà la disidratazione della prostata ed il prosciugamento delle vescichette seminali presidenziali. Povero Silvio nemmeno il Viagra riuscirà più a farti raggiungere l’orgasmo! Pazienza, avrai sempre accanto Apicella e Fede con cui potrai giocare a “scopa”. Certo non ne farai tre, ma per lo meno vincerai ai punti…quelli erotogeni. Il 6 aprile al TG-4, mostrando un sorriso accattivante, il presidente del consiglio ha detto: “Mi piace la Finlandia e mi picciano le filandesi”. Si è poi subito anagraficamente corretto affermando: “Solo le finlandesi che hanno più di diciott’anni”. Caro Silvio in Finlandia il sesso non è un tabù. Lo è solo per te che non potrai più metterti l’Hatù. Da un po’ di tempo in qua tua moglie Veronica preferisce leggere Balzac!  Se così andranno le cose continuerà il fedele Umberto Bossi a dichiarare ai quattro venti il suo slogan preferito: “Noi ce l’abbiamo duro”? O abbasserà i toni per adattarsi, in segno di deferente sottomissione, all’andropausa forzata del suo anorchico padrone?