L’organismo combatte l’edema cerebrale frenando la liberazione della vasopressina, ormone antidiuretico. Di conseguenza si ha un notevole aumento della diuresi con sensibile eliminazione di ioni potassio. Negli anni ’50 e ’60 una delle terapie dell’edema cerebrale consisteva nella somministrazione di preparati cortisonici per via endovenosa. Dopo l’uso prolungato di questi preparati, era quasi inevitabile l’insorgenza di emorragie gastriche. In epoca successiva, con il trattamento a base di mannitolo e urea, le emorragie gastriche erano molto meno frequenti. I dati statistici indicavano che l’uso prolungato dei cortisonici sicuramente determinava ulcere gastriche sanguinanti. Per l’effetto a bilancia fra l’ipofisi anteriore e l’ipofisi posteriore, è verosimile che l’aumento dell’azione degli ormoni dell’antiipofisi diminuisca la liberazione degli ormoni postipofisari, specialmente della vasopressina. Nell’ipertensione endocranica vi è già una diminuzione dell’ormone antidiuretico con notevole aumento della diuresi. Il cortisone aggraverebbe questa inibizione della vasopressina. I più recenti studi hanno messo in evidenza l’azione di germi come l’helicobacter nell’insorgenza delle ulcere gastriche sanguinanti. Negli anni ’60 l’autore ha trattato, con buoni risultati, con l’estratto totale di postipofisi (Disipidin) alcuni soggetti che, usciti dal coma dovuto a edema cerebrale, avevano delle ulcere sanguinanti dello stomaco. Attualmente è riconosciuta l’efficacia della vasopressina sintetica sulle ulcere sanguinanti gastroesofagee. E’ da mettere in rilievo la facilità di gravi infezioni polmonari, dovuta a batteri e virus, che insorgono nei soggetti con grave edema cerebrale.In queste condizioni sicuramente vi è l’inibizione della vasopressina, dimostrata dall’aumento della diuresi. Si può ritenere che la vasopressina in circolo eserciti una protezione di tipo immunitario a livello delle membrane cellulari contro l’aggressione da parte di virus e batteri. La vasopressina ha un ruolo fondamentale nel trasporto di ioni di potassio nei canali ionici e nel mantenere a livelli elevati i potenziali di membrana. La carenza di vasopressina determinerebbe l’abbassamento o l’annullamento dei potenziali di membrana, permettendo così l’ingresso ai germi attraverso le membrane cellulari che non hanno più la protezione elettrica dei potenziali di membrana. Lo stress prolungato determina la messa in circolo di cortisone che, di conseguenza, inibisce la vasopressina che avrebbe un’azione protettiva nelle ulcere gastroduodenali. Questa reazione determinerebbe le cosiddette ulcere di origine centrale. Molti stati depressivi potrebbero essere causati dallo stesso processo: stress – liberazione di cortisone – conseguente depressione della vasopressina per l’effetto a bilancia – abbassamento dei potenziali di membrana con mancata protezione elettrica – ulcera da stress. Molte sostanze cancerogene come il catrame e l’asbesto, depositate sulle membrane cellulari, annullerebbero il potenziale di membrana, permettendo l’ingresso ai virus cancerogeni. Molti studiosi in tutto il mondo hanno notato una maggiore incidenza del cancro nei soggetti sottoposti per lunghi periodi a stress psicologici. In questo caso vi sarebbe, per i motivi che già abbiamo citato, una inibizione dell’ormone antidiuretico, la vasopressina. E’ da ritenere che l’uso di psicofarmaci che inibiscono la vasopressina possa favorire l’insorgenza del cancro, perché indirettamente abbasserebbe i potenziali delle membrane cellulari. Dall’esperienza dell’autore, la cosiddetta depressione psichica ha come base la diminuzione della pressione liquorale. Per la legge di Monro-Kelly, nella scatola cranica i tre elementi: sangue, liquor e parenchima sono interdipendenti. Se aumenta il parenchima cerebrale diminuisce la quantità di liquor negli spazi liquorali, come avviene nell’edema cerebrale. Viceversa, se diminuisce il volume del parenchima, aumenta la quantità del liquor nelle cisterne e nei ventricoli cerebrali degli anziani e nell’Alzheimer. In questi casi vi sono chiari segni di inibizione della vasopressina, caratterizzati da aumento della diuresi, dall’incontinenza urinaria e dalla diminuzione della pressione endooculare. Gli psicofarmaci usati nell’Alzheimer e nelle atrofie cerebrali, invece di curare queste sintomatologie, le aggravano, perché inibiscono la vasopressina. In realtà la terapia dovrebbe essere fatta con l’insufflazione per via nasale della vasopressina sintetica (Minirin) e almeno 8 g. di vitamina C in polvere per via orale, mescolata al succo di agrumi, distribuita nelle 24 ore. E’ di notevole utilità addizionare ad una dieta ricca di vegetali il sale iodico di potassio, usato a scopo alimentare, perchè la inibizione della vasopressina determina perdita di potassio che viene eliminato nelle urine.
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