Questa non me l’aspettavo: <<L’ “Operazione Barbarossa”, l’invasione nazista dell’Unione sovietica, sarebbe stata null’altro che un’azione preventiva.
Dando l’ordine di attaccare alle sue “Panzerdivisionen” il 22 giugno del 1941, Adolf Hitler neutralizzò senza saperlo un piano d’invasione, messo a punto da Stalin e dai suoi generali, che sarebbe dovuto scattare, appena due settimane dopo, esattamente il 6 luglio. A rivelarlo, in un libro uscito in Germania col titolo “Der Tag M”, è l’ex agente del KGB Vladimir Resun. L’autore, che si firma con lo pseudonimo Viktor Suworow, aveva già avanzato la tesi di Stalin come vero responsabile del capitolo più sanguinoso della seconda guerra mondiale in un’altra opera del 1989. Cerca di suffragarla con nuovi documenti, indicando il particolare inedito della data già scelta dal dittatore sovietico per il suo attacco alla Germania e offrendo una motivazione per questa decisione. Stalin, secondo Suworow, aveva in preparazione fin dal 1936 un’arma segreta, ancora non perfettamente a punto tre anni dopo, ma certamente in grado entro il 1941 di assicurargli una vittoria lampo. Era il bombardiere “TB-7”, pesante ma velocissimo, capace di volare e sganciare bombe da altezze fino ad allora inconcepibili, sfuggendo così ai caccia ed alla contraerea nemica (Si vedano i seguenti libri: Y. Gordon: Myasishev M-4 and 3M, RedStar 11; M. Maslow: No 274 TB-7/Pe-8, ndr). Perché il capo del Cremlino non l’abbia usata neppure dopo essere stato aggredito, Suworow dice di saperlo: l’aereo era ancora impreciso, colpiva un po’ a casaccio, mentre Stalin voleva evitare di distruggere anche le infrastrutture che avrebbe voluto usare dopo aver soggiogato la Germania. Il libro di Suworow esce insieme ad altri due lavori sulla genesi dell’ “Operazione Barbarossa”, rispettivamente scritti dal professor Joachim Hoffmann, ex direttore dell’Ufficio di Ricerca sulla Storia Militare, e da Walter Post, docente di Storia a Monaco di Baviera. Sono tre nuovi contributi al filone revisionista che ha in Ernst Nolte il suo padre storico e che trova sempre più entusiasti recensori sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Ma l’operazione è stata denunciata e le tesi dei tre autori smontate pezzo per pezzo dal giornale “Der Spiegel”>>.
<<Il prestigioso settimanale amburghese scende in campo con l’ artiglieria pesante contro il tentativo di relativizzare il nazismo e i suoi efferati crimini. Ed è significativo che sia personalmente Rudolf Augstein, fondatore e nume tutelare del giornale, a firmare dodici pagine di smentita sistematica e argomentata. “Nel lavoro di Post, scrive fra le altre cose, non leggiamo nulla della proposta formulata all’inizio del 1939 alla Polonia, tramite l’ambasciatore di Varsavia a Berlino, di attaccare insieme l’Ucraina”. Più in generale, citando le memorie di Albert Speer o i resoconti delle sedute del Politburo sovietico, Augstein liquida come insostenibile la tesi dei tre storici revisionisti, secondo cui Vjaceslav Michajlovic Molotov, durante le trattative del 1940 con Joachim von Ribbentrop, avrebbe agito in modo “provocatorio, poco disponibile al compromesso in modo da rendere inevitabile la rottura”. E cita anche un colloquio del 13 giugno del 1941 di Josef Stalin con i marescialli Semyon K. Timoshenko e Georgij K. Jhukov, venuti a sollecitarlo a mobilitare l’Armata Rossa di fronte alle manovre tedesche che preannunciavano l’imminente invasione. A loro il dittatore moscovita ha risposto: “Ma vi rendete conto che questo significherebbe la guerra?”. Questa non era esattamente la reazione di qualcuno che sa di dover attaccare i tedeschi quindici giorni dopo. Dettagli a parte, l’intervento di Augstein segna un po’ la ripresa delle ostilità sulla storia nazista che erano intervenute in occasione dei cinquant’anni della fine del regime tirannico di Adolf Hitler. Con il fondatore dello “Spiegel” è tutto il fronte tedesco del “politicamente corretto” che viene chiamato a mobilitarsi (P. Valentino. “L’Operazione Barbarossa? Un’azione preventiva, due settimane dopo Stalin avrebbe invaso la Germania”. Corriere della Sera, 5 Febbraio, 1996).