Il Polmone Verde e La Trivella

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“Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare”

[Nuvola Rossa – Sioux]

Istituito nel 1983, il Parco Regionale di Montevecchia e della valle del Curone, si estende nella Brianza sud-orientale lungo una superficie di circa 2.350 ettari, e il suo territorio interessa ben dieci Comuni: Cernusco Lombardone, Lomagna, Missaglia, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Perego, Rovagnate, Sirtori, Viganò. Al suo interno sono stati riconosciuti tre habitat di interesse comunitario primario (sorgenti pietrificanti, prati magri e boschi idrofili), più di 850 specie di piante erbacee e legnose anche pregiate (tra cui un’orchidea scoperta proprio pochi giorni fa), 26 specie di mammiferi, 9 di anfibi e 8 di rettili; senza contare l’avifauna, tutelata a livello nazionale e internazionale, che ritrova nel Parco situazioni ideali per la nidificazione. Si tratta di un’area protetta di interesse ambientale estremamente rilevante, insomma, l’ultimo tesoro verde prima della pianura agricola/industriale della Lombardia, e della conurbazione metropolitana milanese. Tuttavia, questo patrimonio comune è minacciato dalla devastazione, un rischio che non può permettersi di correre.
Dalla fine degli anni ’90 ai nostri giorni, infatti, sono stati già tre i tentativi di realizzare in diversi siti all’interno del Parco dei pozzi petroliferi per l’estrazione di idrocarburi. Ma se la reazione forte e compatta degli enti locali, del Parco e dei cittadini finora aveva sempre garantito la salvaguadia dell’oasi, insieme alla salute degli abitanti delle zone limitrofe, oggi la realtà potrebbe cambiare. Il 30 settembre 2008, infatti, la Camera ha approvato una disposizione (articolo 16 bis, divenuto 20 al Senato) che rinvia alla sola competenza statale ogni decisione in materia energetica e di sfruttamento delle risorse del sottosuolo. Secondo la nuova formulazione della legge 239/2004, l’autorizzazione per la ricerca di idrocarburi spetterebbe solo allo Stato e alla Regione, con esclusione totale di Comuni ed Enti; il nullaosta per la perforazione vera e propria farebbe capo a un funzionario ministeriale, senza diritto di veto. La situazione si prospetta allarmante: forte è la preoccupazione che l’autonomia regionale e il diritto di difesa delle Province e dei singoli Comuni, portavoce della volontà popolare, vengano messi a tacere per sempre. Paradosso è che, in un periodo in cui la crisi economica e il degrado ambientale dovrebbero incentivare l’investimento di denaro pubblico in fonti d’energia rinnovabile, si tenti inesorabilmente di deturpare il poco verde rimasto. E addirittura protetto.
Il Ministro per lo Sviluppo Economico Scajola (Pdl) ha tranquillizzato la popolazione, assicurando che il Parco di Montevecchia è al sicuro, ma nel frattempo ha concesso una proroga di sedici mesi alla Povalley, compagnia petrolifera australiana interessata alle trivellazioni. Se nel frattempo l’articolo 20 fosse approvato anche dal Senato, trasformandosi in legge, nulla potrebbe più ostacolare il devasto di una Brianza ancora fortemente legata al suo patrimonio ambientale.