Savi o dissennati? Gli spiccioli spesi sui giornali ci dicono epicurei e arpagoni, generosi e spilorci, stars of the masquerade. Rifratti e dissociati come ioni, rimbalziamo in colonnine noiose o sconcertanti: lo spettro dell’invecchiamento è il terrore di tre uomini su quattro; giovani turisti dell’Olocausto fanno il saluto nazista davanti all’ex forno crematorio di Dachau; l’oscillazione del prezzo del greggio tiene testa all’urgenza di febbri e pandemie, censurando l’inedia delle favelas; uno stupratore sequestra, sevizia e tortura la fidanzata tedesca ma ottiene le attenuanti "perché sardo"; l’ennesima autobomba fa saltare un mercato, e prima dei feriti si cerca il mandante. C’è da chiedersi se si tratti di razzismo o peggio. Il sensazionalismo è certificato, di classe, di marca tanto pregiata che anche l’ONU cede alle sue lusinghe, "deplorando" i test nucleari della Corea, ma senza intervenire. O ci stanno prendendo in giro, o quel lembo di mondo non fa gola a nessuno. Le tasche pubbliche, invece, sono una miniera inesauribile. Molti contribuenti pagherebbero volentieri le tasse, sapendole dirette a sanare malfunzioni, sanità, strade, scuole e servizi al cittadino, anziché a rimpinguare i conti segreti di chi guadagna oltre ventimila euro netti al mese, e vive in una casa di lusso con fitto agevolato. A guru dell’informazione si chiede solo di non intontire l’opinione pubblica coi romanzi sulle sparatorie o il delitto di Garlasco, le bizze di J.Lo e la querelle di Noemi Letizia. Strumentalizzare il dolore, le sventure, il gossip e le corna è affare da sciacalli. E’ bene sapere cosa accade nel Darfur o in Ecuador, come salvare la Terra dal disboscamento e dalla piaga degli uomini stessi, come farla assomigliare a un luogo vivibile preservando le risorse, e ancora come schiuderne il guscio agli adolescenti, alle nuove generazioni. Quelle che marciano al ritmo di pogo e libertad nei centri città, sfiorando a fatica le attenzioni della gente. Qualcuno fa capolino dagli uffici adiacenti, impiegati distratti li guardano sfogarsi e sfilare, altri sostengono che durerà poco, finirà presto la festa anche per loro. Invidia, nostalgia e disillusione: potenti mezzi per contrastare lo slancio di un sogno, ma secondo Seneca non si arriva alle vette scalando le pianure. Genio & sregolatezza? Da sempre, di fatto, nessuna delle due.