Dopo quasi ventitre anni di aspri conflitti, il popolo d’Uganda reclama il proprio diritto alla pace, a poter crescere i figli senza eccidi, rappresaglie, dilazioni e diktat di falsi condottieri. Save The Children ha accresciuto la presenza sul territorio, nonché la capacità di accoglienza dei suoi centri, dove ancora mancano all’appello migliaia di bambini. Perché di essi è composto l’80% del Lord’s Resistance Army, l’esercito ribelle altrimenti detto LRA, che dal 1986, agli ordini di Joseph Kony, ha sposato l’eresia delle armi. Lo scopo millantato era la difesa dell’etnia Acholi, che in realtà nel tempo ha subito le peggiori conseguenze. Da un lato, gli attacchi armati alla popolazione, dall’altro, il rapimento di oltre ventiduemila futuri combattenti di età inferiore ai dieci anni: un cataclisma di bibliche proporzioni, che ha allargato il raggio delle operazioni al Congo, alla propaggine meridionale del Sudan e alla Repubblica Centrafricana. Nel dicembre duemilaotto l’ultima fumata nera, sempre da parte del sedicente liberatore, quel Kony sul cui capo pende un mandato di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità, emesso dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Per paura, e per un preciso calcolo basato sul risalto mediatico dei propri gesti, il leader non si presentò a Juba, dove avrebbe dovuto firmare l’accordo di pace fra l’esercito ugandese e i rivoltosi, adducendo un motivo già noto e uno farsesco. Se il richiesto stralcio del procedimento giudiziario a suo carico non è mai avvenuto, la bubbola sull’sms da parte di un alto ufficiale delle forze armate, che lo minacciava di morte nel caso avesse posto la fatidica firma, ha lasciato sgomenti la delegazione governativa e i notabili Acholi. Persino Frank Nyakairu, esperto analista e studioso del conflitto, ha palesato i più ampi dubbi in proposito, e tra i villaggi e le foreste del Nord continuano a sparire le donne e i minori. La “tattica di riapprovvigionamento” dei ribelli, unita a una strategia d’attacco ai civili che mira a far terra bruciata attorno a sé, coglie impreparate tanto le istituzioni quanto i locali, i nativi, i missionari; chi s’impegna a propugnare la pace a cuore aperto e con la semplicità delle proprie mani resta aggrappato a un ideale, in attesa di un futuro capace di arrivare là dove nessuno sa i suoi colori. Perché nel Vecchio Continente, se non arrivano le telecamere, non arriva neppure l’inedia, il terrore, la battaglia per la vita.