Ariano Irpino, meeting “Le due culture”, la figura di Federico II al centro del dibattito

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Al termine della conferenza,un’esibizione di falconeria, l’antica tecnica di caccia con il falco prediletta dal re normanno

Ariano Irpino – Nella penultima giornata del meeting “Le due culture”, un salto indietro nel passato. Alla riscoperta di una storia che caratterizza la città del Tricolle, quella dei normanni. Al centro del dibattito, Federico II uomo di governo, di lettere e di scienza. Le tre declinazioni che raccontano l’uomo che fu, nella relazione di Ortensio Zecchino, presidente Biogem e professore di storia del diritto italiano all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ideatore di una progressiva funzione statale pubblica e generale che potesse comprimere la feudalità, poeta che ha dedicato un componimento ad Ariano, del genere in voga all’epoca, cioè la poesia politica, lo scambio anche di insulti e minacce in versi, “re impiccione”, che vuole conoscere il meccanismo alla base di ogni cosa e quindi scienziato, per questa sua attitudine di indagare ogni fenomeno dal di dentro.Federico II fu tutto questo. Si deve  a lui il primo trattato di chirurgia, l’ideazione architettonica di Castel del Monte, la costruzione di raffinate macchine da guerra, durante l’assedio di Viterbo del 1243, in collaborazione con i maestri artium meccanicarum dell’epoca. E fu anche appassionato di falconeria, l’antica tecnica di caccia con il falco, basata sullo stretto rapporto di fiducia ed equilibrio tra falconiere e falco. E l’intervento del principe Alduino Ventimiglia di Monteforte Lascaris, discendente del re normanno, è incentrato proprio sulla falconeria. Sulle origini, la storia, i significati reconditi legati a questa pratica. Nella versione islamica, la falconeria era soprattutto cattura delle prede; nella versione cristiana, rappresentava l’uomo all’apice del sistema naturale, perché riusciva a controllare un animale selvatico per natura incontrollabile. La falconeria era anche coraggio,abilità,determinazione. Oggetto tipico di tale pratica, il logoro, un oggetto che simulava la preda e che veniva utilizzato per addestrare il falco alla caccia e per richiamarlo quando si fosse allontanato. L’intervento successivo di Anna Laura Trombetti Budriesi, direttore del Dipartimento di Paleografia e Medievistica dell’Università di Bologna, racconta un altro aspetto di Federico II, quello di cacciatore, attraverso il De Arte Venandi. Quest’opera, a differenza degli altri trattati che si occupavano di falconeria e che erano soltanto una raccolta di consigli per la cura degli animali, fu un vero e proprio trattato di etologia ed ornitologia. Il tanto celebrato re normanno amava dedicarsi alla falconeria nei suoi luoghi prediletti, quelli tra Ariano e in modo particolare l’attuale zona di Camporeale, e la Puglia. Al termine del dibattito, che ha toccato anche gli aspetti relativi all’iconografia del falco e del falconiere, una bellissima esibizione di falconeria nei terreni adiacenti all’istituto di ricerca Biogem <!–[if !supportEmptyParas]–> <!–[endif]–>