Ha scritto Vincenzo Merlo (Il Patto Ribbentrop-Molotov. Reperibile per via telematica): <<La vera scintilla che scatenò la seconda guerra mondiale fu senza dubbio il Patto sovietico-tedesco firmato a Mosca il 23 agosto del 1939 dal commissario per gli Affari Esteri dell’URSS, Vjaceslav Molotov e dal Ministro degli Esteri del Reich, Joachim von Ribbentrop.
La storiografia social-comunista lo ha spacciato per un accordo momentaneo. In realtà, si trattò di una vera e propria alleanza strategica tra i due totalitarismi più disumani che la storia ha conosciuto; alleanza che, sancita sulla pelle della Polonia, dei Paesi baltici, della Finlandia e di tutta l’Europa dell’Est, determinò lo scoppio delle ostilità >>.
<<Con il Patto Molotov-Ribbentrop la Germania nazista e l’Unione Sovietica comunista si impegnavano reciprocamente a non compiere azioni ostili l’una nei confronti dell’altra, né a prendere parte a coalizioni di potenze dirette contro una di loro. Bisognava, inoltre, dirimere di comune accordo eventuali controversie tramite consultazioni sulle questioni di coinvolgente interesse. Al trattato era accluso un protocollo segreto che ne rappresentava il vero e proprio nucleo centrale e che sanciva la divisione dell’Europa centro-orientale in “sfere di influenza”. In sostanza, i due totalitarismi si spartivano la Polonia (la parte occidentale ai tedeschi, quella orientale ai sovietici) e si lasciava alle truppe di Stalin mano libera in Finlandia, in Lettonia, in Lituania, in Estonia ed in Bessarabia. Fu proprio la distruzione degli Stati “barriera” tra Germania e URSS, e cioè la Polonia e i Paesi baltici, a dare inizio alla secondo conflitto mondiale>>.
<<La Polonia fu aggredita dai tedeschi, da ovest, il 1° settembre, e dai sovietici, da est, il 17 dello stesso mese. Le tre Repubbliche baltiche furono costrette, il 28 settembre, a firmare un cosiddetto “Patto di assistenza e mutua difesa” che permetteva all’Unione Sovietica di far “stazionare” le sue truppe nei loro territori. La Finlandia, invece, resistette a simili pretese e venne brutalmente invasa da Stalin il 30 novembre. Dopo più di tre mesi di aspri combattimenti e gravi perdite nella cosiddetta “Guerra d’inverno”, l’Unione Sovietica desistette dal suo intento di occupare l’intera Finlandia, ottenendo solo il 10% del territorio finnico, e precisamente la regione della Carelia. Sui territori occupati i sovietici iniziarono una campagna di terrore, in maniera molto simile al terrore nazista. Milioni di persone furono deportate ed esiliate nell’estremo nord siberiano. I cristiani vennero perseguitati, annientati gli oppositori del regime bolscevico. All’inizio del 1941 Germania e Unione Sovietica, di fatto alleate per il primo anno e mezzo della seconda guerra mondiale, condividevano un confine comune che passava attraverso le odierne Lituania e Polonia: le aree ad est dei fiumi Narev, Vistola e San spettavano all’URSS, mentre la Germania occupava la parte ovest. Solo nel giugno del 1941 Hitler ruppe il patto, invadendo la Russia in quella che venne chiamata “Operazione Barbarossa”>>.
<<Ma come si era arrivati al Patto Molotov-Ribbentrop? Quali le vere motivazioni del connubio scellerato tra le folli ideologie nazista e comunista? Fu davvero solo un accordo momentaneo, come per anni descritto dalla storiografia comunista? Stando ai luoghi comuni politici, infatti, le due potenze si trovavano ai poli opposti dello schieramento ideologico ed erano per questo nemiche inconciliabili; la propaganda sovietica ha sempre battuto molto sul tasto di questo antagonismo morale: il nazismo rappresentava la quintessenza dell’odio anti-umano, mentre il comunismo incarnava l’amore per l’umanità. E allora, come mai l’alleanza? “Numerosi dati di fatto, ha scritto Marta Dall’Asta in un illuminante articolo pubblicato su Il Timone del giugno 2005, dimostrano che l’avvicinamento alla Germania era in corso da diversi mesi: l’apertura, in aprile, di negoziati segreti con la Germania ‘per migliorare le relazioni’; la sostituzione del Ministro degli Esteri Maksim Maksimovic Litvinov, filo-occidentale e per di più ebreo, con Vjaceslav Molotov, che in un discorso ufficiale aveva auspicato migliori rapporti con la Germania; la visita a Berlino di una missione commerciale sovietica; la firma di un trattato commerciale tra Mosca e Berlino il 19 agosto del 1939, proprio mentre erano in corso a Mosca i colloqui con Francia e Inghilterra in vista di una possibile alleanza anti-nazista; infine il telegramma personale di Stalin a Hitler del 21 agosto in cui si diceva pronto all’alleanza”>>. Secondo alcuni osservatori d’allora, Stalin mirava da tempo a questa intesa e la preferiva a qualunque altra. Lev Trockji, per esempio, scriveva all’indomani della firma del Patto russo-tedesco: “Fin dal 1933 io continuo a sostenere che lo scopo fondamentale della politica estera di Stalin era la conclusione di un accordo con Hitler” (Hitler e Stalin: il patto paradossale. cronologia.leonardo.it. Reperibile per via telematica).
<<In effetti occorre precisare che tra Germania nazista e Unione Sovietica, nelle persone dei Ministri degli Esteri Ribbentrop e Molotov, furono sottoscritti due trattati: l’uno, il 23 agosto del 1939, l’altro, il successivo 28 settembre. Il primo fu effettivamente denominato “Patto di non aggressione”, il secondo fu, invece, reso noto come “Patto d’amicizia e di delimitazione dei confini”, locuzione, questa, che registrava, allo stesso tempo, sia un’evoluzione nella direzione di un significativo avvicinamento tra i due regimi totalitari, sia una vera e propria avvenuta spartizione dei territori occupati tra l’una e l’altra data. L’accordo firmato a Mosca nella notte tra il 23 e il 24 agosto conteneva un protocollo segreto riguardante “le sfere di interesse di Germania e URSS” e gli eventuali “mutamenti politico territoriali” negli stati baltici (Finlandia, Estonia Lettonia e Lituania) e in Polonia; quello del 28 settembre assumeva, fondamentalmente, in questa direzione il ruolo di modifica, di rettifica e, per così dire, di “aggiornamento” della precedente intesa alla luce della mutata realtà politico-territoriale intervenuta nel frattempo. Infatti, in seguito alle operazioni belliche intraprese in quell’area dalla Germania e dall’Unione Sovietica, con l’accordo di settembre, in difformità a quanto stabilito in precedenza, si prevedeva di far ricadere anche la Lituania, oltre le già previste Estonia e Lettonia, sotto il controllo sovietico, mentre il “governatorato” di Lublino e parte di quello di Varsavia venivano fatti entrare nell’orbita dell’occupazione nazista. Lo stato polacco scompariva, spartito tra i due occupanti>> (I <Patti Molotov-Ribbentrop e le bugie della storiografia ufficiale. alftroll.wordpress.com. Reperibile per via telematica).
Continua il Merlo: <<Se ad Hitler l’accordo con Stalin serviva ad allargarsi nell’Europa centro-orientale, in vista di un possibile conflitto con gli Stati occidentali, a Stalin il trattato con i tedeschi garantiva parimenti l’espansione dell’egemonia sovietica, pronta a rafforzarsi anche in vista di un possibile conflitto tra i Paesi occidentali e la Germania. Molotov era quindi la persona giusta per rafforzare i legami con Hitler, perché fautore di una politica mirata proprio a far esplodere un conflitto tra la Germania e le nazioni democratiche europee. Il 7 settembre del 1939, a conflitto iniziato, Stalin arriverà a dire: “Non siamo contrari al fatto che si accapiglino per benino (Germania contro Francia-Inghilterra, ndr) e che si sfianchino l’un l’altro…Non si poteva del resto allearsi con inglesi e francesi che ci volevano servi e per di più senza pagare nulla”. Ed ancora: “Se il Patto con Hitler in una certa misura aiuta la Germania, in un momento successivo si dovrà sospingere l’altra parte”.
<<Scrive, inoltre, Marta dell’Asta: “L’attacco nazista all’URSS del 22 giugno del 1941 (“Operazione Barbarossa”, ndr) scompaginò l’alleanza naturale tra le due potenze totalitarie e costrinse l’Unione Sovietica (che fino a quel momento si era comportata sul piano internazionale né più né meno come la Germania, invadendo in pochi mesi parte della Polonia, la Finlandia, la Bessarabia, i tre Paesi baltici e la Bucovina), a stringere un’alleanza spuria con le potenze occidentali. Obbligata a far questo dalle circostanze, cambiò schieramento, ma non politica; infatti, già verso la fine del conflitto fu assolutamente chiaro che l’Unione Sovietica aveva intenzione di proseguire la propria espansione in Europa. Il Paese che aveva sopportato forse l’onere maggiore della guerra in Europa in realtà non aveva mai condiviso gli scopi degli alleati occidentali, ma aveva una sua politica di guerra, una guerra di espansione. Il Patto Ribbentrop-Molotov venne siglato il 23 agosto 1939, alla vigilia dell’invasione nazista della Polonia, dopo ripetuti tentativi sovietici di stipulare accordi di mutua difesa con la Francia e l’Inghilterra. Ancora il 18 aprile del 1939 Stalin aveva proposto a Parigi e Londra un patto di reciproca sicurezza che prevedeva l’assistenza militare automatica ai Paesi dell’Europa orientale in caso di aggressione tedesca. Ma l’anticomunismo viscerale del premier inglese (e la tacita speranza che Hitler sfondasse a est, riuscendo nella benemerita impresa di liberare l’Europa dalla minaccia bolscevica) impedì qualsiasi intesa tra Mosca, Londra e Parigi. I negoziati anglo-sovietici si protrassero stancamente sino all’estate e non approdarono a nulla per il rifiuto di Chamberlain di fornire a Stalin qualsiasi garanzia automatica e reciproca. Era sempre più evidente che si stava ripetendo il film del ‘36, col fallito accordo franco-sovietico e il non intervento degli alleati in Spagna. O la tragica commedia del ‘38, il Patto di Monaco con il quale la Francia e l’Inghilterra avevano autorizzato lo smembramento della Cecoslovacchia nell’illusione di placare gli appetiti di Hitler e, ancora una volta, di incanalarne l’aggressività verso oriente>>.
<<Mise tutti di fronte alla tragica realtà dei fatti il filosofo russo emigrato Georgij Fedotov, scrivendo nella sua opera del 1947, “Il destino degli imperi”: “Per l’URSS la guerra continua ancora; la pace non è stata firmata, né dovrà esserlo. Stalin si pone evidentemente come l’erede di Hitler, non solo in quella che era la zona di predominio della Germania, ma anche nelle sue pretese. Per la classe dirigente in Russia si tratta di arrivare al predominio mondiale attraverso la conquista e la rivoluzione”. Dunque l’alleanza tra nazismo e comunismo era stata un’alleanza di elezione tra due totalitarismi che si ponevano, sbandierando valori diversi, lo stesso scopo: la conquista e la spartizione del mondo. “In realtà, ha scritto Dmitrj Shusharin, noi dobbiamo solo ringraziare il cielo che non si sia consolidata l’alleanza tra Stalin e Hitler, che il contrasto tra questi due sistemi criminali, terroristici e nemici della civiltà abbia salvato dall’estinzione quella giudaico-cristiana”>>.
Ma c’è qualcuno che la pensa diversamente (Il Patto Ribbentrop Molotov. Le colpe dell’Europa. lombardia.indynedia.org. Reperibile per via telematica): << Il patto decennale di non-aggressione tra Berlino e Mosca si rese indispensabile per prevenire (differire) l’attacco nazista contro l’URSS: un punto fermo nei piani di espansione di Hitler per i quali lo “spazio vitale” della Germania nazista si estendeva dal Baltico al Mar Nero. Non si dimentichi che la gerarchia “razziale” nazista collocava i popoli slavi tra gli “Untermenschen” (letteralmente: sotto uomini, ndr) e che, nell’antisemitismo politico dei tedeschi, l’Unione Sovietica era la Patria del “giudeobolscevismo” (ragion per cui la “soluzione finale” avrebbe dovuto coinvolgere anche i cosiddetti “soldati asiatici dell’Armata Rossa”)>>.
<<Si consideri altresì che l’URSS non doveva difendersi soltanto dalla minaccia nazista, ma anche da quella giapponese. Nel ‘38 il Giappone aveva attaccato la Manciuria e le sue truppe avevano sconfinato in territorio sovietico, nella regione di Vladivostok. E ancora nell’estate del ‘39 tentavano di sfondare lungo il confine orientale della Repubblica popolare di Mongolia. Si aggiunga, infine, un piccolo particolare. Fu lo “scellerato Patto Ribbentrop-Molotov” a permettere all’Unione Sovietica di dotarsi della potenza militare che le consentì di rompere l’assedio di Stalingrado e di rovesciare le sorti del conflitto mondiale a favore della coalizione anti-fascista. E’ dunque proprio a questo accordo che si deve la sconfitta dell’Asse, l’infrangersi del progetto di un nuovo ordine mondiale fondato sul dominio dei signori della terra e sullo sterminio o la schiavitù delle “razze inferiori”>>.
<<Tutto ciò non cancella le responsabilità sovietiche nell’invasione della Polonia. Ma anche su questo aspetto andrebbe fatta chiarezza. Diversamente da quanto si suole ribadire, il Patto Ribbentrop-Molotov non comprendeva alcun accordo spartitorio a danno della Polonia, ma soltanto la delimitazione di “aree di sicurezza” nei territori di confine. Se l’Armata Rossa invase la Polonia oltre due settimane dopo l’attacco tedesco, ciò discese da considerazioni di carattere logistico. I generali sovietici chiedevano l’estensione verso ovest del perimetro strategico della Russia in funzione difensiva. Ed è difficile dar loro torto, considerata l’inerzia di Francia ed Inghilterra dopo l’attacco nazista contro i polacchi e il concreto rischio di un Blitzkrieg che avrebbe rapidamente portato la Wehrmacht sino al confine sovietico>>.
<<Di tutto ciò è necessario conservare memoria, consapevolezza ed indipendenza di giudizio. Soprattutto oggi, dato il dominio pressoché incontrastato del revisionismo storico. Pena l’accoglimento della “storiografia dei vincitori”, tesa non solo a mettere Stalin sullo stesso piano di Hitler, ma anche a cancellare le pesanti responsabilità delle “democrazie occidentali” e del grande capitale finanziario americano nella ascesa di Hitler al potere e nella lunga fase di incubazione della seconda guerra mondiale>>.