LA GRANDE STORIA :L’aggressione sovietica alla Finlandia

0
3769

(la “Guerra d’inverno”, 30 Novembre del 1939) Il patto di non aggressione russo-tedesco del 23 agosto (1939) era stato firmato dalla Germania con lo scopo preciso di garantirsi le spalle nel caso di una guerra contro le democrazie occidentali.

 Da parte sovietica, invece, il trattato venne interpretato come un tacito consenso nazista all’estensione dell’influenza sovietica sui Paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia), nonché sulla Finlandia e su parte della Polonia. Su quest’ultima Nazione, l’intesa fra i due dittatori (Hitler e Stalin) fu relativamente facile. Dopo l’invasione sovietica della parte orientale della Polonia, si giunse, il 28 settembre, ad una delimitazione delle zone di occupazione e di influenza. Successivamente, senza palese contrarietà da parte tedesca, l’URSS impose ai tre Paesi baltici trattati di mutua assistenza, comprendenti cessioni territoriali e l’uso di alcune basi militari. Era chiaro il disegno della diplomazia di Mosca: tornare, approfittando degli impegni tedeschi in occidente, alle posizioni zariste nel Baltico che erano state perdute negli anni della rivoluzione. Ma quando l’URSS si volse verso la Finlandia per ripetere il gioco, si trovò di fronte ad una opposizione fiera e insospettata.  

La resistenza del piccolo esercito finnico fu eroica e si impose all’ammirazione del mondo intero. Fin dal primo giorno i poderosi attacchi sovietici, condotti con grande dispendio di uomini e di mezzi, si infransero sulle linee avversarie. Fu un miracolo dovuto all’entusiasmo patriottico dei finlandesi e all’abilità dei loro generali che già nel 1918, ai tempi delle lotte per l’indipendenza, avevano dimostrato un grande valore. L’URSS aveva chiesto alla Finlandia alcune pesanti concessioni, comprendenti, tra l’altro, l’istmo della Carelia meridionale e le miniere di nikel di Petsamo all’estremo nord del Paese. Ma il governo di Helsinki, pur conscio della potenza dell’avversario e della limitatezza delle proprie forze, respinse le pretese russe che avrebbero ridotto ad una finzione la indipendenza nazionale finlandese. In seguito al rifiuto finnico l’URSS iniziò il 30 novembre l’attacco alla piccola Nazione con lei confinante. Il pretesto per l’invasione fu un falso incidente di frontiera, il cosiddetto incidente di Mainila, un villaggio nel quale l’artiglieria sovietica sparò sui propri soldati accusando poi i finlandesi. Con grande sorpresa da parte russa la maggioranza dei socialisti finnici non approvò l’invasione bolscevica. 

Con un’azione congiunta, l’aviazione sovietica bombardò Helsinki e altre città, la flotta attaccò i porti, mentre l’Armata Rossa varcava la frontiera, spiegando venti divisioni al completo su un fronte di oltre 1.500 km. L’esercito finlandese oppose tre divisioni di fanteria, una brigata di cavalleria e una compagnia di carri armati cui si aggiunsero riserve solo parzialmente addestrate. Molti emigranti rientrarono in Finlandia (346) e molti volontari si unirono alle forze armate finlandesi: 1.010 danesi, 727 norvegesi, 372 ingriani e 210 volontari di altre nazionalità provenienti da tutte le parti del mondo, Italia compresa. I numeri erano tutti a favore dei russi che attaccarono complessivamente con circa 1 milione di uomini, 3.000 carri armati e 3.800 aerei. I finlandesi resistettero con 250.000 uomini, 30 carri e 130 aerei. La guerra sui vari fronti della Finlandia (3,6 milioni di abitanti), ma soprattutto nella zona dei laghi e nell’estremo nord del Paese, ebbe aspetti completamente inediti per le particolarissime condizioni ambientali e climatiche. I finnici, sotto l’abile guida del maresciallo Carl Gustaf Emil Mannerheim, seppero sfruttare a fondo la conformazione geografica del loro territorio ed organizzarono le truppe in modo da tenere in scacco i massicci attacchi sovietici. Anche la renna fu un’alleata preziosa nella battaglia invernale. Mentre sulla linea Mannerheim, che sbarrava l’istmo careliano, gli attacchi dei carri armati sovietici erano resi vani da un munitissimo sistema di fortificazioni, negli altri settori del fronte i reparti finnici di sciatori (sissit) infersero duri colpi al nemico con brillanti colpi di mano. Scivolando silenziosamente tra i boschi, i bianchi soldati di Mannerheim giungevano di sorpresa alle spalle delle formazioni nemiche, distruggendole. Il mascheramento mimetico degli sciatori finlandesi era perfetto. Una tuta bianca copriva le loro uniformi e li confondeva nel nitore della neve. Temprati da una costante pratica sportiva, i finnici furono combattenti coraggiosi e decisi. Fu così che nella battaglia di Suomussalmi, avvenne il cosidetto “incidente di Raattentie” nel quale due divisioni e una brigata corazzata russa vennero annientate da tre reggimenti di soldati di Mannerheim. Nella prima decade del febbraio del 1940 le fortificazioni finlandesi furono bombardate a tappeto dall’artiglieria sovietica che giunse ad effettuare 300.000 lanci al giorno. Il 14 febbraio iniziò l’attacco decisivo. Si concentrò su Vyborg, la città più importante a occidente della linea Mannerheim; la sua caduta l’11 marzo segnò la fine della difesa finnica, sancita il giorno dopo dalla firma moscovita del trattato di pace. Il trattato, firmato dalla delegazione sovietica formata da Vjaceslav Molotov, Andrej Zdanov e dal generale Aleksandr Vasilevskij, diede soddisfazione a tutte le richieste territoriali sovietiche. 

L’eroica resistenza finlandese commosse tutta l’Europa che pure era impegnata, da parecchi mesi, in un grande conflitto. L’Italia fascista, pur essendo alleata della Germania di Hitler, rifornì la Finlandia paracadutando materiale bellico, soprattutto fucili modello 91/38 da 6,5 mm. La Finlandia acquistò dall’Italia anche 35 caccia Fiat G.50 il cui trasporto era previsto tramite ferrovia attraverso la Germania. Poiché i nazisti erano al tempo in ottimi rapporti con l’Unione Sovietica (il patto Molotov-Ribbentrop era stato appena firmato), essi vietarono il passaggio dei velivoli sul suolo tedesco. Gli aerei vennero pertanto trasportati smontati via nave fino in Svezia dove vennero assemblati. In volo, dalla Svezia raggiunsero facilmente la Finlandia. Così nel campo delle democrazie, numerose furono le iniziative a favore della Nazione dei laghi, specialmente per l’assistenza ai feriti. Francia e Gran Bretagna giunsero perfino ad organizzare un corpo di spedizione che avrebbe dovuto venire in aiuto ai finlandesi. Ma alla conferenza di Copenaghen i Paesi scandinavi rifiutarono il passaggio alle truppe franco-britanniche sui loro territori e l’iniziativa fu abbandonata. I preparativi franco-britannici per aiutare la Finlandia dal nord della Scandinavia e di occupare, nel contempo, le miniere di ferro della Norvegia diedero il via all’invasione della Danimarca e della Norvegia da parte della Germania nazista (Operazione Weserübung).  

In seguito all’attacco della Finlandia, l’URSS fu espulsa dalla Società delle Nazioni che ancora sedeva a Ginevra. Per i rigori della stagione invernale, la lotta tra i soldati russi e quelli finlandesi fu durissima. Ma i sovietici, che avevano fatto affidamento sulla loro strapotenza di mezzi per vincere rapidamente la partita, subirono le maggiori conseguenze perché erano impreparati ad affrontare l’inverno nordico. Numerosissimi furono, tra i russi, i casi di congelamento. L’inverno 1939-40 fu freddissimo: furono raggiunte temperature di meno 40 gradi centigradi e i finlandesi sfruttarono questo fattore climatico a loro vantaggio. L’esercito sovietico, d’altro canto, subiva i disagi organizzativi delle drastiche purghe staliniane che lo rendevano impreparato ad un conflitto come quello contro la Finlandia. Alla fine del 1938 la purga comprese 3 marescialli su 5, 13 comandanti dell’esercito, tutti gli 8 ammiragli, 57 comandanti di corpo d’armata e 330 generali inferiori. L’Armata Rossa venne letteralmente destrutturata. Tra gli altri vennero epurati il generale Michail Tukhachevskij (un ottimo stratega) e l’eroe della guerra civile Jona Jakir. 

Oltre alla caccia attuata dagli sciatori, i finlandesi sperimentarono contro i carri armati sovietici la bomba incendiaria, una bottiglia piena di liquido infiammabile che poi i russi battezzeranno Molotov come se fosse stata una loro invenzione. Il 6 marzo una delegazione finlandese si recò a Mosca per parlamentare, ma le condizioni imposte dai sovietici furono troppo dure. Invocando ancora l’intervento della Società delle Nazioni, i parlamentari finnici rientrarono depressi ad Helsinki. Dopo aver lasciato sul terreno migliaia di morti,  la Finlandia accettò la capitolazione il 12 marzo e la rettifica dei confini, arretrando la linea confinaria di 100 km (il 10% del territorio finlandese, 42.000 km.2, ed il 20% delle sue risorse industriali). La Finlandia cedette parte dell’area di Salla, la penisola di Kalastajansaarento nel mare di Barents, il distretto di Viipuri, parte della penisola dei Pescatori e quattro isole nel Golfo di Finlandia. La penisola di Hanko dovette essere concessa alla Russia per trent’anni come base militare. Anche la costruzione da parte della Finlandia di una linea ferroviaria che collegasse Murmansk con Kemijarvi faceva parte degli accordi di pace. I russi acquisirono, inoltre, il territorio del lago di Ladoga che assunse una importanza strategica durante la difesa di Leningrado e dei porti dell’Artico (1941), spina nel fianco delle truppe naziste impegnate nell’ “Operazione Barbarossa” (invasione dell’Unione Sovietica). In totale questa guerra costò 24.934 morti e 43.557 feriti ai finlandesi e 48.745 morti e 158.863 feriti ai sovietici, ma per la pace i primi dovettero pagare un prezzo troppo caro. Il 20 marzo, dopo la fine della “Guerra d’inverno”, Édouard Daladier si dimise da primo Ministro di Francia perché non era riuscito nell’intento di difendere la Finlandia. 

Benché quest’ultima si fosse alleata con la Germania nazista allo scopo di riconquistare i territori persi durante il conflitto russo-finlandese, il maresciallo Mannerheim comprese che nonostante l’incertezza sul futuro della guerra mondiale Finlandia e Unione Sovietica avrebbero comunque continuato a tenere strette relazioni di vicinato. Mannerheim perciò improntò la campagna militare al fianco dell’alleato tedesco con lo scopo di riconquistare la Carelia e gli altri territori persi senza fornire assistenza all’esercito tedesco durante l’assedio di Leningrado. Nel giugno del 1944 la Carelia ritornò all’URSS costituendosi in Repubblica federata, ma senza comprendere l’istmo che fu annesso alla provincia di Leningrado (oggi San Pietroburgo). Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica (1991), la Finlandia ha riconosciuto la Russia come Stato sovrano, rinunciando ufficialmente a ogni rivendicazione territoriale sulla Carelia. E’ doveroso citare un aneddoto curioso riguardo ai rapporti tra Mannerheim e Hitler: in occasione del compleanno per i 75 anni compiuti dall’anziano uomo politico e militare finlandese il 4 giugno del 1942 Adolf Hitler in persona venne in visita in Finlandia per convincerlo ad attaccare Leningrado, ma Mannerheim per tutta risposta fece fare al dittatore tedesco e ai suoi generali un paio d’ore di anticamera. Il luogo dell’incontro era un vagone fermo su di un binario morto nei pressi di Immola ed Hitler e il suo seguito stettero ad aspettare con impazienza di essere ricevuti. Mannerheim finalmente ricevette Hitler e nonostante i discorsi del dittatore tedesco confermò la sua linea di azione.

Nel frattempo la situazione militare incominciò a cambiare in favore dell’Unione Sovietica e divenne chiaro a Mannerheim e al governo finlandese che urgeva sganciarsi dal pericoloso alleato tedesco. Come primo passo il presidente della Repubblica firmatario del patto di alleanza con la Germania si fece in disparte sciogliendo, almeno formalmente, la Finlandia da qualsiasi tipo di vincolo con i nazisti. Il 4 agosto del 1944 il maresciallo di Finlandia (Mannerheim) fu eletto presidente della Repubblica dopo le dimissioni del presidente Risto Ryti. Concluse l’armistizio con l’URSS (novembre del 1944) e cacciò l’esercito tedesco dal suolo finlandese durante la cosiddetta “Guerra lappone”. Per compiacere i sovietici, dovette permettere la formazione di un governo, presieduto dal conservatore Juho Kusti Paasikivi (un diplomatico apprezzato a Mosca), in cui per la prima volta era presente un comunista, il ministro degli Interni Yirjo Leino. Indisse nuove elezioni nel 1945, attese quindi che la situazione internazionale si stabilizzasse per poi dimettersi l’11 marzo del 1946 per gravi motivi di salute. Ammirato dai finlandesi come uno degli eroi della Nazione, si ritirò da allora a vita privata, ma sempre per i problemi di salute entrò in una clinica di Losanna, in Svizzera, ove morì nel 1951. E’ sepolto nel cimitero militare di Helsinki con i suoi soldati.