IRAN: ESECUZIONI E CONDANNE A MORTE

0
1141

 l’Iran ha giustiziato sette persone, tra cui due donne e un minorenne.

Sei di queste impiccagioni sono state eseguite ad Ahvaz, capoluogo della provincia meridionale del Khuzestan, mentre il minore è stato giustiziato a Teheran.  Si tratta di Behnoud Shojaee, 21 anni, impiccato all’alba dell’11 ottobre nel carcere di Evin. Era stato condannato nel 2006 per un omicidio avvenuto l’anno prima, quando aveva 17 anni, e del quale si era sempre dichiarato innocente. La sua esecuzione era stata rimanda più volte negli anni passati, forse anche grazie alle pressioni internazionali, due volte pochi secondi prima di essere impiccato, quando già era nel cortile col cappio al collo.
Alcuni intellettuali e artisti iraniani avevano lanciato una campagna in favore di Behnoud e avevano raccolto 100 milioni di toman (70mila euro), convincendo la famiglia del ragazzo ucciso, Omid, ad accettare il “prezzo del sangue”. Ma il tribunale ha chiuso il conto bancario e convocato gli artisti minacciandoli di incriminazione: “Nuocete all’atmosfera politica del Paese e alla famiglia.” I genitori di Omid si sono tirati indietro, ottenendo invece il permesso di attuare loro stessi l’esecuzione impiccando il ragazzo con le loro mani.
Le altre impiccagioni sono state effettuate cinque per droga e una per omicidio, riporta il quotidiano conservatore Kayhan.
Il 6 ottobre sono state giustiziate le due donne – Fouzieh J. e Khadijeh J. – e un uomo, Abdollah J., condannati tutti per traffico di droga, mentre un altro uomo, Karim A., è stato impiccato per omicidio.
L’8 ottobre sono stati impiccati Oday B. e Sa’ad B., condannati per possesso di droga.
Sempre in Iran, il 10 ottobre quattro uomini sono stati condannati a morte per partecipazione alle manifestazioni di protesta a seguito delle controverse elezioni del presidente Mahmuh Ahmadinejad, lo scorso mese di giugno.
L’agenzia Isna identifica i primi tre condannati solo con le iniziali M.Z., A.P. e M.E, mentre la condanna del quarto, Hamed Ruhinejad, è stata riportata dal sito riformista Mowjcamp.
Tutti gli uomini sono stati riconosciuti colpevoli di legami con un’organizzazione monarchica, tranne M.E., condannato per legami con i Mujaheddin del Popolo.
Per saperne di piu’ : http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5hy_A2Q-IT_Qcm5se6zvID94ZZx7w

—————————————
NESSUNO TOCCHI CAINO – NEWS FLASH

IRAN: D’ELIA (RADICALI), PENA DI MORTE RISULTATO ANCHE DI POLITICA DI APPEASEMENT
10 ottobre 2009: "E` stato il modo come al solito mortifero del regime dei Mullah di festeggiare la giornata mondiale contro la pena di morte". Lo dichiara in una nota Sergio D`Elia, segretario dell`associazione radicale Nessuno tocchi Caino, commentando la notizia delle condanne a morte dei tre oppositori politici comunicate oggi.
"Ma il caso iraniano – secondo D`Elia – non è solo emblematico del pericolo che per il mondo, oltre che per i propri cittadini, possono rappresentare i regimi illiberali, è anche una cartina di tornasole della coerenza e decisione con cui le cosiddette democrazie intendono affrontare un tale pericolo".
"Invece di combattere il regime dei mullah, l`Europa `dialoga` sui diritti umani e ora anche l`America sembra voglia accreditarlo come parte della soluzione dei problemi in Medioriente, essendo invece parte rilevante del problema. La cifra del successo di questa politica di appeasement nei confronti del regime iraniano è nel numero delle esecuzioni, che aumentano di anno in anno", afferma D`Elia.
L’esponente dei Radicali ricorda che "nel 2008 sono state effettuate in Iran almeno 346 esecuzioni e la situazione non sembra mostrare segni di una correzione di rotta, considerato che nei primi nove mesi di quest`anno Nessuno tocchi Caino ha già registrato almeno 324 impiccagioni, tra cui quelle di 4 minorenni".
Per saperne di piu’ : http://www.nessunotocchicaino.it/

CINA: XINJIANG, ALTRE SEI CONDANNE A MORTE
15 ottobre 2009: le autorità cinesi hanno condannato a morte sei persone in relazione agli scontri etnici avvenuti lo scorso luglio nella provincia dello Xinjiang, che provocarono circa 200 morti.
Le sei condanne capitali, tre delle quali sospese per due anni, sono state pronunciate da un tribunale del capoluogo Urumqi, che ha condannato altre tre persone all’ergastolo ed altre cinque a pene detentive più lievi, in base al comunicato che le autorità dello Xinjiang hanno inviato per fax all’agenzia Afp.
Tra i condannati a morte c’è un uomo con un nome cinese Han – Han Junbo – riconosciuto colpevole di aver picchiato a morte un uiguro. Un altro uomo con nome Han – Liu Bo – è stato condannato a 10 anni di detenzione.
In base al comunicato governativo, sei degli altri imputati hanno nomi all’apparenza uiguri, mentre i restanti non sono stati identificati.
Uno dei sei condannati a morte, all’apparenza uiguro, è stato riconosciuto colpevole di aver picchiato a morte due persone con un altro degli imputati, e di aver sottratto loro beni, inclusi telefoni cellulari e braccialetti.
Considerate le sei condanne a morte emesse ad Urumqi il 12 ottobre, giungono a 12 le persone finora condannate alla pena capitale per quelle che sono state le più gravi violenze etniche verificatesi in Cina negli ultimi decenni.
A parte i 21 processati di questa settimana, la polizia detiene circa 700 persone sospettate di aver preso parte alle violenze.
Per saperne di piu’ : http://www.hrw.org/en/news/2009/10/15/china-xinjiang-trials-deny-justice

BIELORUSSIA: PRESIDENTE NEGA LA GRAZIA
13 ottobre 2009: il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko non ha concesso la grazia al condannato a morte Vasily Yusepchuk, nonostante le pressioni interne ed internazionali in favore di quest’ultimo.
Yusepchuk, uno zingaro di 30 anni, verrà dunque giustiziato con un colpo di pistola alla testa, pratica rimasta invariata dai tempi dell’Unione sovietica, essendo stato riconosciuto colpevole di aver derubato e ucciso sei anziane donne.
I suoi avvocati difensori ed Amnesty International denunciano che l’uomo è stato costretto a confessare sotto tortura degli omicidi che in realtà non ha commesso.
In Bielorussia, il luogo e la data dell’esecuzione sono coperti dal segreto di Stato, così come il luogo dove verrà sepolto il corpo del giustiziato. Neanche i familiari potranno mai saperlo.
La madre di Yusepchuk, la 52enne Varvara, sa che le speranze di salvezza per il figlio sono svanite:
“E’ rimasto qualcuno cui interessi la sorte di uno zingaro analfabeta?”, chiede la donna.
Yusepchuk, nato in Ucraina e portato in Bielorussia all’età di 7 anni, non è un cittadino bielorusso e sua madre dice che l’etnia è stata decisiva nel suo caso.
“Non credo che mio figlio abbia ucciso qualcuno, credo invece che abbiano trovato uno zingaro indifeso ed analfabeta cui addossare la responsabilità degli omicidi”.
“Esami medici hanno documentato le percosse”, ha detto uno degli avvocati difensori, Igor Rabtsevich, che chiede “Come si può giustiziare un uomo quando sul caso ci sono così tanti dubbi?”
Per saperne di piu’ : http://blogs.mirror.co.uk/developing-world-stories/2009/10/belarus-execution-announced-on.html

MONGOLIA: GRAZIATO DAL PRESIDENTE
15 ottobre 2009: il Presidente della Mongolia Tsakhia Elbegdorj ha concesso la grazia al prigioniero Buuveibaatar, 33 anni, la cui condanna a morte è stata commutata in pena detentiva.
L’uomo era stato riconosciuto colpevole dell’omicidio, commesso nel gennaio 2008, del fidanzato della sua ex ragazza, tuttavia il padre di Buuveibaatar sostiene che l’uccisione sia avvenuta per legittima difesa.
La condanna capitale era stata emessa il 1° agosto 2008 dal Tribunale Distrettuale di Bayangol, nella capitale mongola Ulan Bator.
Il numero esatto delle condanne a morte, delle esecuzioni e dei prigionieri nel braccio della morte in Mongolia è coperto dal segreto di Stato.
Il 18 dicembre 2008 la Mongolia ha votato contro la risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Per saperne di piu’ : http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/good-news/mongolian-death-row-inmate-receives-pardon-20091015