Timonieri Precari e Partiti Co. Co. Co.

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L’esame di coscienza del dopo-elezioni nel Pd non lascia scampo: è il momento di una svolta. Una curva a gomito, parabolica, una chicane estrosa e severa, comunque una seria operazione di sterzo. Si doveva ancora uscire dallo sfascio iniziato con Veltroni e proseguito col segretario uscente, per cui benvenuto Bersani, dacci oggi il nostro pane quotidiano, e che sia fragrante di idee. Servono forza, decisione, equilibrio e coerenza col proprio ruolo di Opposizione. Il nuovo leader dovrà scacciare le nubi all’orizzonte e occuparsi della tempesta in atto, consolidando le alleanze e tamponando le fughe, con un occhio agli scandali da rotocalco. Primi nel disordine attuale i dissidenti Rutelliani. Già nelle pagine di “Lettera a Un Partito Mai Nato”, l’ex sindaco di Roma mostrava il muso lungo e puntava i piedi contro compagni poco graditi; Casini e l’UdC lo attendono a braccia aperte, inebriati dal profumo del vecchio, sano inciucio. Di Pietro, poi, è partito a razzo con l’attacco a Berlusconi, e vuole sapere se potrà contare sull’appoggio del Partito. Marrazzo? La sofferenza l’ha convinto a presentare le dimissioni. Il suo operato va molto al di là della vita privata, ricorda in una lettera, peccato per quei cachet da cinquemila euro e le relative auto blu, usati per le gite di piacere & pagati dai contribuenti. Dai trans alla transizione il salto è breve, e il Pd resta uno scapolo che preferisce farsi chiamare combattente per la libertà. È il prezzo da pagare al rinnovamento, secondo alcuni fini pensatori, quelli che a Firenze, tra abusi edilizi, scandali, soci occulti, varianti del Piano Regolatore pilotate ad personam, hanno lucrato per milioni di euro, dopo aver accusato i predecessori di conflitto d’interessi. Nessuno farà nomi, poiché la Quadra Progetti figura come unico responsabile, ma si apre un’altra pagina di Sinistra sul registro degli indagati. Il Governo sta a guardare, attonito e soddisfatto di quel guazzabuglio di umori, che garantisce al clan del Premier una stabilità consolidata, giorno per giorno, dalla precarietà degli avversari. I migliori auspici, perciò, al loro neoeletto condottiero, persona di buonsenso e d’esperienza: possa finalmente ricostruire una realtà che in Italia manca dai tempi di Berlinguer. Perché qui, tra Margherite, Radicali e illustri disorientati dalla poltrona, più che di una guida c’è bisogno di un navigatore.