ADDIO SIGNORA DELLA POESIA : Il ricordo di Alda Merini del nostro direttore

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Ricordero per sempre quel giorno passato insieme ad Alda Merini nella sua casa a Milano era il 31/ marzo 2006.

Andai li per una intervista, lei nonostante mi avesse dato un’appuntamento non si ricordava e subito non mi fece entrare.

Rimasi fuori seduto sui muretti dei Navigli per due ore, anhe i fiori che le avevo comprato non ne potevano piu. Poi riprovai.

Mi accolse  come si accoglie una persona che non si vede da tanto tempo. Alla fine non mi voleva far andare piu via. Ne usci con una intervista  dentro un nastro, che sbobinai senza cambiare una parola,  e tanta, tanta poesia nel cuore.  Alda, come mi disse lei di chiamarla dopo le prime domande era la poesia fatta a persona. Ogni suo gesto, ogni sua parola che diceva era poesia.  L’intervista ( che in suo onore riproponiamo  http://www.italoeuropeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=91&Itemid=149)  fu una delle mie interviste piu belle, se non la piu bella. Alda rispose alle domande con la genuinita di una bambina. Mi trovavo davanti a una delle principali poetesse del Novecento, eppure nel solito tempo era come se fossi davanti ad una signora anziana qualunque.

Ricordo ancora il caos della sua stanza. Lei si scuso dicendo che non era abituata a ricevere  visite a casa. Gli piaquero molto i fiori , li continuava a guardare e ad odorare mentre rispondeva alle mie domande. Se non la fermavo ogni risposta sarebbe durata piu di quaranta minuti.  Ricordo i muri imbrattiti di numeri telefonici, frammenti di testi di poesie, forse appuntati in fretta per non farli svanire, il pianoforte affogato da una montagna di libri e  tante tantissime foto sparse ovunque. 

Noi giornalisti, dobbiamo essere freddi davanti ad ogni circostanza, e raccontare e riportare cosa accade, ma li era impossibile rimanere freddi davanti a quegli occhi  profondi che solo guardarli si leggeva su di loro una poesia.

Ricordo che appeso ad una parete di camera sua, c’era una foto  che la ritraeva nuda sul letto, lo guarda e lei inizio a ridere e mi disse:” giovannotto, bella ragazza vero?” e ci facemmo una risata.

Una poetessa apprezzata, ma nello stesso tempo emarginata avvolte dimenticata, poteva e doveva entrare di diritto nei testi scolastici, la sua poesia originale a  mio avviso doveva essere piu in evidenza, presa in maggior considerazione. Ora che non c’e piu’ lascia la sua immpronta indelebile nella storia letteraria italia e come spesso accade nel nostro paese sarra rivalutata e amplificato ancora di piu il suo straordianario talento. 

Quanto mi sono cari tanti suoi versi, delicati, soffici come neme, pesanti come cannonate per i nostri cuori.  Alda Merini e’ riuscita a creare un linguaggio nuovo, inamico e surreale dando voce al suo dolore  intrno alla sua sofferenza di donna, alla sua solitudine.

Le parole che piu di tutte mi riecheggeranno nel cuore furono le ultime, quando mi alzai a fine intervista per andaremene, sulla parta mi prese per un braccio e mi disse: “ …. se ne va gia via?….. Rimanga ancora un po’ con me” . Non potei far altro che accontentarla.