RESPINGIAMO L’INSOSTENIBILE RIFORMA DELL’UNIVERSITA’

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Oggi siamo qui per prender parola a dispetto di chi credeva
che gli studenti e i precari sarebbero rimasti nel silenzio
o si sarebbero ritirati in disparte.
 Noi della Sapienza,
invece, abbiamo deciso di non renderci disponibili a
sopportare questa nuova, insostenibile riforma
dell’università, proposta pochi giorni fa dal Consiglio
dei Ministri.

Il disegno di legge sulla governance e sul reclutamento
colpisce direttamente il corpo vivo dell’università, gli
studenti, i ricercatori, i dottorandi e dismette
definitivamente l’università pubblica, così come
l’abbiamo conosciuta. Un’università che non vogliamo
difendere così com’è, ma che vogliamo continuare ad
arricchire con la nostra capacità di trasformazione
quotidiana.

Sul lato della governance, attraverso questa legge viene
stabilito l’ingresso nei consigli di amministrazione dei
privati e ridotto drasticamente il numero delle facoltà e
di conseguenza delle rappresentanze studentesche, con
l’obiettivo di costituire dei poli di specializzazione
scientifica, a cui non corrisponde però alcun progetto dal
punto di vista della mobilità reale degli studenti, che
per noi significa trasporti, casa e servizi.

La retorica del merito e del debito diventa il discorso
dominante attraverso cui viene riorientato il sistema
formativo, dalla didattica alla ricerca, e che ha come dura
ricaduta materiale la massiccia introduzione del prestito
d’onore, ovvero dell’indebitamento individuale per sostenere
i costi dello studio. Noi crediamo che il debito, in quanto
condizionamento sulle scelte rispetto alla formazione e alla
vita, non sia affatto un premio, ma una punizione
generalizzata, da respingere immediatamente. Il governo
vorrebbe introdurre un modello di cui abbiamo già
sperimentato il drammatico fallimento, avendo acceso la
miccia della crisi globale.

Sul lato del reclutamento, invece, il Ministro Gelmini
immagina di sopprimere definitivamente la figura del
ricercatore a vita, per sostituirla con quella del
ricercatore a contratto, che dopo sei anni potrebbe, forse,
essere assunto, tramite dei concorsi, la cui condotta
feudale resta uguale a quella che fin’ora abbiamo
conosciuto.

Una riforma quindi che cambia tutto per lasciare tutto
immutato: dalla precarizzazione selvaggia della ricerca,
alla dequalificazione completa della didattica, dalla
permanenza dei meccanismi baronali alla totale carenza di
mezzi adeguati per l’innovazione.

Crediamo che una riforma immaginata a misura dei tagli, anzi
come una loro diretta conseguenza e razionalizzazione, sia
insensata e pericolosa. Il governo pretenderebbe scaricare
così i costi della crisi sulle spalle degli studenti e
delle loro famiglie, per tentare di coprire l’assoluta
assenza di politiche sociali ed economiche all’altezza delle
urgenze del presente. Senza soldi, senza finanziamenti
all’università e con scarse prospettive per la ricerca,
nessuna riforma è possibile!!

Noi studenti e precari che rendiamo possibile l’esistenza
dell’università non siamo stati consultati da nessuno! La
Gelmini continua, da più di un anno, ad ignorare le
esigenze reali del mondo della formazione, un comportamento
davvero immeritevole per un Ministro!

LA GELMINI NON CI MERITA!