IN DIRETTA da Copenhagen_Il Climate Collective e il CJA

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Copenhagen_  All’altro capo della città rispetto al Bella Center, dove si svolge la conferenza ufficiale, e piuttosto lontano anche dal Klimaforum, il summit parallelo gestito dalle ONG e da varie associazioni civili, il lavoro sotterraneo e certosino dei network di attivisti non si ferma.

Ha avuto luogo ieri sera la prima importante riunione delle due principali organizzazioni che nei prossimi giorni hanno in agenda una serie di manifestazioni e azioni per epater les bourgeoises chiusi nelle sale conferenziali a discutere i destini del pianeta.

Il Climate Collective e il CJA- Climate Justice Action – si sono infatti incontrati in uno degli androni di periferia concessigli dal comune dopo lunghe trattative per ospitare gli azionisti provenienti dal resto d’Europa. Ad unire le due associazioni sono, oltre a una forte presa di posizione anticapitalista e un senso di cooperazione improntata al rispetto e alla fiducia delle reciproche differenze ideologiche, la richiesta di soluzioni reali alla fine del summit e l’esigenza di portare azioni concrete durante lo svolgimento delle riunioni.

Organizzate secondo un principio orizzontale piuttosto che gerarchico, le riunioni che si tengono tutte le sere servono a coordinare i numerosi azionisti che in queste ora stanno arrivando a Copenhagen per unirsi alla protesta. Protesta che, a giudicare da quanto emerso dalla riunione di ieri, sarà insistente e determinata.

Istruzioni per l’uso alla mano, una ragazza ha infatti provveduto per prima cosa a dare informazioni dettagliate sul comportamento da tenere in caso di fermo e perquisizione da parte della polizia, che in questi giorni pattuglia con grandi numeri la città. Non opporre resistenza, non seguire i poliziotti in luoghi appartati senza conoscerne la ragione, non dare il permesso di controllare il proprio computer o cellulare.

Fatte le raccomandazioni del caso, i ragazzi di CJA e Climate Collective passano ad illustrare le azioni in programma. Domani 11 dicembre ad inaugurare la lunga serie sarà “Don’t buy the lie”, un lungo corteo che dal porto mirerà ad andare verso gli uffici delle centrali eoliche le quali, secondo gli azionisti, saranno oggetto di speculazione in sede di summit. Al grido di “Our climate not your business”- Il nostro clima non il vostro interesse – i manifestanti punteranno alle sedi ufficiali dove si svolge la conferenza.

Alla ricerca di mezzi alternativi di protesta, che tentino anche di conciliare l’aspetto duro con uno più ludico, è stato pensato un raduno di biciclette che, in stile “critical mass”, bloccherà alcuni tratti dell’autostrada per ricordare a tutti che il mezzo di trasporto ecologicamente corretto per eccellenza è la bicicletta e non l’automobile.

Una grande manifestazione, alla quale parteciperanno anche altri movimenti e associazioni come Action Aid e varie ONG, si terrà sabato pomeriggio con il titolo “System Change not Climate Change”. Il corteo si muoverà da Christiansborg, sede del parlamento danese, direttamente a Bella Center, dove tenterà di superare l’opposizione della polizia e di incontrare una delegazione dei partecipanti al summit ufficiale. “Non pensiamo di essere soli qua fuori ad essere scontenti di come i negoziati stanno andando avanti. Ci sono tanti rappresentanti, specialmente dei paesi in via di sviluppo, che seguono le faccende ufficiali da anni e che sarebbero molto contenti di portare all’attenzione delle Nazioni Unite le nostre richieste”, dice una delle responsabili della manifestazione.

Una lunga serie di iniziative come queste sarà realizzata a catena nel corso dei prossimi giorni fino alla fine  della conferenza , nella speranza di forzare, non soltanto fisicamente, i confini che separano le decisioni di stato dalle esigenze quotidiane dei singoli individui.

Viola Caon