IL FONDAMENTO DEL RISPETTO DELL’ALTRO SECONDO BENEDETTO XVI: tener fede alle promesse battesimali

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C’è un monito, lanciato ieri da Papa Benedetto XVI, che poco è stato sottolineato dai media, concentratisi per lo più sulle parole del Santo Padre -pronunciate subito dopo l’Angelus- sul tema dell’immigrazione.


Vero è che l’appello del Pontefice, conriferimento a quest’ultimo argomento, rivesta un ruolo di spicco non solo sulpiano della fede cristiana, bensì  – efondamentalmente- su quello umano, sociale e civile, affrontando argomentiquali i “diritti e doveri” dei migranti e il pericolo del lorosfruttamento, la cui “tentazione” è più’ facile nell’ambito del lavoro edelle “condizioni concrete di vita”.

Ma è altrettanto innegabile che, per quanti siprofessino cristiani,  solo “dalBattesimo deriva anche un modello di società: quella dei fratelli. Lafraternità non si può stabilire mediante un’ideologia, tanto meno per decretodi un qualsiasi potere costituito. Ci si riconosce fratelli a partire dall’umilema profonda consapevolezza del proprio essere figli dell’unico Padre celeste”.

Benedetto XVI ha rivolto queste parole fortiai fedeli riuniti in Piazza San Pietro e all’umanità in ascolto, poco primadella preghiera mariana delle 12.00, ribadendo quanto già affermato, poche oreprima, nel corso della Santa Messa celebrata nella Cappella Sistina dove sonostati battezzati 14 bambini.

A fronte di una società sempre piùsecolarizzata, ma nella quale si conserva ancora -quasi per “tradizione”-l’usanza di battezzare i propri figli in Chiesa, pur non essendo “genitoricattolici praticanti”, il Papa ha ribadito ancora una volta comel’amministrazione di questo sacramento non sia solo “affare privato” delsingolo che lo riceva, ma si collochi in una dimensione “collettiva” cherichiede impegno e partecipazione attiva da parte di quanti siano chiamati a “educarli nella fede”.

Le parole del rito suggeriscono che, inqualche modo, la professione di fede e la rinuncia al peccato di genitori,padrini e madrine rappresentano la premessa necessaria perché la Chiesaconferisca il Battesimo ai loro bambini”: queste le parole echeggiate nellasplendida Cappella dalla volta michelangiolesca.

Già nel volume “Introduzione alCristianesimo”, l’allora Card. Ratzinger affermava -analizzando il Credoutilizzato nella liturgia battesimale (in forma di triplice domanda erisposta)- che “la fede ci viene prefigurata per quello che in realtà è: unaconversione, una svolta dell’esistenza, un cambiamento dell’essere”.

Solo da un cuore “trasformato”, aperto allaParola, può nascere la capacità di educare gli altri alla fede. Un impegno nonda poco, dunque, quello che il Papa ha rammentato a genitori, padrini e madrinenon solo presenti ieri in Vaticano, ma in tutto il globo terrestre, ricordandoloro come “dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e latestimonianza della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possarisplendere in questo nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre deldubbio, e recare la luce del Vangelo che è vita e speranza”.

L’impegno concreto “a vivere in questomondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”, diventa allora il collantetra quanto ascoltato nella Cappella Sistina e quanto udito in Piazza SanPietro: “grazie allo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, abbiamo in sorteil dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e da fratelli, per essere comelievito di un’umanità nuova, solidale e ricca di pace e di speranza”.

Il rispetto del fratello – “differenteper provenienza, cultura, e tradizioni” -che ci è accanto, passanecessariamente, per un cristiano, dal rispetto delle promesse battesimali.

 

 

Maria Rattà 11 gennaio 2010