L’inquinamento non quello di una volta. Nei decenni scorsi era dovuto soprattutto all’anidride solforosa e ai particolati di maggiori dimensioni prodotti dalla combustione di carboni e derivati petroliferi. «Oggi lo smog, in particolare nelle grandi città, è dovuto prevalentemente alle polveri sottili, ossia ai cosiddetti particolati di dimensioni molto piccole», spiega Alessandro Fiocchi, primario pediatra e allergologo alla Macedonio Melloni di Milano e presidente del Quinto meeting internazionale di allergologia pediatrica, in corso a Milano. Fiocchi ricorda che questo microparticolato passa attraverso il filtro nasale e raggiunge le vie respiratorie più piccole, nel profondo dei polmoni. «Qui altera il funzionamento della mucosa bronchiale e favorisce le bronchiti e bronchioliti, oggi molto diffuse nei bambini». I bambini in età scolare soffrono mediamente di tre infezioni respiratorie l’anno, in alcuni casi anche fino a otto. Il lamento di molte mamme, “mio figlio ha sempre la tosse e la febbre”, è quindi reale e si spiega proprio in questo cambiamento dell’inquinamento urbano. Nel 1957 il biossido di zolfo (o anidride solforosa) superava a Milano i 1.800 microgrammi/m3, nel 1977 era a quota 700, oggi è intorno a qualche microgrammo. Il particolato, di cui il famigerato PM10 costituisce in città quasi l’80%, pur in diminuzione, rappresenta oggi il pericolo principale ed è causa del considerevole aumento delle forme respiratorie infiammatorie e allergiche nei bambini. «Ciò è dovuto anche a una maggiore predisposizione dei bambini a questi disturbi — precisa Fiocchi — per cause estranee all’inquinamento. In generale i bambini hanno un sistema immunitario non ancora sviluppato, che si completa con l’adolescenza. In altre parole, un terreno più facile in cui freddo, batteri e virus, grazie anche ai micro-danni provocati dalle polveri sottili, possono indurre l’infiammazione». I rimedi sono essenzialmente due. Ridurre lo smog: «Una competenza di politici e tecnici», dice Fiocchi. Correggere il lieve immunodeficit con composti capaci di rinforzare le difese immunitarie. Esistono, infatti, immunomodulatori ribosomiali che stimolano la risposta anticorpale aspecifica, ossia aumentano il numero di anticorpi deputati a difendere i polmoni verso qualsiasi agente estraneo: «In questo modo possiamo dare un contributo importante — conclude Fiocchi — nella prevenzione di tante infezioni respiratorie che colpiscono i nostri bambini, in particolare nella stagione fredda». Il ciclo di trattamento con l’immunomodulatore ribosomiale (Immucytal®, Pierre Fabre Pharma) prevede 3 settimane di terapia d’attacco, seguito da richiami che possono essere protratti per tutta la stagione fredda. Il farmaco è formulato a partire da frammenti di cellule dei batteri più comunemente coinvolti nelle complicanze gravi delle infezioni respiratorie: il processo produttivo rende del tutto inattivi i batteri, ma ne conserva la capacità di stimolare la risposta immunitaria.