EUROPA: Le sfide del nuovo anno

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Con il cambio di decennio comincia una nuova fase per l’Unione europea e le sue istituzioni. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona ha chiuso la lunga e tortuosa fase di rinnovamento istituzionale che di fatto si era aperta a Nizza proprio un decennio fa.

Tra poche settimane diventerà operativa la nuova Commissione (sono in corso le audizioni al Parlamento europeo dei singoli Commissari), che avrà lo stesso presidente, Barroso, ma nuove e rafforzate competenze, dettate dal Trattato. La novità principale riguarda le relazioni esterne nella persona di Lady Ashton, vice presidente dell’esecutivo e Alto Rappresentante per le relazioni esterne o, per meglio dire, Ministra degli Esteri dell’Unione Europa. Conclusa la fase istituzionale, quella celebrativa (i 50 anni dei Trattati di Roma, i venti dalla caduta del muro) e quella di rinnovo delle cariche (la Commissione e il Parlamento eletto nell’estate scorsa), è tempo di rimboccarsi le maniche, perché le sfide sono molte ed enormi. La crisi, il percorso duro verso la ripresa, i dossier chiusi male prima di Natale ma che restano di estrema attualità (il riferimento a Copenaghen è ovvio), un nuovo modello economico più sostenibile ancora da disegnare, un’azione più forte e coesa su temi come l’immigrazione, la giustizia, i diritti, le relazioni con i partner esterni, dal commercio allo sviluppo fino all’aiuto umanitario.Un’Unione forte è più che mai necessaria, pena il definitivo accantonamento del Vecchio Continente, dei suoi valori e dei suoi interessi, fuori dalla stanza dei bottoni globale. Le istituzioni disegnate dal Trattato sono chiamate a svolgere pienamente il loro ruolo, con un entusiasmo che vada anche oltre i limiti che caratterizzano i soliti compromessi. Il Presidente del Consiglio deve farsi sentire e impedire i soliti scivoloni che, soprattutto negli anni più recenti, hanno caratterizzato i girotondi tra le più o meno deboli presidenze semestrali. La “Ministra degli Esteri” deve rafforzare il Servizio Esterno con il sostegno convinto delle 27 diplomazie nazionali. La Commissione e il suo Presidente devono tenere fede agli impegni per costruire un nuovo modello economico che porti crescita e sviluppo ma che rafforzi anche la tutela del pianeta da una parte, e i diritti sociali, delle persone e dei lavoratori. Il Parlamento europeo, vero soggetto attivo e forte secondo il Trattato, deve sostenere tutti questi sforzi e avvicinarli alla realtà di tutti i 500 milioni di cittadini europei.