Il Trattato di Lisbona – fine o inizio dell’integrazione europea?

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 Quando il 3 novembre scorso il Presidente ceco Vaclav Klaus ha annunciato di aver firmato l’atto di ratifica con cui Praga aderiva al Trattato di Lisbona, tutti noi ci siamo sentiti sollevati.  Tale sensazione non era effimera ma derivava dalla certezza che la riforma così attesa e necessaria delle istituzioni europee non aveva più ostacoli davanti a sé.La strada che ha portato a questo risultato è stata lunga e tortuosa. In realtà, l’entrata in vigore del Trattato segna la fine non solo del processo di riforma delle istituzioni avviato con il mandato del Consiglio europeo del giugno 2007 a convocare una Conferenza intergovernativa ma anche il completamento – certo con una forma assai diversa da quella inizialmente voluta ma con contenuti pressoché invariati – di quello che l’Ambasciatore Rocco Cangelosi definisce nel suo saggio fresco di stampa “il ventennio costituzionale dell’Unione europea”.Più in particolare, questo periodo di riferimento può essere compreso tra il 1985 e il 2005, ovvero dall’approvazione della prima grande riforma delle Comunità europee ai referendum francese e olandese che decretarono la fine del Trattato di Lisbona che istituiva una Costituzione per l’Europa, ed esteso al nuovo impeto riformatore che ha portato poi all’approvazione e all’entrata in vigore del testo su cui oggi poggia la nostra Unione.Eventi cruciali e conquiste importanti hanno arricchito l’esperienza storica del Vecchio continente e riempito di contenuto l’aggettivo “europeo”. Ho in mente, certamente, la nascita del grande Mercato unico nel periodo 1985-1992, grazie al ruolo pressoché rivoluzionario di un uomo di lungimiranza e spirito europeo più unici che rari, Jacques Delors. La Commissione da lui presieduta, infatti, seppe dare forma all’integrazione europea attraverso il raggiungimento degli obiettivi del Libro bianco che hanno fatto dell’Europa quello che oggi è: uno spazio in cui la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali non sono un concetto o un obiettivo ma una realtà.Tra gli eventi da annoverare in questo periodo decisivo c’è, senza dubbio, anche la caduta del Muro di Berlino del 1989 e la conseguente affermazione delle nuove democrazie dell’Est che da lì a poco avrebbero legittimamente aspirato a confluire nella grande casa europea. Qui è anche il caso di menzionare che nel momento di una metamorfosi storica completa, l’Europa aveva fatto un altro passo importante della propria integrazione attraverso i Trattati di Maastricht e Amsterdam che istituivano e rafforzavano l’Unione europea. In diretto collegamento con quanto sopra inizia il processo di allargamento a est e a sud che porterà alla necessità di riformare gli assetti e approfondire le politiche dell’Unione.Purtroppo i primi due tentativi in questo senso non sono stati del tutto efficaci. Il primo, quello del Trattato di Nizza, per l’impossibilità di raggiungere il necessario consenso politico. Il secondo, attraverso il fallito progetto di Costituzione, a causa dei due referendum negativi in Francia e Olanda.L’Europa a 27 (e domani forse a 30 e più) doveva però essere preparata ed equipaggiata per affrontare le sfide del XXI secolo che difatti non hanno tardato ad arrivare: la crisi economica, lo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici. Ne è conseguita la necessità di portare a termine questo processo, rischiando talvolta di rinunciare a qualche elemento che avrebbe forse rafforzato il sentimento della comune identità europea.Ecco quindi brevemente le recenti tappe che hanno portato al Trattato di Lisbona• giugno 2007: mandato del Consiglio europeo per una Conferenza intergovernativa diretta a modificare i trattati vigenti• luglio-ottobre 2007: Conferenza intergovernativa• Approvazione del trattato nel Consiglio europeo informale del 18 e 19 ottobre 2007• 12 dicembre 2007: i presidenti del Parlamento europeo (PE), del Consiglio e della Commissione proclamano la Carta dei diritti fondamentali• 13 dicembre 2007: firma del nuovo trattato di Lisbona• dicembre 2007 – novembre 2009: procedure di ratifica in tutti e 27 gli Stati membri• 1° dicembre 2009: entrata in vigore del trattatoSi può dire che dal punto di vista giuridico e politico due sono le principali dimensioni di cambiamento contemplate dal Trattato. La prima è quella della forma e la seconda è quella dei contenuti. Per quanto riguarda gli aspetti formali, si può dire che il Trattato va decisamente in una direzione, già anticipata nel passato, che è quella della semplificazione della base giuridica e normativa. La seconda dimensione, invece, è definita da un sostanziale rafforzamento degli aspetti democratici dell’Unione, un potenziamento e chiarificazione dei processi decisionali e delle competenze che i vari attori istituzionali hanno, così come il consolidamento della capacità di intervento dell’Unione in campi decisivi quali la dimensione economica e sociale, l’energia e i cambiamenti climatici, la giustizia e gli affari interni e la politica estera e di sicurezza. In più, si è in presenza di un’innovazione quale il riconoscimento esplicito dei principi democratici dell’Unione e dei diritti individuali dei suoi cittadini.Il Trattato di Lisbona modifica i preesistenti Trattati senza tuttavia sostituirli. In effetti, per usare la terminologia giuridica, esso si materializza quale “uno strumento di revisione” di convenzioni già pattuite. Il suo titolo è: “Trattato che modifica il Trattato sull’Unione europea (TUE) e Trattato che istituisce la Comunità europea”. E’ opinione di molti che ricorrendo alla semplice revisione si è voluto marcare una netta differenza sul piano della struttura tra il nuovo testo e quello del cosiddetto Trattato costituzionale per ragioni eminentemente politiche. Tuttavia una importante novità e razionalizzazione c’è e si tratta della trasformazione del Trattato sulla Comunità europea (TCE) in Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Così, oltre che la sostituzione integrale della prima con la seconda, si arriva a definire quelle che, secondo Gian Luigi Tosato, si configurano come due livelli di Trattati. Generalizzando, si può quindi dire che mentre il TUE contiene i principi e le norme fondamentali, stabilisce i valori e gli obiettivi, le competenze e i rapporti tra istituzioni UE e queste ultime e i cittadini, il TFUE detta le regole di funzionamento dei vari organi e delle politiche comuni. Anche se entrambi godono della medesima forza giuridica, la differenza scaturisce non solo dai contenuti ma anche dal fatto che nel caso del TFUE è prevista una procedura semplice di revisione, non ricorrendo cioè alla Conferenza inter-governativa (CIG).L’altra notevole novità è sancita dalla fusione tra l’Unione europea e la Comunità europea (la seconda viene in pratica assorbita dalla prima) a beneficio di una maggior chiarezza e semplificazione, superando in tal modo l’ambiguo dualismo tra le due nonché l’architettura “a tre pilastri” o “a tempio greco” introdotta a Maastricht.