Si vede solo ciò che si cerca, per Wolfflin, ma si cerca solo quanto si può vedere. Nel pozzo senza fondo degli sprechi di Stato nessuno si cura di indagare a fondo, per non incorniciare nel valore cromatico anche la luce del soqquadro. La grammatica dei colori prevede tinte lugubri per quest’ultimo, e non è bene darle in pasto ai cittadini in modo integrale: nell’indigestione di coscienza, il rischio equivale a una pena. Amara, per chi vede a rischio i propri privilegi. Dietro al paravento dei controlli a tappeto, delle ispezioni, c’è un’inconsistenza di maniera, che da sessant’anni chiude un occhio su qualunque cosa. Stipendi faraonici di uscieri e portacarte, miliardi sottratti alla popolazione per finanziare progetti inverosimili, ecomostri, autostrade verso il Nulla, e poi riscaldamenti, luci, computers, viaggi, carte di credito regionali provinciali comunali distrettuali across the world, incentivi alle aziende compiacenti, onorevoli overdose di gruppo e pornolibagioni. Ai tempi dello sbando fascista c’era la cuoca del professor Francesco, archiatra pontificio, addetta agli spuntini del Duce, e per gli “incontri” un appartamento trasformato in garçonnière, in via degli Astalli, che testimoniava tra nastri e giarrettiere, le imprese del suo inquilino occasionale; oggi fioriscono altri lidi, più marginali o più evidenti, laddove ancora una volta si chiudono gli occhi. Appartamenti di lusso a tariffe di favore, precedenze di casta e ingerenze di chi interviene a destra, protegge a sinistra, minaccia in alto, intriga in basso, e mangia in tutti e quattro i punti cardinali. La macchina pubblica del Bel Paese brucia in un mese le stesse risorse che l’Europa (dis)unita si fuma, non senza impegno, in un semestre. Non servirebbe neppure scomodare il passato, ma la memoria storica aiuta a spiegare le ombre del presente, dalle eccellenti consegne alle spanciate di ossequio. Un leghista ha definito il tricolore uno straccetto senza valore, massonico e piduista, e secondo il fu maestà Montanelli l’Italia è una mantenuta costosa e scostumata, perché ha la presunzione della cultura che non sa più nutrire. Abbiamo più obesi di corpo che di spirito, ed è un segno sufficiente per farci riflettere prima che commuovere. Dalla svendita delle aziende trainanti ai finanziamenti occulti, c’è molto da salvare della terra in cui Goethe vedeva fiorire i limoni, e molto altro da epurare, per non continuare ad essere il posto dove un disoccupato dà in subappalto un marciapiede.