In Italia si vota con il telecomando

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 Secondo un rapporto del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) per le elezioni provinciali, comunali ed europee del 2009 il 69,3% degli italiani si è affidato ai telegiornali per formarsi un’opinione sull’offerta politica e decidere a chi dare il proprio voto.

 Questa percentuale di telespettatori incalliti è formata in gran parte da meno istruiti (76%), pensionati (78,7%) e casalinghe (74,1%).La televisione occupa anche il secondo posto, ma si parla stavolta di “programmi giornalistici di approfondimento” che hanno istruito il 30% degli aventi diritto al voto. Il 25,4% degli elettori ha prediletto invece la carta stampata mentre solo il 2,3% si è collegato a siti dei partiti. Quest’ultima percentuale ha visto un incremento tra gli studenti, il 7,5% dei quali ha infatti consultato la rete.

 Sette persone su dieci in Italia scelgono come esercitare il proprio diritto di voto ascoltando commenti a caldo, batti e ribatti, insinuazioni, offese, proteste, burle e baruffe. In testa parole, visi corrugati e microfoni puntati a registrare risposte collaudate e davanti agli occhi fogli colorati con disegni e paroloni come “libertà” e “democrazia”, sette persone su dieci hanno crocettato simboli senza probabilmente avere un quadro completo della situazione.

Quante volte i telegiornali elencano i punti di un programma di partito? Quante volte in una puntata di “Porta a Porta” o “Matrix” si parla di fatti e di azioni concrete in un linguaggio, per altro, comprensibile ai più?Tra plastici, campanelli, gossip e sorrisi in camera, raramente rimane tempo per un dibattito costruttivo e, quando capita, la voce si alza, il pubblico rumoreggia e pubblicità come morfina a placare le sinapsi del pubblico (a seconda dei casi) pagante.Piccola parentesi, il canone RAI del 2010 è salito a 109 euro, 1,50 euro in più rispetto al 2009.

La televisione è sicuramente ancora il medium dominante (96,4% di utenti complessivi), ma quando si tratta di prendere decisioni importanti non è in grado di fornire elementi sufficienti per una scelta oculata.Il tubo catodico è un mezzo immediato: intrattiene, fa compagnia, diverte, fa discutere, ma è difficile che riesca ad informare come la carta stampata o, meglio ancora, internet.

L’elettrodomestico parla e l’utente non può fare altro che ascoltare. Non c’è interattività, non c’è scambio di opinione e di idee e non c’è sicuramente tempo per un’esposizione esauriente di un programma politico, ammesso e non concesso che tutti i partiti ne abbiamo uno.

Proviamo ora a dare uno sguardo alla situazione.Partiamo dai canali pubblici premettendo che il Cda della RAI è eletto dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza (sette membri) e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (due membri). Il Tg1 di Minzolini con i suoi editoriali (vedi quello contro la manifestazione per la libertà di stampa dello scorso ottobre ed il recente in difesa di Bertolaso) e le mezze notizie (vicenda Cosentino) ha dimostrato più volte di non poter essere definito imparziale nonostante sia spesso il più seguito dagli italiani. Il Tg2 non si è mai distinto per il suo essere al di sopra delle parti mentre il Tg3, ora diretto da Bianca Berlinguer, ha rischiato di passare nelle mani di Enrico Mentana. Le tre reti Mediaset sappiamo invece tutti da che parte stiano e che tipo di informazione possano offrire all’utente: il Tg4 si espone palesemente, il Tg5 disinforma con una punta di professionalità ed Italia 1, se non erro, non ha un vero e proprio Tg.

La televisione parla con una quantità molto limitata di voci che, per altro, sembrano voler imporre l’ignoranza e la disinformazione come in un Grande Fratello Orwelliano che plasma linguaggio e notizia perché, si sa, un cittadino adeguatamente informato è potenzialmente pericoloso.

Al contrario il web parla con una quantità infinita di voci ognuna con lo stesso peso e finchè la Carlucci con il suo disegno di legge non riesce a censurarlo, è l’alternativa. Internet è una immensa fonte di informazioni in cui l’utente ha potere: può chiedere, discutere e disapprovare facendo sentire la propria voce.Tra forum, blog e fonti ufficiose bisogna sapere di chi fidarsi, ma la scelta è indubbiamente più che vasta.

L’invito è a prendere coscienza di ciò che facciamo scegliendo canali di informazione puliti. Essere cittadini informati è un diritto ma anche e soprattutto un dovere. Oggi non siamo più costretti a restare in poltrona con il telecomando in mano aspettando che qualcuno scelga cosa dirci e come dircelo. Oggi possiamo attivarci per selezionare il tipo di informazione che più ci sembra soddisfacente, trovare tutto ciò che ci serve ed attuare le nostre scelte, soprattutto quelle più importanti, come cittadini davvero informati. Il potenziale c’è, basta sfruttarlo, basta un click.