D’Alema e le sfide della sinistra di scena alla London School of Economics.

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 LONDRA- Inizia tra applausi e convenevoli la visita dell’ ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, alla London School of Economics di Londra.Tema del dibattito: il futuro della sinistra europea di fronte alle sfide del nuovo millenio.

  A fare da moderatore il giornalista del Financial Times John Lloyd con l’introduzione affidata a Jonathan Hopkin, senior lecturer di Politiche comparate presso LSE.Hopkin sottolinea in 3 punti l’attuale situazione della sinistra in Europa: i partiti di centro sinistra hanno perso le elezioni nei principali Paesi di riferimento, le uniche eccezioni, Spagna e Inghilterra, vivono la peggiore crisi degli ultimi decenni e sia Zapatero sia Gordon Brown, cederanno con ogni probabilita’ il passo alla fine del mandato. Le stesse istituzioni legate al concetto di welfare e redistribuzione del benessere scricchiolano di fronte alla profonda crisi mondiale che ha portato a un ulteriore inasprimento del concetto di benessere individualistico ma sopratutto aumenta il divario non solo tra Nord e Sud del mondo, ma anche tra ricchi e poveri negli stessi stati nazionali.

S6301400.JPGfoto. D. Franchi italoeuropeo

D’Alema prende la parola, si scusa per le sue carenze con la lingua ricordando simpaticamente quando anche il Financial Times rimarco’ che addirittura, l’allora Ministro degli esteri italiano, non parlasse l’inglese. Inizia cosi’ a leggere in inglese un lungo discorso sull’eredita’ dei valori socialdemocratici, sulle vittorie e le sconfitte degli ultimi decenni, per poi parlare delle sfide del futuro. La sinistra che ha perso il proprio ruolo chiave nello scenario politico internazionale proprio nel momento in cui avrebbe potuto affermarsi di fronte al crollo del sistema deregolarizzato della finanza creativa. La sinistra in Europa che, di fronte ai grandi mutamenti mondiali, appare ferma. E’ nel vecchio continente che si vanno affermando nuove idelogie basate sul nazionalismo esasperato, su correnti politiche talvolta apertamente razziste, sull’uso politico della religione. I partiti di destra in Europa che illudono la working class promuovendo barriere e misure protezionistiche che non fanno che acuire il divario tra ricchi e poveri.Un appunto anche sull’Italia, dove mentre la classe dirigente segna valori positivi di crescita, la classe media stagna da anni. Infine la soluzione: l’idea di crescita basata sulla conoscenza, l’innovazione tecnologica e le green tecnologies.

 S6301401.JPGfoto.D.franchi italoeuropeo

La cultura collettiva e condivisa come risposta all’individualismo esasperato.Concluso il discorso, D’Alema si rende disponibile alle domande della platea focalizzate esclusivamente sulla politica italiana. In ordine sparso arrivano alcune domande molto provocatorie avanzate da membri del “popolo viola” che lo spingono a rispondere in italiano. In particolare spiega perche’ non sia stata fatta a suo tempo una legge sul conflitto di interesse, sottolineando come questa scelta non fosse il frutto della bicamerale e aggiunge “Berlusconi avrebbe consegnato le proprie aziende ai figli dichiarando a reti unificate che i comunisti lo avevano costretto ad abbandonare il lavoro di una vita e accattivandosi ulteriori simpatie e voti”. Qualcuno dal pubblico lo accusa di aver avuto una carriera politica “fallimentare” e lamenta i mancati spazi politici per i giovani , lui sorride con malcelato disappunto e afferma: “Non sono venuto a discutere della mia carriera, sono stato ministro e presidente del consiglio, ho vinto le elezioni 2 volte, mi sembra un discreto successo”.Alla fine gli organizzatori mettono a tacere le polemiche e un D’Alema velatamente contrariato lascia la sala tra gli applausi di rito.

 

Foto1 :LSE – Italian Society