Ancora qualche domanda ad Andrea Riscassi…

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ANNA E’ VIVA – STORIA DI ANNA POLITKOVSKAJA, UNA GIORNALISTA NON RIEDUCABILE
Scritto da Giorgia De Osti   
mercoledì 20 gennaio 2010
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Continua qui l’intervista ad Andrea Riscassi sul suo libro "Anna è viva".


Anna è viva – storia di Anna Politkovskaja, una giornalista non rieducabile è una delle poche pubblicazioni completamente italiane che contribuiscono a mantenere vivo il ricordo della giornalista Anna Politkovskaja. Questa piacevole ed interessante lettura, edita dalla case editrice Sonda, lo fa con professionalità, passione e dimostra in ogni pagina di essere il frutto di una attenta ed accuratissima ricerca.

Non mi dilungo oltre e lascio che sia il suo autore a parlarne affinchè il lettore possa apprezzare completamente questo riuscitissimo tentativo made in italy di scavare nel silenzio che circonda il giornalismo russo. 

D: Ci racconti la storia di questo libro: le ricerche realizzate, le difficoltà incontrate, le delusioni (se ci sono state), gli obiettivi prefissati e raggiunti.   

A.R: Beh, le difficoltà sono state molte nella realizzazione del libro. La prima delle quali è che non conosco il russo e quindi mi sono dovuto basare su traduzioni. È vero però che, quando era in vita, i libri di Anna erano pubblicati all’estero, quindi già tradotti. La soddisfazione è di aver intensamente desiderato che la Politkovskaja venisse ricordata al Giardino dei Giusti di Milano e di aver dato il mio contributo perché ciò succedesse. 

D: Nel suo libro definisce Anna Politkovskaja “una sincera democratica”, in quanto sebbene desiderasse che il suo paese fosse una democrazia parlamentare affermava che la Russia non sarebbe mai potuta essere uno stato democratico. Ad oggi con Dmitrij Medvedev al potere, definito da alcuni “uomo nuovo” e da altri semplice esecutore del volere di Putin, si può pensare ad un cambiamento di rotta verso la democrazia? 

A.R: Non ho fiducia in Medvedev. Cambierò idea quando toglierà Kadyrov dalla presidenza della Cecenia. 

D: Nel Suo libro dedica un capitolo alle donne, ponendo l’attenzione su un fenomeno dilagante in Cecenia: quello delle donne kamikaze che non si uccidono alla ricerca della santità ma perché costrette a farsi giustizia da sole. Cosa ci può dire in più a riguardo? 

A.R: Le donne sono le vittime di tutte le guerre. Rimangono a casa mentre i maschi vanno alla battaglia, si occupano della casa e della famiglia, spesso vengono violentate dalla soldataglia. Se ci fossero più donne al potere sono convinto ci sarebbero meno conflitti armati. Pensano prima di agire le donne, in linea di massima. E hanno di solito metodi meno violenti per dirimere i conflitti. Le donne kamikaze sono purtroppo vittime di un sistema che le vede vedove, orfane, con fratelli morti o scomparsi. E che vedono nel farsi esplodere un modo per reagire a questa perdita di tutti i punti di riferimento. Tristissima “uscita di sicurezza”. 

D: Spesso la Politkovskaja se la prendeva con l’apatia dei suoi connazionali che non hanno mai mosso un dito perché la situazione potesse cambiare. Secondo il suo parere la protesta del popolo potrebbe davvero muovere qualcosa? E soprattutto, i cittadini saranno mai disposti ad imporsi contro il potere o la paura di essere liberi e l’abitudine alla realtà attuale sono così radicate da impedirlo?

A.R: L’ignavia è il principale difetto di molti popoli. Anche in Italia il fascismo andò avanti tranquillamente anche dopo l’omicidio Matteotti. In Russia pochissimi hanno protestato per l’arrivo al potere di un uomo del Kgb o per le guerre in Cecenia. La storia può spiegare certi atteggiamenti. Ma non può giustificarli, a mio avviso. Anna in sostanza se la prendeva coi connazionali che a pochi anni di distanza accettavano di tornare verso una sorta di regime sovietico senza battere ciglio, anzi quasi contenti di ciò. Per questo la sua figura è più apprezzata all’estero che in Russia. Quando abbiamo ospitato la figlia Vera al Circolo della stampa di Milano lei si è detta stupita dall’interesse suscitato all’estero da quel che sua madre ha rappresentato. A Mosca non ci sono alberi o targhe che ricordano il suo sacrificio. Penso che ciò sia da imputare al fatto che la propaganda l’ha dipinta come una pazza filo-cecena, amica dei terroristi. E questa menzogna a lungo andare l’ha messa in cattiva luce presso l’opinione pubblica. La Politkovskaja poi accusava i russi di essere loro i responsabili di quel che accade. Loro prima di Putin, perché sono loro ad eleggerlo e ad accettare i suoi modi di fare. 

D: Riguardo il rapporto tra l’Occidente e la Russia, Lei riporta la testimonianza dell’ex campione del mondo di scacchi Garri Kasparov che accusa i paesi occidentali di considerare la Russia il paese democratico che non è. Tra gli accusati spicca anche l’Italia la quale ritiene che «non è mettendo pubblicamente all’indice la Russia che si risolve il problema».  Come definisce il rapporto Italia-Russia?

A.R: I rapporti tra Italia e Russia sono ottimi a prescindere da chi guidi il Paese. La nostra dipendenza energetica ci ha fatto diventare il miglior partner di quel paese. Berlusconi ne indossa addirittura i giacconi della Marina, ma il centro sinistra ha consentito, nel suo ultimo breve governo, l’operazione Yukos, con la spoliazione degli asset dell’ex azienda di Khodorkovskij. Siamo anche noi responsabili delle violazioni dei diritti umani da quelle parti (e non solo). 

D: Adriano Sofri in una citazione riportata nel Suo libro afferma: «c’è una soglia oltre la quale non c’è più il rischio ma la certezza che la vita è spacciata.» Anna Politkovskaja aveva superato quella soglia. Cosa l’ha spinta a non fermarsi e a sfidare continuamente la morte?

A.R: Credo che a un certo punto nella vita di alcune persone ci sia un momento nel quale ci si avvii verso la morte, la si consideri un’ipotesi plausibile con cui fare i conti. Lei era entrata in quest’ottica. Quando hanno deciso di ucciderti, anche se ti nascondi ti trovano. Come scrive la Politkovskaja in uno dei brani che più apprezzo: “Per il mio sistema di valori, è la posizione del fungo che si nasconde sotto la foglia. Lo troveranno comunque, è praticamente certo, lo raccoglieranno e se lo mangeranno. Per questo, se si è nati uomini, non bisogna fare i funghi”. Anna è salita sulla quercia, non si è seduta sulla ghianda aspettando che crescesse. L’hanno uccisa, è vero. Ma ha nettamente vinto lei. 

Ancora grazie ad Andrea Riscassi per questo prezioso contributo.

Per maggior informazioni sull’autore e sulle sue pubblicazioni rimando ai siti www.andreariscassi.it e www.annaviva.com.