In ricordo dell’attentato alla scuola di Beslan |
Scritto da Giorgia De Osti | |
lunedì 11 gennaio 2010 | |
Lo scorso 27 novembre, il treno Nevsky Express è stato colpito da una bomba nella tratta Mosca-San Pietroburgo. Le vittime sono 26. Si pensa ad un attentato terroristico nonostante non sia stata fatta ancora chiarezza su chi siano i mandanti. Una tale notizia sconvolge ma la Russia, soprattuttonegli ultimi anni, pare aver maturato una certa familiarità con episodi diquesto genere. Infatti, dal 2000 ad oggi, numerosissimi sono stati i casi dipresunti attentati terroristici rivendicati da differenti organizzazionicriminali contro le autorità ma a scapito delle popolazione, in quanto migliaiasono state le vittime tra i civili. A tal proposito vorrei ricordare l’attentato terroristicoalla scuola di Beslan, avvenuto il 1 settembre 2004 e terminato con un bilanciodi 394 vittime. Quella mattina qualche genitore aveva ritardato al lavoroper accompagnare il proprio figlio alla festa organizzata in occasione delprimo giorno di scuola. Tra genitori, studenti e insegnanti si contano circamillecinquecento persone. Per molti bambini quello doveva essere un giornospeciale che invece si è trasformato in un inferno durato settantadue ore. Improvvisamente una trentina di uomini armati eincappucciati irrompe nella scuola e prende in ostaggio tutti i presenti. L’intentoè ancora una volta quello di attirare l’attenzione delle autorità russeaffinché fermino la guerra in Cecenia. Neppure un dito è stato mosso per ben due giorni,nonostante le suppliche dei genitori che lì dentro avevano i loro figli eil numero delle vittime che aumentava di ora in ora. Solo l’ex presidente della Ingushetija, accusato perquesto di favorire il terrorismo, non ha obbedito all’ordine di non intervenireed è entrato nella scuola portando in salvo alcuni bambini. Il resto delle alte cariche è stato a guardare finoa quando il 3 settembre il Cremlino ha predisposto l’irruzione da parte dialcuni uomini armati che hanno colpito a morte alcuni terroristi einevitabilmente molti ostaggi. In questo modo il potere ha risposto a violenza con altrettantaviolenza, a ingiustizia con altrettanta ingiustizia. Nessuno ha preso a cuoreil destino di quegli ostaggi o pensato per un attimo alle famiglie dei“prigionieri” di quella scuola. L’obiettivo principale del Cremlino erasconfiggere il terrorismo, peccato che abbia tentato di farlo nel peggior modopossibile e che comunque non ci sia riuscito. In quell’occasione Anna Politkovskaja non era presenteperché, a sua detta, avvelenata da una bibita durante il volo che la stavaportando sul luogo dell’attentato. Ciò nonostante in Proibito Parlare riportale testimonianze dei genitori dei bambini che quel giorno c’erano ma che ogginon ci sono più. Una dei racconti più commoventi è quello deigenitori di una bambina dispersa che, colti dalla disperazione ma con estremadignità, chiedono la riesumazione dei corpi degli altri bambini per esserecerti che la loro figlia non sia stata sepolta con il nome di qualcun altro. “ Il 4 settembre hanno cominciato a risalire all’identitàdelle vittime dalle mutandine, perché lo stato di alcuni cadaveri impedivaqualsiasi altra forma di riconoscimento. Ma la nostra è una cittadina, non cisono molti negozi e parecchi bambini portavano mutandine identiche, tuttecomprate al mercato. E c’è stata una grande confusione. L’abbiamo capito esiamo andati all’obitorio a controllare ogni ditino, a guardare dentro ognisacco.” Sconvolge la forza con la quale le famiglie delle vittimeabbiano tramutato l’illusione di ritrovare i propri cari nella consapevolezzadi averli persi per sempre e spesso di non avere nemmeno una tomba su cuipiangerli. Sono i racconti in prima persona di chi è statodirettamente coinvolto a dire la verità, a svelare come sono andate davvero lecose. Questo Anna Politkovskaja lo sapeva e per questo era diversa dagli altri. Seppure gli altri attentati terroristici che hannocolpito la Russia meritino la stessa attenzione, l’attentato di Beslan e quellodel teatro Dubrovska (di cui vorrei parlare in un altro momento) sono quelliche, attraverso le parole di Anna, mi hanno più commosso e sconvolto. Per questo motivo e per il mio solito desiderio di nondimenticare che sta alla base della mia collaborazione con questo giornale, hodeciso di scrivere questo articolo. A.Politkovskaja, Proibito Parlare, Arnoldo MondadoriEditore, Milano, 2007, pp. 230-233. |