INTERVISTA A ANDREA RISCASSI (GIORNALISTA RAI)SOSTENITORE DI UN’INFORMAZIONE CHE NON TOLLERA IL SIL

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INTERVISTA A ANDREA RISCASSI, SOSTENITORE DI UN’INFORMAZIONE CHE NON TOLLERA IL SILENZIO

 

 

 

  

Anna Politkovskaja era abituata ad una vita di delusioni, di sofferenza e di rabbia sebbene non avesse mai perso la speranza che le ha permesso di combattere fino alla fine. Quella speranza non l’ha salvata ma è valsa a qualcosa perché Anna Politkovskaja è mantenuta in vita dalricordo di migliaia di semplici cittadini, di giornalisti e scrittori in tutto il mondo che riconoscono il valore della sua attività e attraverso la memoriatentano di concederle quel po’ di riconoscimento che nessuno le ha mai dato. 

Anche l’Italia ricorda e lo fa grazie allamobilitazione delle associazioni AnnaViva, Anna Politkovskaja e Osservatorio Caucaso che dedicano alla giornalista dossier, conferenze e iniziative.

Recentemente, grazie all’impegno delgiornalista e scrittore Andrea Riscassi che ha lanciato l’appello “Un albero per Anna”, un sempre verde dedicato alla giornalista è stato piantato nel Giardino dei Giusti a Milano. Da questa iniziativa è nata anche l’associazione AnnaViva.

Andrea Riscassi, giornalista della Rai di Milano, da sempre ha manifestato un particolare interesse per l’Europa Orientale seguendo le guerre balcaniche e le rivoluzioni democratiche nei paesi ex sovietici. Nel 2007 pubblica il suo primo libro Bandiera arancione la trionferà sulle rivoluzioni liberali nell’Europa dell’est. In seguito alla morte della Politkovskaja ha contribuito attivamente nel mantenere vivo il suo ricordo e nel maggio di quest’anno ha pubblicato il libro Anna è viva- storia di Anna Politkovskaja, una giornalista nonrieducabile, nel quale racconta la sua storia e quella del suo paese attraverso le numerose testimonianze lasciate nei libri scritti dalla stessa giornalista.

 

Andrea Riscassi è un esempio di quell’Italia che sa guardare aldilà del proprio naso e pure con occhio critico, che non siferma ai confini territoriali, che riconosce ciò che è giusto e ciò che non loè e si schiera in prima linea con l’unica arma che possiede, le parole, perfarlo capire a chi non vuole aprire gli occhi.

Per questo ho contattato Andrea Riscassi che gentilmente ha accettato di rispondere a qualche mia domanda sulla Russia e suAnna Politkovskaja.

I: Signor Riscassi, lei ha scritto Bandiera arancione la trionferà sulle rivoluzioni liberali nell’est Europa e Anna è viva. Come è nato il suo interesse per questi temi e cosa l’ha spinta a scrivere a riguardo?

R: L’interesse verso questo mondo è iniziato un pò per caso. I primi  servizi all’estero che ho realizzato sono stati nei Balcani. Il mio sbarco in tv (dalla carta stampata) ha corrisposto con il collasso della Jugoslavia, sanguinoso disfacimento che ho seguito findalla  "guerra di liberazione" slovena. Dopo il Kosovo, per la Rai mi sono  spostato più ad oriente seguendo i movimenti tellurici che hanno fatto seguito alle politiche cosiddette di decolonizzazione di alcuni stati  sovietici o del Patto di Varsavia dal potere di Mosca. Da ciò è nato Bandiera arancione, che forse mi e’ maturato quando (non percaso) mi sono trovato a raccontare la rivoluzione arancione. Il fallimentodi  quella Bielorussia mi ha spinto a mettere un punto per ricapitolarequel che avevo raccontato fino a lì (e che ora ahimè non seguo più, almeno per la Rai).Mentre stavo concludendo questo mio primo libro, hanno ucciso Anna Politkovskaja. Una drammatica conferma a tutti i miei sentimenti negativi verso il regime putiniano.

I: Lei ha lanciato l’appello “un Albero per Anna” ed è uno dei fondatori dell’associazione Annaviva. Può spiegare in che cosa consiste l’iniziativa e quali sono i propositi dell’associazione?

R: Personalmente ho lanciato degli appelli perché Anna non fosse dimenticata. Dopo pochi mesi sembrava fosse stata archiviata come uno dei tanti omicidi misteriosi che colpiscono i giornalisti in Russia. Ma Anna non era una collega qualunque. Anche da viva aveva ricevuto molti premi per il suo impegno a raccontare quel che aveva vistoin Cecenia. Non solo, la "sconosciuta" giornalista (come ladefinì Putin dopo l’omicidio e come la bollano i russi che si prendono labriga di contestarne la figura) aveva anche mediato al teatro Dubrovka e aveva cercato di andare a Beslan (fermata da un non tanto misterioso tè avvelenato). Averla uccisa ha rappresentato uno sfregio per chi crede nella libertà di stampa. E sta lì a dimostrare che checchè nedicano i tanti amici occidentali di Putin, la Russia non sta andandov erso la democrazia. Annaviva di questo si occupa. Di denunciare e tenerdesta l’attenzione. Anche in un paese distratto come il nostro.

I: Se dovesse raccontare Anna Politkovskaja achi non la conosce e non sa nulla della sua storia, cosa direbbe e quali aggettivi userebbe per definirla?

R: Coraggiosa, tenace, orgogliosa, testarda,sempre attenta, sempre educata, sempre in difesa degli ultimi. Una delle migliori giornaliste della storia di questa professione. Un modello perchiunque faccia questo mestiere.

I: Cosa distingue Anna Politkovskaja daglialtri giornalisti e cosa l’ha resa capostipite di un giornalismo “diverso”?

R: Era umile, nel senso che raccontava non legrandi storie ma i piccoli drammi dei singoli facendo immedesimare il lettore nelle storie di vita che possono capitare purtroppo a chiunque,soprattutto da quelle parti. Anna soprattutto quando seguiva una storia non mollava mai. Non lasciava l’osso per noia o per inseguirne uno più succulento. Quando decideva di accendere i riflettori suqualche delinquente nessuno era in grado di spegnere quelle luci. Cihanno provato assassinandola, ma l’hanno trasformata in un’icona, inun incubo che – ne sono certo – torna nelle notti di chi ha ordinato il suo delitto e su chi copre l’impunità di mandanti e killer.

I: Purtroppo molti sono i giornalisti che si battono per la verità e cadono vittime del silenzio. Come potrebbe avere finequesta carneficina?

R: Questo 2009 segna il record di giornalistiuccisi, almeno da quando si fanno questo genere di conteggi. Frutto a mioavviso anche della scomparsa de facto di un ruolo di garanzia delle Nazioni Unite. La sicurezza ormai è garantita ad est da Putin e dallaCina. Ad ovest dalla Nato. A nessuno di questi frega granché di difendere la libera stampa. Vince il giornalismo embedded, che è lontano da quello di inchiesta.

I: A ottobre su Raidue è andato in onda il film Il sangue e la neve di Felice Cappa, tratto dal testo teatrale di Stefano Massini, sulla storia di Anna Politkovskaja. Il fatto che strumenti mediatici diversi collaborino per mantenere vivo il ricordo è un fattore importante, soprattutto a tre anni dalla scomparsa della giornalista. Cosa ne pensa?

R: La trasposizione televisiva nel bellissimo spettacolo teatrale di Stefano Massimi e di Ottavia Piccolo, fatto dall’ottimo Felice Cappa, e’ uno dei rari e fantastici esempi su come sipossa intersecare l’arte teatrale con quella televisiva. Spero che chil’ha visto si sia emozionato come mi sono emozionato io che pure conoscola storia e lo spettacolo.

I: Come immagina il futuro dell’informazione in Russia tra qualche anno e come invece vorrebbe che fosse?

R: Mi auguro che diminuisca il controllo della politica sulla televisione. A Mosca e, se posso permettermi, anche a Roma.

I: Quali sono i suoi prossimi progetti? Ha già in mente di scrivere un altro libro?

R: Sto lavorando a un libro sul gas russo daqualche tempo. Da settembre però oltre a lavorare in Rai, insegno al Master di giornalismo della Statale di Milano e il tempo libero si è molto ridotto. Senza calcolare che vado a parlare della Politkovskaja ovunque mi invitino. Ma presto o tardi completerò anche questo lavoro sulla nostra dipendenza energetica. Passaggio fondamentale per capire tanti silenzi e  imbarazzi. Anche sull’omicidio di Anna.

Grazie ad Andrea Riscassi per il suo prezioso contributo.

Nel prossimo articolo ancora qualche domanda sul libro Anna è viva.