Primi 130 giorni del progetto “Dal Vietnam all’Italia in bicicletta per i diversabili”

0
1101

Organizzato dalla Travel For Aid Il progetto sportivo-umanitario “Dal Vietnam all’Italia in bicicletta per i diversabili”

partito il 9 ottobre 2009 da Saigon (Ho Chi Minh city) in Vietnam, sta portando Matteo Tricarico a percorrere in bicicletta in solitaria la distanza di 20.000 chilometri dal Vietnam all’Italia snodandosi attraverso Cambogia (ott. 2009), Laos (nov. 2009), Thailandia (dic. 2009), Myanmar (gen. 2010), Bangladesh, India, Nepal, Pakistan, Iran, Turchia e Grecia. Negli scorsi quattro mesi, sono stati percorsi circa 6000 chilometri sino alla città indiana di Calcutta e l’itinerario procederà attraverso il Bangladesh e l’India del nord.

 

Matteo Tricarico - Pakse Laos.JPG

La finalità umanitaria del viaggio, sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica sul problema dell’infanzia disabile, è stata raggiunta in partenariato con cinque organizzazioni non governative che hanno aderito al progetto aprendo le loro scuole ed istituti per diversabili alle visite di Matteo. Il progetto ha toccato i seguenti istituti:9 ottobre Saigon (Vietnam) – Orfanotrofio per bambini ciechi gestito dalla Fondazione di Cristiana Noble. Il centro raccoglie infanti abbandonati dalle madri alla nascita in ospedali cittadini per le loro disabilità e offre istruzione gratuita a studenti provenienti da famiglie che non possono provvedere al loro sostentamento.21 e 22 ottobre Phnom Penh (Cambogia) – Orfanotrofio e scuola per bambini diversabili gestito dal CIAI. Il centro è il più grande della Cambogia e ospita infanti disabili abbandonati alla nascita o nei primi mesi di vita.30 ottobre Battambong (Cambogia) – Centro di accoglienza per bambini ed adolescenti vittime di incidenti con mine antiuomo o ammalati di Poliomielite gestito dalla locale Chiesa cattolica. La maggior parte dei ragazzi vengono da villaggi remoti e gli viene data la possibilità di frequentare i licei e le università cittadine.27 e 28 novembre Siem Reap (Cambogia) – Scuola d’arte e formazione professionale per ragazzi di strada finanziato dal CIAI. Gli studenti non soffrono di disabilità fisiche ma vengono da famiglie particolarmente non abbienti che non possono offrire loro neanche l’istruzione di base. Nella scuola vengono impartite lezioni di danza, musica, ricamo e altre arti tradizionali Khmer, cosi da fungere anche da centro di trasmissione di cultura alle nuove generazioni.8 dicembre Khiet Ngong (Laos) – Scuola elementare del villaggio finanziato dal WWF che opera nell’area naturalistica protetta dove il villaggio si trova.30 dicembre Vientiane (Laos) – Centro di formazione professionale per donne diversabili. La scuola è un grande laboratorio artigianale dove ragazze con disabilità imparano a confezionare abiti, produrre la carta di riso e tessere su telai tradizionali a mano.

Matteo Tricarico - Phnom Penh Cambogia.JPG

11 febbraio Pathein (Myanmar) – Scuola per l’istruzione di base e per la riabilitazione psico-motoria dei bambini delle aree rurali gestito da The Leprocy Mission International. Il centro fornisce anche corsi di fisioterapia per i genitori dei disabili mettendoli così in grado di proseguire le terapie a casa.18 febbraio Yangon (Myanmar) – L’istituto si occupa dell’apprendimento elementare di studenti con lievi disabilità mentali e fisiche, includendo anche l’insegnamento della lingua inglese.La relazione completa dei primi 130 giorni del progetto, oltre alle gallerie video e fotografiche, al Diario di bordo e alle news sull’andamento del viaggio è disponibile all’indirizzo www.travelforaid.com – Relazione ott 09 feb 10 . Alcune domande a Matteo Tricarico. Qual’è il tuo bilancio di questi primi quattro mesi di viaggio? “Tutto sta eccedendo le mie più rosee aspettative, a cominciare dai patrocini morali concessi dalle varie istituzioni, alle organizzazioni umanitarie che sono diventate partner del progetto, sino all’entusiasmo nei messaggi di supporto inviatimi da tante persone che virtualmente mi seguono in quest’avventura. Fortunatamente, non ho avuto nessun incidente di percorso, anche se sono circa un mese in ritardo rispetto al programma a causa della lunga attesa per ricevere il permesso di transito della Birmania.” Ci sono state delle situazioni difficili in cui avresti abbandonato tutto? “Per ora, non sono mai arrivato alla disperazione totale di gettare la spugna, anche se procedendo faticosamente a passo d’uomo sui ripidi pendii tailandesi e birmani mi sono pentito di aver scelto quel tragitto. Talvolta mi sono sentito veramente solo, specialmente nelle aree scarsamente popolate del nord Cambogia e Laos e mi sarebbe veramente piaciuto avere qualcuno con me, ma reggo ancora bene l’aspetto psicologico della relativa solitudine.” Quali sono stati i momenti più significativi. “Credo che uno dei vantaggi di viaggiare in bicicletta, rispetto alla macchina o la motocicletta, sia di essere a contatto diretto con la popolazione locale in aree rurali dove raramente passano dei viaggiatori occidentali. La sorpresa e la curiosità della gente del posto è grande a vedermi e sono continuamente testimone di esempi di persone che vogliono aiutarmi offrendosi di darmi passaggi sui loro carretti o di ospitarmi nelle loro case per la notte, come è accaduto in Laos e Thailandia.Comunque, i momenti più toccanti sono le visite ai centri per i bambini diversabili. Qui ho scoperto che buona parte degli assistiti hanno contratto disabilità a causa di malattie derivate da malnutrizione e scarsa igiene, soprattutto in Vietnam e Cambogia dove vanno aggiunte anche le vittime di incidenti con le mine antiuomo. Quest’aspetto umanitario del progetto sta assumendo un’importanza personale molto superiore rispetto al viaggio di scoperta e visita delle attrazioni locali. Mi sta portando un arricchimento spirituale interiore ed un nuovo, più profondo senso della compassione.”

Matteo Tricarico - Siem Reap Cambogia.JPG

Ti sei mai trovato in situazioni di pericolo? “Non saprei dirlo! Forse inconsapevolmente mi sono trovato in circostanze pericolose, ma non ho mai avuto veramente paura per la vita o la borsa. Mi sono preoccupato trovandomi in piena notte e senza vedere luci per chilometri mentre percorrevo le montagne thailandesi; oppure mi sono un po’ spaventato quando la polizia birmana mi ha costretto a levare le tende e mi ha caricato su un camioncino con contadini che brandivano grossi maceti. Comunque, sono sempre sul chi va là e freno quando serve!”