Gia’ ci siamo occupati di Perlasca, la sua storia di giusto ha fatto il giro del mondo. Lui che salvò molti ebrei, tornò in italia e non disse nulla. Solo dopo un gruppo di donne ebree si mise a ricercare il loro eroe. Solo ora l’Italia si ricorda di lui. Ce ne parla in una intervista il figlio di Perlasca.
1) Per chi ancora non conoscesse la storia di suo padre, la puo’ sintetizzare nelle parti piu’ importanti?
Quella di Giorgio Perlasca è la storia di un uomo qualunque che inventandosi un ruolo non suo, quello di Console spagnolo, lui che non era nè diplomatico nè spagnolo, riuscì a salvare durante l’inverno 1944-1945 a Budapest oltre 5200 ungheresi di religione ebraica, contribuendo poi in maniera decisiva a preservare dalla distruzione programmata il ghetto di Budapest ove vivevano oltre 60000 ebrei. Con fantasia molto mediterranea quando il Console spagnolo, quello vero, abbandona la città e i protetti spagnoli ne prende il posto, si autonomina nuovo rappresentante diplomatico spagnolo e continua l’opera iniziata, portando i protetti da poche centinaia a oltre 5200. Proteggendoli, sfamandoli sino all’entrata in città delle truppe russe a metà gennaio del 1945. La sua incredibile vicenda sta a dimostrare che chiunque di noi qualcosa può fare per opporsi al male se decide di non rimanere indifferente dinnanzi alla sofferenza altrui, se decide di non voltarsi dall’altra parte per non vedere quello che sta succedendo.
2) Suo padre e’ senza dubbio un eroe della storia italiana, poco ricordato e poco conosciuto specie tra i giovani. Secondo lei di chi e’ la colpa?
Comincia ora ad essere ricordato e conosciuto. Sono passati da quegli avvenimenti oltre 60 anni ed ora è possibile rileggerli al di sopra e al di fuori di schematismi ideologici che hanno ingabbiato la nostra storia recente. Anche se Giorgio Perlasca non si mise a rivendicare nulla, non si fece bello della sua storia, non cercò di venderla in un periodo, l’Italia del dopoguerra, ove il trasformismo politico era all’ordine del giorno, chi doveva sapere sapeva. Lo sapeva il Governo italiano e quello spagnolo a cui, ad ottobre del 1945, venne consegnato un memoriale che raccontava l’intera vicenda. Lo sapeva la Chiesa al cui nunzio apostolico a Budapest Giorgio Perlasca aveva confidato la sua reale identità. Ma nessuno disse nulla, nessuno aveva la convenienza a far sì che la vicenda fosse conosciuta. Giorgio Perlasca, fascista negli anni 30, volontario in A.O.I. e in Spagna smette di essere fascista nel 1938, dopo le leggi razziali e l’alleanza con la Germania ma mai diventa antifascista. Dopo l’8 di settembre rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana ma rimane fedele al Governo del Re. Insomma non era funzionale a nessuna parte politica e infatti nell’Italia del dopoguerra nessuno ebbe l’interesse a far conoscere la sua incredibile vicenda.
Busto di perlasca a Budapest (wikipedia)
3) Finita la guerra e tornato a casa il signor Perlasca non parlo’ mai del suo atto eroico, finche’ poi dovette rivelarlo. Lei da figlio come prese la cosa, cosa penso’?
Lui la sua storia la raccontò compiutamente solo dopo essere stato riscoperto da alcune donne ebree ungheresi a fine degli ’80 ed anch’io lo appresi in quel momento. Mio padre non cambiò assolutamente modo di essere, modo di pensare e continuò ad essere la medesima persona. E anch’io assorbii, metabolizzai l’intera storia in maniera tranquilla, naturale, quasi fosse una cosa normale. Debbo dire che cominciai a comprendere la straordinarietà dell’intera storia molto dopo, dopo la scomparsa di mio padre.
4)Perché secondo lei suo padre non disse nulla in merito alla sua storia, e probabilmente non avrebbe mai detto nulla?
Se vi sono stati evidenti motivi storico-politici perchè l’Italia del dopoguerra fece finta di nulla, pur sapendo, il motivo personale perchè Giorgio Perlasca la sua storia non la raccontò è un altro, a mio parere. Ed è rappresentato da un racconto della tradizione ebraica che gli dà il vestito su misura: " esistono al mondo sempre 36 Giusti, nessuno sa chi sono e nemmeno loro sanno d’esserlo ma quando il male sembra prevalere escono allo scoperto, si prendono i destini del mondo sulle loro spalle e questo è il motivo perchè Dio non distrugge il mondo. Terminato questo periodo tornano tranquillamente alla vita normale, quotidiana, dimenticando quasi quello che hanno fatto. Perchè i Giusti, e Giorgio Perlasca è stato certamente un Giusto, ritengono d’aver fatto solo il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno, e chi fa il proprio dovere non deve avere una ricompensa.
Perlasca
5) Cosa vuol dire che Perlasca e’ un Giusto delle Nazioni?
Yad Vashem, l’istituto israeliano che concede il titolo di Giusto tra le Nazioni, una sorta di tribunale del bene, mette due paletti per darlo: l’aver salvato la vita ad un ebreo in quel tragico periodo e soprattutto che la storia non può essere raccontata dalla persona interessata ma solo da persone terze, i salvati essenzialmente. I Giusti sono degli eroi con un grande valore aggiunto, la capacità di tacere, di non vantarsi, di non raccontare per ottenere qualcosa in cambio.
6) Esiste una fondazione a nome di suo padre, ci puo’ dire le sue iniziative?
Abbiamo creato qualche anno fa la Fondazione Giorgio Perlasca (www.giorgioperlasca.it) per ricordare in primo luogo la figura e l’esempio di Giorgio Perlasca e assieme a lui quelle di altri Giusti. Nel solco del testamento spirituale lasciato da Giorgio Perlasca: "Vorrei che questa mia storia venisse conosciuta dalle giovanni generazioni affinchè sapendo quello che è successo sappiano opporsi a violenze del genere se mai dovessero ripetersi". Il mondo e specie i ragazzi hanno bisogno, necessità di esempi in positivo, non contro qualcosa o qualcuno, ma per qualcosa e qualcuno: la dignità dell’uomo. Il mondo più che di eroi ha bisogno di Giusti e ricordare queste persone, il loro esempio, è un dovere.
7) Un aggettivo per descrivere suo padre.
Un Giusto