Sale sempre piu il malcontento dei giovani che dalle universita’ non vedono il proprio futuro, soprattutto in un paese che non li ascolta La delusione di essere giovani in questo Paese aumenta di giorno in giorno, più le ore scorrono più mi sento prigioniera di questo Paese , avvinto dal falso perbenismo e dall’ipocrisia borghese. Apparterò alla classe estinta degli idealisti, ma chiediamo molto noi?Vogliamo solo vivere in una società equa e giusta, dove non si viene classificati per il colore della pelle, per la famiglia d’origine, il partito politico d’appartenenza, la religione che si professa, i soldi che si hanno sul conto corrente. E’ brutto credere in dei valori che vanno oltre il materialismo, il finto borghesismo italiano. Io sono orgogliosa delle mie origini italiana, una delle civiltà più ricche ed antiche, son fiera della cultura e della storia che si respira dalle città, sono fiera del clima e del calore della mia gente, ma l’Italia è un Paese che non si vuole più bene.La gente soffre, si lamenta, si lascia scorrere addosso la vita, un’ esistenza fatta di stenti e di sopravvivenza stentata perché ormai è difficile arrivare a fine mese. Gli italiani sono stanchi, ma non vogliono reagire, non vogliono svegliarsi dal torpore e dal finto perbenismo che avvolge la nostra società. E noi giovani? Siamo immobili, non abbiamo spazi, possibilità di reagire, siamo costretti ad adattarci, ad arrenderci a questa società, ad essere incastrati in questa gabbia d’oro. Il mio pensiero va ai miei amici precari, ai ragazzi che stentano ad arrivare a fine mese, agli idealisti che preferiscono arrendersi e smettere di lottare, ai padri di famiglia in cassa integrazione che sanno più cosa inventarsi per portare il cibo in tavola. Da piccola mi hanno insegnato che la legge è uguale per tutti ma poi crescendo mi son resa conto che in Italia esistono le eccezioni, ho sempre creduto che il merito, l’impegno e la volontà fossero le uniche carte per poter sfondare in questa società ma mi son dovuta ricredere, sognavo un Paese in cui anche il più povero, se meritevole, poteva ambire a raggiungere il top della società. Mi Piacerebbe credere nella mobilità società, nella pluralità culturale e sociale ma tutto questo è una mera chimera. Io son solo un’idealista, un’ altra giovane delusa dall’Italia, che stanca e sfiduciata migrerà all’estero, mettendo le proprie capacità, conoscenze, il proprio giovanile entusiasmo al servizio di un’altra Nazione.
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