Congelare un campione delle proprie cellule a bassissime temperature oggi, per poi alla comparsa dei primi segni del tempo, reiniettarle moltiplicate e vitali dove serve: è questa la nuova frontiera della medicina nella lotta contro l’invecchiamento.“Attraverso l’uso di cellule vive” – spiega la dr.ssa Clara Rigo, specialista a Milano e a Verona in Dermatologia e Dermatologia Estetica – “si può arrivare ad una correzione dei difetti del viso con minore pericolo di reazioni avverse perché le cellule sono autologhe, cioè provenienti dal proprio organismo. Si tratta di una forma di biorivitalizzazione rivoluzionaria che non si basa sull’impiego di vitamine o biostimolanti ma dei propri fibroblasti”, ossia delle cellule del derma che producono le proteine connettivali, collagene ed elastina.La tecnica consiste dapprima in un prelievo ambulatoriale di una minuscola porzione di cute del paziente che si vuole sottoporre al trattamento. Le cellule chiave della rivitalizzazione dei tessuti cutanei vengono quindi estratte, espanse e una parte crioconservate a -196 gradi centigradi, in azoto liquido. Coltivare in vitro i fibroblasti, estratti dal campione prelevato, permette di disporre in poco tempo di un elevato numero di cellule vitali e attive, destinate sia ad un impiego immediato, ma anche futuro.“Queste cellule, cioè i fibroblasti autologhi vivi, moltiplicati numericamente, – continua la Dottoressa Rigo – vengono riiniettate direttamente nel derma del paziente come un rivitalizzante o un filler, senza pericolo di rigetto o allergie”. Recenti studi hanno dimostrato che, durante i 12 – 48 mesi successivi, si registra un aumento di produzione di fibre collagene nei difetti del viso trattati. L’analisi istologica dimostra inoltre che l’iniezione dei fibroblasti è accompagnata da un aumento della compattezza e della densità della texture cutanea.Infoweb: www.chirurgiadermatologiaestetica.it