LA CLASSICA “NOTA STONATA”. MUSEO SI, MUSICA NO Per festeggiare il secondo centenario della nascita di Frédéric Chopin -compositore franco polacco del XIX secolo- Varsavia si è messa in ghingheri, inaugurando il nuovo museo dedicato al pianista di notturni e mazurche.
Lo spazio espositivo si colloca nella struttura che già in precedenza era a lui dedicata, rimasta chiusa per due anni e che ha riaperto il 1° marzo -ospitando la maggiore collezione dei beni del musicista- in nuova veste, tutta made in Italy (opera di due architetti milanesi, Ico Migliore e Mara Servetto).Definito dal Presidente polacco Zodrojeski, come “il museo biografico più moderno in Europa e forse nel mondo”, questo nuovo “tempio della musica classica” offre una ricostruzione di alcuni degli ambienti in cui il compositore visse -nei quali è finanche possibile sentire il suo profumo preferito, quello di viola- e si presenta in formato “multimediale”, consentendo ad esempio, tramite schemi digitali, di effettuare un raffronto audiovisivo fra la musica di Chopin ed i suoi manoscritti. Studiato in ogni minimo dettaglio, il percorso museale sarà personalizzabile, attraverso una “card” che -sulla base dei dati forniti dal visitatore- differenzierà gli itinerari all’interno delle 11 sale che lo compongono; giochi interattivi coinvolgeranno i più piccoli ed una zona del museo è stata destinata a sala concerto, con tanto di pianoforte sul cui leggio, spiccano le partiture di Chopin.
La notizia ha fatto il giro del mondo e stupisce tuttavia, per il fatto che, paradossalmente, mentre a Varsavia si dà inizio alle grandi celebrazioni in onore del musicista (sono previsti oltre 2.300 eventi) i dati relativi alla vendita della musica classica si mostrino impietosamente in picchiata. Quasi a far sentire, in tutto il suo stridore, la moderna nota stonata della musica classica: museo si, musica no.Questa tendenza negativa -male comune del fatturato discografico nel suo complesso- è certamente il frutto di un connubio di fattori: sociali, culturali, economici.Da un lato, la base del calo di vendite e in generale della spesa per spettacoli concertistici, è legata alla nuova “sensibilità” musicale della società contemporanea. La musica classica è poco diffusa fra i giovani…e se lo è, vanno per la maggiore compositori moderni -come Allevi ed Einaudi- le cui composizioni sono non di rado colonna sonora di film e spot pubblicitari.Ma qui si potrebbe allora facilmente rinvenire la commistione fra dato “sociologico” ed “economico”. La musica “classica-moderna” gode di una facilità divulgativa a più ampio raggio rispetto a quella “del passato”. Incardinarla a film destinati ad un pubblico giovane, così come a spot pubblicitari rivolti al medesimo target, aiuta e molto. Diffonde il “messaggio musicale” con una rapidità impensabile per composizioni più lontane per “struttura” e “dinamismo” dalla sensibilità odierna (con questo, nulla togliendo alla bravura dei musicisti contemporanei). Secondariamente, anche il reperimento di queste produzioni classiche attuali si presenta più semplice, tramite canali di diffusione amati dalle generazioni di adolescenti e non solo (internet in primis), molto spesso a costo risibile -quando non, addirittura, a costo zero-.
La musica classica “vecchio stampo” è così costretta a “svendersi” e buttando l’occhio -anche distrattamente- nei grandi music-store è sempre più facile trovare pile di cd – prodotti di alta qualità come Tchaikovsky, Beethoven, lo stesso Chopin- in offerta speciale… a pochi euro!In parte, la colpa di questo moderno outlet delle grandi composizioni, è imputabile alle stesse etichette discografiche che -pur specializzate nel settore- non sempre riescono a tenere il passo con il nuovo mercato informatico della musica. Parimenti, anche la crisi economica globale ha avuto un peso in questo calo di vendite, come dimostrano anche i dati Siae sulla spesa per lo spettacolo negli anni precedenti. Parrebbero però arrivare segnali di un’ iniziale ripresa: pur nel contesto di una generale flessione, le attività concertistiche di musica classica hanno registrato un lieve incremento di fatturato nel corso del 2009.C’è dunque da augurarsi che, iniziative come il “restyling” del museo dedicato a Chopin e gli altri eventi correlati, possano trovare altri corrispettivi nel più ampio panorama mondiale della cultura della musica classica, per “riaffinare” il gusto per la bella ed intramontabile produzione dei grandi compositori e così diventare veicolo per una sua riscoperta, attraverso l’ascolto sia dal vivo, che nella tranquillità delle proprie case o -per i più giovani- i-pod alla mano e cuffie in testa.Maria Rattà