Comunali, provinciali, regionali: procrastinatori di alto lignaggio sull’attenti.
Il popolo ha messo avvisi di taglia in ogni angolo del paese, che come traspare dagli exit poll non è più disposto ad accondiscendere. Ribaltone? No, tutto previsto, prevedibile, praticamente già scritto. Il suicidio della Sinistra è quasi completo. Senza l’altalena dell’incertezza, il vento delle frottole non piega le opinioni come pini nella bufera. La vecchia guardia ripete il Cantico Della Vittoria, che ormai fa scarsa presa. Erano partiti per dare una sonora scrollata al Cavaliere, sono stati scrollati dagli italiani. Di brutto. Chi urlava allo scandalo per la richiesta di riconta dei voti, quasi un lustro addietro, si è berlusconizzato e lo pretende a sua volta, adesso, in Piemonte. Tanto la spesa aggiuntiva uscirà da tasche altrui, secondo copione. Di Pietro ammette lo sfascio, con la consueta sincerità, mentre gli irriducibili additano Beppe Grillo come destabilizzatore, intruso responsabile della dispersione di voti e coautore della débacle. Ma non ci avevano venduto un successo? Il cerchio non quadra. In primo luogo perché Grillo non si è mai schierato, e in un paese democratico si è liberi di presentarsi a qualsiasi elezione col proprio simbolo, senza violare alcun diritto costituzionale e senza l’obbligo dell’accordo preventivo, dell’inciucio. In altra battuta perché dargli del cialtrone è una caduta di stile clamorosa, sconcertante. Mai etichetta fu tanto immeritata. Se l’opposizione avesse badato a proporre, collaborando per costruire qualcosa di serio con la maggioranza, offrendo un’alternativa al ripetitivo & stancante insulto al Premier e relativo entourage, avrebbe accumulato punti-credibilità sul mercato degli elettori, evitando farseschi deragliamenti. Dire che avevamo sottolineato la cosa svariate volte su queste colonne sembra un esercizio da saputi, ma corrisponde a verità. La rock band del momento, invece, ha il colore verde dei prati dei megaconcerti, dei campi su cui la gente della Lega ha sudato e suda giornalmente la pagnotta. Verde, dunque, e non di bile. È la primavera, dicono quelli del Carroccio, padroni del Nord con poche eccezioni. Sono la risposta alle inutili smargiassate del Popolo Viola, dei cani sciolti, degli impensabili pensatori e dell’inazione. L’astensionismo ha fatto il resto. Ci mettono l’utopia, la bubbola della secessione, ma vogliono agire, dar battaglia, smuovere le muffe dietro le poltrone. Sognano un federalismo che a molti chiuderebbe i cordoni della borsa, e da vent’anni danno voce a un progetto che, per quanto difficile da realizzare, non raccoglie il consenso dei soli fanatici. Perciò attenti, Signori delle Urne e novelli ricercati: la ricreazione è finita.