L’Esperienza di una nostra collaboratrice negli USA una riflessione importante per i giovani

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Ci son esperienze che colpiscono, che mirano alla crescita personale e culturale di una persona; l’esperienza del progetto Nmun è stata una di queste.  Già dall’inizio il progetto si prospettava molto interessante, molto competitivo: 4000 ragazzi di tutti i continenti riuniti per 10 giorni a New York per dieci giorni per simulare un processo dell’ Onu. Son sempre stata appassionata di diritto e relazioni internazionali, di tutto ciò che riguarda i rapporti diplomatici tra i diversi Paesi , motivo per cui il progetto Nmun si è prospettato da subito una sfida, una competizione costruttiva per mettermi al confronto con tanti ragazzi provenienti dalle migliori Università del mondo. Già dall’inizio delle lezioni, dalle spiegazioni dei nostri tutor , ho potuto constatare che affrontare questo progetto avrebbe richiesto un grosso impegno, una forza di volontà e di volersi confrontare con altre realtà accademiche e con altri Paesi. Devo dire che il progetto è stato di gran lunga al di sopra delle mie aspettative, l’esperienza è stata così costruttiva, che mi segnato particolarmente. Per un giovane di 21 anni, andare all’estero, confrontarsi con altri ragazzi in una lingua che non è la propria, dovendo rappresentare un Paese che non è il proprio è un qualcosa che colpisce, una sfida che richiede entusiasmo e voglia di mettersi in gioco, di conoscere e cercare di superare i propri limiti, mettere la propria realtà al confronto con altre. Da questa esperienza, oltre dal punto di vista umano, ho imparato tantissimo dal punto di vista pedagogico: ho cominciato a capire quanto sia difficile attuare una risoluzione, rispettando tutta la complessa serie di procedure che stanno alla base di ogni processo diplomatico, quanto sia complesso mediare e convincere gli altri delle proprie idee, come esporre teorie e concetti di alto livello in una lingua che non è la propria. L’esperienza a New York è stata altrettanto forte dal punto di vista umano e personale. Tra un topic e una pausa, tra un negoziato diplomatico e un break, veniva naturale confrontarsi sulle proprie esperienze personali, universitarie, sui progetti futuri, sulle proprie tradizioni culturali, sui propri Paesi. Ho conosciuto e stretto amicizia con ragazzi di diverse parti del mondo con cui non ho niente in comune, per tradizioni culturali, sociali, linguistiche; giovani ambiziosi, determinati, entusiasti del confronto che mi hanno insegnato tanto. Ho capito che il progetto Nmun, al di là del punto di vista pedagogico, è un’esperienza che dovrebbe essere fatta almeno una volta nella vita da ogni giovane universitario perché permette, anche per pochi giorni, di entrare in contatto con tantissime realtà diverse. Ho capito che da tanti giovani che non si conoscono possono uscire tante bei pensieri, delle belle idee per cambiare il mondo; durante la simulazione non importa la tua origine, le tue tradizioni, il tuo percorso di vita o universitario contano solo le proprie idee, le proprie convinzioni sulla risoluzione, su come dare il proprio contributo per rendere il mondo un posto migliore. Al National Model United Nation ci si rende conto che i giovani di oggi credono ancora nel rendere il mondo un posto migliore, che non hanno rinunciato a combattere, che hanno ancora sogni, ideali, ambizioni, che vogliono ancora mettersi in gioco per costruire tutti insieme un futuro diverso. Son partita per New York senza sapere tutto ciò, son partita aspettandomi un’esperienza positiva e son tornata convinta che essa sia stata grandiosa, anche se è durata per pochi giorni. Al tutto si è unita la possibilità unica di conoscere dal vivo una città come New York, la città più eterogenea del mondo, il centro finanziario, economico, sociale , il punto di riferimento di tutto il Mondo. Quando arrivi a New York, la città ti sembra già conosciuta, è come un esserci già stato, ogni strada ed ogni via viene collegata a qualche film, o qualche video visto in Tv . Vivere New York, assaporare i suoi odori, confondersi nella sua multi etnicità, sentirsi parte di questo flusso di persone in movimento, passeggiare per le sue strade, vivere anche se per qualche giorno nella “Big Apple”, è un’altra cosa. Avevo sognato a lungo l’ America e New York, finalmente parte del mio sogno si stava concretizzando. Durante questa esperienza ho anche potuto visitare il Palazzo di Vetro, il famoso e prestigioso palazzo dell’Onu in cui tutte le decisioni, il punto focale in cui vengono approvate tutte le risoluzioni ed operazioni di pace per rendere il mondo un posto migliore vengono prese. Passeggiando nell’ ingresso del celeberrimo Palazzo, tra le immagini dei segretari dell’Onu, entrando nelle stanze della diplomazia per eccellenza, mi son persa in questo mondo complesso ed eppur così affascinante. Per un attimo mi son immersa e persa in questo mondo ed ho provato ad immaginare come potesse essere dura ma anche affascinante la vita di un diplomatico, complessa e piena di decisioni non semplici ma anche di orgoglio per poter dare il proprio contributo per il bene del mondo. Per cinque giorni il tutto, il clima internazionale, la simulazione della risoluzione, le procedure, la sessione del voto mi ha coinvolto completamente, facendo aumentare la mia passione per il diritto internazionale e i vari enti comunitari e le strutture diplomatiche. Non è semplice descrivere con le parole quello ho provato, vissuto in questi dieci giorni, le persone con cui mi son trovata a lavorare, il contesto stimolante, creativo, di altissimo livello in cui mi son trovata ad operare, il dover comunicare, pensare, elaborare in una lingua di lavoro che non è la mia, al dover in poco tempo produrre risoltati, risoluzioni comuni con persone con cui non avevo mai parlato e visto prima. L’esperienza Nmun è stato senza dubbio molto intensivo, molto avvincente , affascinante, un’esperienza che ritengo ogni studente universitario dovrebbe sostenere nel corso del suo iter di studi, proprio per il suo modo così totale e coinvolgente che ha nel trascinarti nella simulazione di un processo diplomatico, nella grinta che si mette nel rappresentare il Paese designato e nel modo di relazionarsi con giovani di diversa cultura. L’esperienza di questo progetto è , per me, anche un occasione per confrontarsi con i propri limiti, mettere in gioco il proprio carisma, la propria leadership, le proprie capacità organizzative, di lavorare in gruppo, di essere flessibili e dinamici, di elaborare in fretta pensieri e soluzioni concrete su una determinata dinamica. Secondo me, ogni giovane universitario dovrebbe prendere parte a questa simulazione, a questo progetto così ambizioso e di grande spessore per imparare a confrontarsi con diverse realtà, diverse culture e per cominciare a capire quanto in realtà sia difficile il mondo della diplomazia, col suo complesso organico di leggi e procedure.