“Lo stato della libertà d’informazione in Italia” è il tema della conferenza tenuta da Marco Travaglio
e Antonio Padellaro alla London School of Economics.
Per aprire la discussione viene ricordata la 74a posizione dell’Italia nella classifica sulla libertà
di stampa stilata annualmente dall’associazione statunitense Freedom House. Ultimi in Europa
(penultimi considerando la Turchia un paese europeo). I motivi di questo primato, secondo
l’associazione, sono principalmente legati alla forte presenza del primo ministro nel mercato
mediatico e pubblicitario.
Travaglio prende la parola soffermandosi inizialmente sulle freschissime dimissioni del ministro
Scajola, ricordando che, se non fosse stato per la stampa investigativa, questo fatto sarebbe ancora
taciuto. Il giornalista spiega poi la reticenza dei colleghi a scrivere di Berlusconi in quanto controlla
più o meno direttamente (attraverso proprietà familiari e pubblicità) la maggioranza degli organi di
stampa italiani: “Molti ci regalano articoli già scritti che non riescono a pubblicare per i giornali per
i quali lavorano”.
Quindi “Il Fatto Quotidiano”, testata fondata con Padellaro, “vince per abbandono dell’avversario”,
non per merito: “Il Fatto si limita a dare notizie vere”.
L’intervento si conclude con una punta di ottimismo. Secondo Travaglio siamo nel bel mezzo di un
periodo di transizione simile al ’91-’92 e fenomeni come quello di Fini andrebbero tenuti d’occhio.
Se Berlusconi se perdesse la sua posizione politica non si risolverebbero tutti i problemi, ma se al
termine di questo periodo riuscissimo a prendere una buona decisione con la memoria rivolta al ’94,
le cose potrebbero sicuramente migliorare.
Antonio Padellaro esordisce con un dato significativo per spiegare il livello di informazione degli
italiani: il 65% segue regolarmente il TG1 e la maggior parte di quelli che vogliono approfondire si
rivolgono a Bruno Vespa ed al suo Porta a Porta, salotto di intrattenimento di cattivo gusto più che
di informazione.
Con uno sguardo alla situazione politica Padellaro sostiene inoltre che al momento sia presente
un equilibrio delle istituzioni piuttosto sfalsato. Le parti non sono infatti bilanciate, ma il tutto
è comandato da Berlusconi e “la sinistra sta al gioco senza fare un’opposizione degna di questo
nome”.
Questo influisce su discussioni quali la controversa legge sulle intercettazioni che, se già in vigore,
non avrebbe permesso la scoperta del caso Scajola.
Parlando de “Il Fatto Quotidiano” il direttore dichiara poi di non porsi il problema di fare
un giornale che si avvicini ad una fazione politica. Lo scopo principale è quello di dare
un’informazione completa, vera ed oggettiva, senza simpatie di parte.
Prima di dare spazio alle tante appassionate dei presenti riguardo allo scenario politico e mediatico
del nostro paese, anche Antonio Padellaro termina il suo discorso esprimendo speranza.
Il giornalista si augura che molti seguano l’esempio del “Fatto”, così che si possa costituire anche in
Italia un mercato editoriale libero, che non dipenda dalle sovvenzioni statali, ma dall’interesse del
lettore e da un mercato regolato dalla concorrenza invece che da schieramenti politici.
Luca Russo