La polifonia nell’opera di Dostoevskij

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Michail Bachtin, nella sua monografia su Fedor Michailovic Dostoevskij, definisce il suo romanzo ‘polifonico’: la voce e la visione del mondo dell’autore, infatti, non emergono riconoscibili dai vari personaggi rappresentati, ma ognuno di essi ha una propria coscienza, una propria concezione della realtà che si afferma e sembra sovrapporsi a quella del narratore.

La pluralità delle voci indipendenti, dunque, è il tratto distintivo delle opere del romanziere russo. Le idee dei singoli possiedono autonomia e forza soprattutto se considerate nel proprio contesto, senza astrarre da esse un assunto filosofico universale: gli uomini di cui Dostoevskij descrive sofferenze o amori non sono reificati e non sono semplici appendici di una sua teoria filosofica. Da ciò deriva la loro profondità, sebbene in alcuni casi non ci sia una struttura narrativa che li supporti o li leghi: L’adolescente, ad esempio, è costruito come un diario al presente, in cui si riflettono le inquietudini e i progetti di un ragazzo che non ha una meta  precisa da raggiungere. Il legame tra gli orizzonti dei vari personaggi, allora, è data proprio dalla forma del diario-confessione dei suoi racconti; dai dialoghi, spesso dei puri scambi di idee inutili all’avanzamento della trama; dal semplice fatto che ogni elemento rappresentato finisce sulla strada del protagonista  e lo influenzi.

Un’altra particolarità è data dal fatto che Dostoevskij non opera una sintesi delle prospettive dei personaggi per ricavare un’ideologia unitaria: lascia che le contraddizioni messe in scena convivano, senza un’evoluzione dialettica dei conflitti. Le incongruenze sociali della sua Russia influenzano certamente queste scelte: il capitalismo, affermatosi con ritardo e soprattutto nelle ricche città della zona Europea, siede accanto alla servitù della gleba, abolita solo nel 1861.

Dostoevskij non guarda la storia come un processo in divenire, ma raffronta tappe e punti di vista al presente, nella loro contemporaneità: da ciò derivano i conflitti interiori dei personaggi, l’accumulazione di eventi senza una limpida successione logica e cronologica, il perenne presente in cui si svolge la vicenda narrata. Sebbene tutto ciò possa concorrere a ridurre il realismo, questo si afferma proprio nella psicologia del personaggio, essere sociale a tutto tondo e non mera funzione narrativa: Dostoevskij s’immedesima nei suoi panni e limita la sua visione della realtà a quella che il personaggio stesso avrebbe, determinando quindi la polifonia, la sfaccettatura delle ideologie rappresentate.

Chi era Fedor Michailovic Dostoevskij

foto:cruciality.wordpress