Consonno: Declino di Un’Odierna Follia

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alberto.segramora

Nel comune di Olginate, in provincia di Lecco, i boschi brianzoli celano un segreto che la natura si sta gradualmente riprendendo. E’ Consonno, la città fantasma, rigurgito della speculazione edilizia degli anni Settanta. Fino all’otto gennaio 1962, la frazione raccoglie una comunità di duecento persone. La vita è quella tipica dei contadini locali: semplice, dura, scandita dal succedersi delle stagioni. La sussistenza del piccolo borgo di origine medievale si basa sui frutti del lavoro agricolo. I principali prodotti della terra sono sedano e porri, ma anche le castagne del florido bosco circostante. Situato a circa 600 metri di altezza sul Monte di Brianza, è un luogo isolato: i suoi abitanti devono percorrere una tortuosa mulattiera per raggiungere il paese più vicino e smerciare i loro prodotti.

Purtroppo, la condizione economica dei nuclei familiari non permette loro abitazioni o terreni di proprietà: ogni casa del paese e svariati ettari del territorio circostante appartengono ai signori Verga e Anghileri della “Immobiliare Consonno Brianza”. L’incubo ha inizio con la vendita della società al conte Mario Bagno, ambizioso imprenditore già coinvolto in progetti edili di successo in tutta Italia. Con 22.500.000 Lire egli diventa padrone assoluto del borgo, per cui serba un disegno bizzarro e megalomane. La sua prima iniziativa coinvolge il sentiero di collegamento tra Consonno e Olginate, ben presto tramutato in una strada asfaltata, con l’avallo del Consiglio Comunale e del sindaco Luigi Viganò. Gli abitanti del borgo accolgono l’iniziativa con ingenuo stupore, soprannominano Bagno “Il Conte Amen” per la celerità con cui ottiene e fa ciò che vuole, e sperano che i lavori stradali agevolino le loro fatiche quotidiane. Invece, le ruspe non si fermano. Le vere intenzioni del conte diventano presto evidenti; più di ogni cosa, vuole trasformare il villaggio campagnolo in attrazione turistica: prima, promette di lasciare intatte cascine e edifici originari, integrandoli alla sua iniziativa, poi, sull’onda del boom economico, decide di rivoluzionare l’assetto urbanistico e idrogeologico dell’intera area. Così, le case vengono abbattute, spesso senza alcun preavviso agli occupanti. Ogni opera autoctona è rasa al suolo, eccetto l’antica Chiesa di San Maurizio, la casa del cappellano e il piccolo cimitero. Persino una collina adiacente viene spianata, per garantire una perfetta panoramica dei monti lecchesi e dei primi scorci di lago.

La follia di Bagno prende forma senza un vero schema, ignorando i principi etici e di rispetto ambientale, trascurati dall’edilizia dell’epoca. Così Consonno cambia faccia, nella visionaria prospettiva di farsi città dei balocchi moderna, un polo attrattivo che unisca Lecco e Milano tra lusso e mondanità. Ma c’è di più: il Conte vuole che la sua Las Vegas in miniatura diventi uno dei centri più belli d’Europa. Invano si levano cori di protesta: a ritmo incessante si realizzano strutture commerciali, di ristorazione e intrattenimento, in un connubio di stili architettonici a dir poco eccentrico. Le betoniere lavorano senza sosta, sfornando piste da ballo e pagode cinesi, laghetti artificiali, fontane e ponti futuristici, esosi monumenti e un castello medievale con tanto di sentinelle. E ancora un cannone residuo di Cinecittà, sale da gioco e sfingi egiziane, un albergo di eco ellenica. La struttura più stupefacente è la galleria commerciale d’impronta araba, il cui minareto è oggi emblema di una realtà decaduta.

Nel 1968 la nuova Consonno viene aperta al pubblico, offrendo party con ospiti esclusivi, attrazioni privilegiate per celebrazioni, feste e sollazzi di ogni tipo. È un cantiere sempre aperto: il proprietario vuole realizzare campi sportivi, piste di pattinaggio, un parco divertimenti e uno zoo. Eppure, gradualmente, il centro perde attrattiva. Già durante i primi lavori, le ingenti piogge e la geo-ignoranza provocano due frane (novembre ’66 e aprile ’67), senza peraltro scoraggiare il conte. Il colpo di grazia arriva nell’ottobre ’76, quando la strada di accesso al paese viene completamente distrutta da uno smottamento. Stavolta Bagno non può nulla, e la sua Consonno va incontro al declino, per quanto tenti un ultimo rilancio negli anni Ottanta. Nulla di fatto. Persino la casa di riposo aperta nell’ex Grand Hotel Plaza è stata di recente trasferita altrove, ultima traccia alle spalle dell’abbandono.

Bagno muore nel 1995, a 94 anni di età, credendo fino all’ultimo nel suo Bengodi, frutto di una fantasia troppo azzardata. Le costruzioni sono ancora proprietà della sua famiglia e la strada comunale, oggetto di continui rifacimenti, è a traffico limitato. Dopo svariati rave party, feste senza autorizzazione organizzate su Internet, il Comune di Olginate ha dichiarato Consonno inagibile per ospitare qualsiasi evento. Tuttavia il luogo conserva un fascino cupo, e il silenzio che la sovrasta riecheggia della spensieratezza di un tempo. Il regista Davide Ferrario, forse attratto da quel fascino, nel 1998 vi ha girato parte del film Figli di Annibale, con Diego Abatantuono.

Oggi Consonno è una città fantasma, abitata da meno di dieci persone. Delle sue meraviglie restano solo rovine: palazzi fatiscenti, lampioni monchi, soffitti sfasciati, pareti ricoperte da sfavillanti murales. Gran parte delle costruzioni è stata recintata, anche se qualcuno vi ha aperto dei varchi, incurante dei pericoli di crollo. Le brecce nell’asfalto lasciano spazio a ciuffi d’erba selvatica, e la vegetazione sta divorando lo sbiadito splendore di fontane e balere. Di notte, la chiesa di S.Maurizio è uno dei pochi edifici illuminati, e la sua facciata severa stride col degrado circostante. Percorrendo le vie è ancora possibile attraversare arcate in ferro arrugginito, sulle quali si leggono a fatica le scritte: “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”, “A Consonno tutto è meraviglioso”, “A Consonno il cielo è più azzurro”, “A Consonno è sempre festa”, “Chi vive a Consonno campa di più”, sinistri retaggi di una labile chimera.

 
 
Per saperne di più: [http://www.consonno.it]