Lo strumento alimentare UE: un aiuto concreto nella lotta alla fame

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L’Unione europea è il primo fornitore mondiale di aiuti verso i Paesi in via di sviluppo. Questi fondi sostengono da una parte lo sviluppo dei Paesi più poveri e dall’altra intervengono con aiuti umanitari nei confronti di crisi contingenti (l’ultimo tragico evento, che sui media sembra già dimenticato dopo il solito grande clamore da circo, è quello del terremoto di Haiti, dove l’Unione continua a operare) o di questioni epocali come la lotta contro la fame.

Con oltre 500 milioni di euro già erogati e il 97% dei fondi impegnati ad appena un anno e mezzo dall’adozione, lo strumento alimentare dell’Unione europea, che ha in dotazione 1 miliardo di euro, ha saputo rispondere in modo rapido e efficace al problema dell’insicurezza alimentare in diversi contesti. Lo strumento, attraverso più di duecento progetti d’intervento concreti, fornisce sostegno a circa 50 milioni di persone nel mondo, compresi molti piccoli agricoltori delle zone rurali più marginalizzate. I risultati fin qui ottenuti dallo strumento alimentare, introdotto a fine 2008 in seguito all’impennata mondiale dei prezzi alimentari, sono stati presentati questa settimana dal Commissario allo Sviluppo Andris Piebalgs.

Dalla siccità in Pakistan alla malnutrizione infantile in Niger, dal bisogno di fertilizzanti in Guatemala a diversi interventi nell’Africa sub-sahariana, la Commissione europea, grazie anche alla collaborazione di diverse organizzazioni internazionali, ha impegnato fino ad oggi, con grande celerità, il 97% dei fondi disponibili e si appresta a occupare il rimanente. Non si tratta soltanto di aiuti d’emergenza, ma soprattutto di sostegno al microcredito, agli investimenti, alle attrezzature, alle infrastrutture e alla formazione. Ad aprile 2010 è stata adottata l’ultima decisione di finanziamento per un valore totale di 145,3 milioni di euro.

Ma non solo su questi fronti l’Unione europea gioca un ruolo da protagonista nelle relazioni con i Paesi in via di sviluppo. Il partenariato con l’Africa, tanto per citare un continente al centro dell’attenzione planetaria in questi giorni, sta diventando sempre più strategico. Il dibattito che partirà nei prossimi mesi sul bilancio comunitario per il dopo 2013 non sarà secondario nemmeno su quest’aspetto. La politica agricola comune, che assorbe ancora circa il 40% delle (scarse) risorse comunitarie, sarà rivista, e il tema dei sussidi alle esportazioni (che peraltro non riguarda soltanto l’Unione europea, anzi) non potrà essere ancora una volta del tutto accantonato. E non soltanto nell’interesse dei nostri partners internazionali, ma anche per dare finalmente una svolta verso un’agricoltura europea di qualità.