Londra – C’è un Italia della tradizione che non riguarda soltanto espressioni artistiche musicali quali il canto e la danza o sapori antichi piuttosto un saper creare che non è stato appreso dai corsi o dai manuali ma è scritto nel dna di questi artisti il cui talento gli arriva da molto lontano.
E’ la storia di due ragazzi,Emanuela ed Andrea che in un paesino della Calabria tessono con passione gioielli e di Adriana Lepori, insegnante d’italiano a Londra, che un giorno incrociò le loro strade e folgorata dalla passione con cui i due timidi ragazzi realizzavano le loro opere, decise di farsi portavoce dei loro prodotti all’estero.
La sfilata di questi gioielli si è tenuta ieri all’Italian Bookshop di Londra gestita da Ornella in Cecil Court dietro Covent Garden.
Ma iniziamo dal principio.
L’area cosiddetta grecanica riguarda una piccolissima lingua di terra al sud della Calabria tra lo Ionio ed il Tirreno dove anticamente veniva parlato il dialetto grecanico.
Tale idioma conservava una forte influenza del greco antico e rappresentava per le popolazioni del luogo un decisivo elemento d’identità.
Con il passare degli anni, a seguito della dittatura fascista che vietò l’uso di tale linguaggio, e a causa del processo di omologazione che accompagnò la rivoluzione industriale, tale dialetto da forte segno di appartenenza divenne motivo di vergogna tale che le persone del luogo smisero di usarlo quale strumento di comunicazione.
Fu un gruppo di giovani intellettuali durante gli anni ‘70 a riscoprire l’importanza di questa tradizione ed a voler recuperare quello che nel tempo si era andato perduto: identità linguistica e senso di appartenenza. Animati da tale scopo, fondarono l’Associazione La Ionica volta a ritrovare le antiche radici,risalendo quel filo di Arianna per far rivivere in pieno la tradizione, consapevoli della ricchezza che questa incorpora. Dopo diversi ostacoli burocratici, riuscirono ad ottenere il riconoscimento di minoranza linguistica e poterono dar avvio ad un percorso volto a valutare i prodotti locali in un ottica di sviluppo sostenibile del territorio.
E fu in uno di questi eventi, il Paleariza dove Adriana Lepori incontrò i due giovani artisti.
Il Paleariza in greco di Calabria vuol dire antica radice ed è un festival etno culturale e musicale che si svolge tra i paesi dell’Aspromonte quali Bova, Palizzi, Africo, Pentedattilo, Staiti e tanti altri.
Durante il festival si alterna musica etnica mondiale, trekking tra le bellezze naturalistiche e allestimento di stands dove vengono presentati i prodotti tipici locali.
In uno di questi stand Emanuela ed Andrea esponevano i loro gioielli sapientemente realizzati. Le loro creazioni sono pezzi unici, lavorati completamente a mano senza l’ausilio di alcun macchinario, e composti da pietre naturali quali ad esempio quarzo rosa, acqua marina, perle di fiume, conchiglie.
La loro filosofia, in linea con uno sviluppo sostenibile del territorio, consiste nell’utilizzare prodotti riciclabili come ad esempio i fili di rame delle condutture elettriche o molto altro ancora.
Ed il risultato è affascinante poiché se li si osserva attentamente, quei gioielli evocano i colori di quella terra, dal blu del mare al rosa dei malvoni dell’Aspromonte; le forme richiamano l’andirivieni di quei monti, l’anima di quella striscia di terra. Se si prova ad indossarli anche solo per un attimo ci si accorge che dietro a quel gioiello c’è una storia lunga millenni.