Lo scorso 19 giugno 2010, nel vecchio cimitero di Benamahoma, un piccolo paesino della provincia di Cadice in Spagna, è stato inagurato il primo Parco della Memoria della Andalusía. Per la occasione è stato eretto un monumento scultoreo di grandi dimensioni, lungo ben 9 metri, che insieme alla pittura murale che lo accompagna contiene 101 siluette di figure umane a grandezza naturale, a ricordo degli oltre 100 abitanti della zona che furono fucilati nell’estate del 1936 durante la guerra civile spagnola. Il gruppo scultoreo, situato accanto alla fossa comune, è un opera dell’artista italiano Andrés Montesanto, medico di professione e scultore autodidatta, nato in Argentina e residente a Malaga da oltre 20 anni, attualmente consigliere del Com.it.es di Madrid.
Orami in pensione, Andres Montesanto, ha abbracciato la scultura come mezzo per esprimere il suo impegno estetico nella capitale della Costa del Sol, Malaga città che scelse per vivere nel lontano 1989 appena arrivato dalla sua Argentina natale con la sua famiglia. Il suo paesaggio e i suoi abitanti hanno notevolmente influenzato le opere di questo artista autodidatta, che sempre ha lavorato prevalentemente con il calcestruzzo, in opere di piccolo formato come monumenti di grandi dimensioni.
I suoi "cubi" di cemento, con cui ha sperimentato diverse consistenze in combinazione anche con altri materiali, ci invitano a guardare dentro per scoprire strutture che prendono vita nello spettatore. Ha esposto più volte a Málaga e Vélez-Málaga. Ha anche realizzato diversi monumenti e sculture in programma nomadi, situati in diverse parti della provincia di Malaga e un po in tutta la Andalusia. Gioca con quello che definisce "interattività", sculture geometriche in cui l’osservatore è tentato di comunicare e di vedere attraverso le proprie strutture interne, come "integrazione".
In questi ultimi 5 anni ho incontrato Andres tante volte in occasione delle riunioni del Com.ites di Madrid, essendo entrambi consiglieri, e durante gli incontri con la comunità italiana e i ricevimenti ufficiali organizzati dall’Ambasciata di Madrid, dal Consolato o dallo stesso Com.it.es sia a Madrid che a Malaga, a cui sempre ha partecipato accompagnato dalla moglie, però fino ad oggi non mi ero reso completamente conto della forza comunicativa delle sue opere e della loro originalità.
Ho voluto intervistarlo personalmente per capire meglio la sua arte, conoscere la sua storia e i suoi sogni.
Andres, tu sei nato in Argentina e hai vissuto gli anni duri della dittatura di quel paese. Cosa hai sentito quando ti hanno incaricato questo lavoro e la tua opera ne ha tenuto conto o no?
Ai tempi della dittatura militare Argentina, yo vivevo nella Patagonia, molto lontano da Buenos Aires e praticamente estraneo a quello che succedeva. Fortunatamente non ho nessuno dei componenti della mia famiglia o amici tra i " desaparecidos", purtroppo alcuni si furono torturati.
Fu proprio l’anno scorso, quando iniziai a interessarmi del tema e delle persone scomparse nella Guerra Civile Spagnola, per cui decisi di utilizzare la mia arte come strumento di denuncia contro la barbarie e per la giustizia con le vittime.
Tu sei un medico oramai in pensione che si dedica a tempo pieno alla creazione artística. Dici di essere autodidatta e allora raccontaci come e quando nacque questa tua voglia di espressione artística plástica.
Fin da ragazzo ho sempre ho avuto una certa vena artistica, ma prima dovetti dedicarmi a studiare per migliorare la situazione familiare, poi venne la mia propria famiglia e i miei 5 figli, la emigrazione, gli studi universitari di tutti e cinque, insomma , non c’èra mai tempo per l’arte. Adesso che sono in pensione, sto vivendo una seconda vita, facendo quello che mi piace senza condizionamenti economici.
Hai iniziato la tua carriera con piccole sculture e quest’ultima è credo sia la più grande che hai mai realizzato. Raccontaci come sono arrivati fino a te i patrocinatori di questo monumento alla memoria storica.
Scelsi come materiale il calcestruzzo perchè non ha in se nessuna elemento di bellezza intrinseca, solo le mani dell’artista che lo rendono artistico. Sopratutto, puoi lavorare con grandi volumi a costi irrisori, infatti le mie ultime opere fatte con altri materiali sarebbero proibitive economicamente.
Sei di origini calabresi. Hai mai pensato di regalare una delle tue opere al paese di origine dei tuoi genitori?
Quando lavorai alla idea della scultura " El emigrante" per il IX Encuentro de Arte de Genalguacil (provincia di Malaga), pensai non solo agli emigranti spagnoli, sebbene a quelli italiani come i miei genitori. Quel lavoro mi ha dato enormi soddisfazioni personali, infatti secondo i critici, ho saputo trasmettere i miei sentimenti attraverso la mia opera. Mi piacerebbe tantissimo poter realizzare una opera simile nel paese di Nicotera in Calabria di cui erano originari i miei genitori. Ho la speranza di realizzarlo prima o poi.
Come italiano in Spagna impegnato nel sociale e come Consigliere del Comites di Madrid rappresenti gli italiani residenti e nati in sud america, cosa pensi della italianità?
La italianità, secondo me, è una questione di sangue, che si diluisce con il passare delle generazioni. Con il tempo, la cultura del paese dove uno risiede si impone alla eredità culturale ricevuta dai genitori. Qui in Spagna gli italosudamericani godiamo di una affinità idiomatica e culturale fortissima con gli spagnoli, e anche se puó sembrare un controsenso, ci sentivamo piú prossimi all’Italia quando vivevamo in Argentina che adesso che viviamo in Spagna. Disgraziatamente la poca stabilità economica e la insicurezza propria dell’immigrante non ci ha permesso di trovare la giusta strada per il reincontro con le nostre radici e anzi sempre abbiamo avuto la sensazione di "disturbare" nei consolati italiani. La comunità italiana formata da italianoparlanti e hispanoparlanti, si muove tra le critiche mutue e la indifferenza totale. La quotidianità ci ha spinto alla totale integrazione nella società spagnola, allontanandoci dalle nostre origini e ci sentiamo più europei che italiani.
Oramai sono oltre 20 anni di residenza a Malaga, parlaci della tua esperienza come cittadino di questa Spagna cosi diversa e diferente?
Noi argentini sempre siamo stati accolti bene dalla società spagnola. Personalmente quando arrivai fui trattato molto meglio qui che nel mio paese di nascita. A Malaga mi sono sempre sentito accettato e appoggiato fin dal primo momento sia dalla gente che dalle istituzioni. La mia integrazione fu semplice e anche per la mia famiglia. In questi 21 anni che ho vissuto in Spagna ho visto una straordinaria crescita economica e delle infrastrutture che ha portato questo paese tra i migliori d’europa. Ma la circostanza di questo grande sviluppo economico ha provocato che la società perdesse il contatto con la realtà.
Anni addietro tu fondasti in Andalusia una associazione di Argentini per aiutare coloro che arrivavano in Spagna alla ricerca di un futuro e molti di loro adesso non trovando piú lavoro fanno le file nei centri di assistenza sociale anche solo per mangiare. Che consiglieresti loro di fare, rimanere o tornare a casa?
Dopo la crisi economica argentina (el "corralito") molti di quelli che arrivarono in Spagna non erano sufficientemente preparati ne informati sulla realtà spagnola. La illusione gli fece credere di incontrarsi in un paese ricco e con grandi di opportunità di lavoro per migliaia di famiglie, che poi invece si trovarono di fronte allo scenario opposto. La maggior parte di coloro che non trovarono un posto in questa società già sono tornati a casa. Quelli che ancora rimangono dovranno analizzare i loro affetti, le possibilità di sviluppo, il futuro dei loro figli e gli aiuti che possono ricevere e quindi ciascuno dovrà fare la propria scelta. Solo posso dare un consiglio: informarsi bene prima di fare il passo.
Se dovessi tornare indietro cosa cambieresti della tua vita?
Se non avessi commesso tutti gli errori che ho fatto, oggi forse non avrei questa visione della vita. In generale sono soddisfatto e sopratutto sono estremamente grato a ció che la vita mi ha regalato: mia moglie, i miei 5 figli e i miei nipotini.