LONDRA – Dalla Sardegna musiche e danze popolari nell’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

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Degli eventi culturali promossi dall’Istituto Italiano di Cultura di Londra, ieri 1 luglio 2010 la Regione Autonoma della Sardegna è stata protagonista della serata con musiche e danze tipiche popolari.

A comporre la scena l’Orchestra Popolare Sarda di Orlando Mascia e il gruppo etnico musicale  Furias, in un mix di gente proveniente da diverse scuole, pronta ad esibirsi e ad esportare un po’ della loro cultura.

Hanno fatto il loro ingresso in fila, l’uno dietro l’altro, i musicisti sardi, soffiando le tipiche Launeddas, vestiti d’abiti tipici, pantaloni e gilet nero per gli uomini e gonna larga, scialli e copricapo colorati per le donne.

Musicisti principali della serata sono stati Bruno Camedda alla fisarmonica, Paolo Zinca alla chitarra e alla voce e il maestro Orlando Mascia a launeddas, trunfa e flauto, accompagnati dalla splendida voce di Elisa Marongiu, da altri suonatori di launeddas e dalle coppie di ballo.

La tradizione vuole che non vi siano delle partiture scritte, ma musica improvvisata, motivo per il quale Orlando Mascia ha affermato: –  Non sappiamo quanto andrà avanti, noi suoniamo quanto volete, l’orologio siete voi –, coinvolgendo il pubblico che si preparava all’ascolto. È stata la volta poi di Paolo Zinca, che ha presentato i vari brani: un diversificarsi di temi che ha tinteggiato spaccati di vita quotidiana e valori di una società che si tramandano di padre in figlio, come l’amore per la musica e la volontà di esprimersi mediante la canzone popolare. Costante delle musiche le launeddas, lo strumento più antico d’Europa, datato all’ottavo secolo a.C. da una statuetta nuragica che raffigura un uomo che la suona.Si costituisce da tre canne in materia di fibra vegetale e si suona inspirando dal naso e trattenendo l’aria nella bocca che diventa una “sacca d’aria”, diversamente dalla zampogna che ha una sacca d’aria artificiale.  Altri strumenti costanti sono il tamburello, la “canna sperrada”, la “trunfa”, la fisarmonica, la chitarra, il triangolo e il “susulito” (ottenuto da un frutto).

Sono state eseguite 12 musiche con testi d’amore (con la canzone “No poto reposare”), di cambiamenti sociali e ambientali ravvisati nelle strofe dialettali sarde di una canzone che dice “..Giovannino mio, il mondo com’era una volta non torna mai più”, della faida che spesso è vista come giustizia personale, di buoni valori tramandati ai bambini dai nonni (con “Anninora cucumeu”).

I momenti sono stati scanditi  dai “su passu torrau” (passo all’indietro), “su passu a reusu” (passo a tre), una sorta di fox strox data dalla contaminazione musicale della Sardegna Nord Orientale con il Nord Europa, in un incedere di ritmo e divertimento.

Il gruppo Furias e l’Orchestra Popolare Sarda hanno iniettato genuinità, sorrisi e valori, hanno chiamato gli spettatori a partecipare tenendo il ritmo con le mani, danzando l’ultima canzone di saluto, per entrare in profondità, coinvolgere emotivamente a suon di musica, come ha sottolineato Paolo Zinca: – La nostra è una storia articolata e siamo alla ricerca di un’identità in un mondo che ormai è confuso. Oggi siamo alla vigilia della partenza per la Sardegna, che in questo periodo è molto calda, ma è calda anche di spirito e chissà che non possa portare qualcosa di buono alla società, valori, pace..”.

Conclusosi il concerto si è  passati dall’entusiasmo musicale a quello culinario, con la degustazione di prodoti tipici della Sardegna.