La difficile pace medio-orientale

0
1187
isdraele.jpg

  

Gli esperti ci potranno dire molte cose rinvangando il passato che ha visto per anni lottare e dissanguarsi palestinesi e israeliani per strappare agli uni e agli altri fazzoletti di terra e primati territoriali a metà strada tra il religioso ed il laico, ma la logicità del ragionamento, per quanto lineare, continua a non giustificare tanto accanimento. Entrambi i popoli sembrano avere nel loro codice genetico una carica di odio e di vendette inesauribile. Eppure da più parti si cerca di trovare un terreno comune sul quale far maturare i frutti della pace. La verità è che sia i palestinesi sia gli israeliani considerano gli altri degli usurpatori e la lotta è volta al primato degli uni al prezzo degli altri. In altri termini si punta alla radicalizzazione della contesa e si cerca di giungere alla soluzione finale dove vi sia un solo perdente e, quindi, un solo vincitore. E’ uno scenario impensabile eppure il terrorismo da una parte, con il seguito degli incoraggiamenti di alcuni esponenti di spicco del gotha palestinese, e l’atteggiamento intollerante degli israeliani dall’altro, sembrano andare in senso antistorico. L’unica strada possibile sembra essere quella di una divisione territoriale rigida con un muro che divida i due popoli rendendo impenetrabili gli accessi agli uni e agli altri e con un’area cuscinetto controllata da una forza neutrale d’interposizione. Ma come si dovrà fare per i luoghi sacri di culto per entrambe le religioni? Occorrerebbe concepire l’idea di “città aperte” e con uno statuto speciale che le renda impenetrabili a contese di natura religiosa e terroristica. Ma sopra ogni altra considerazione bisognerebbe cominciare a parlare di meno di odio e di vendette e più di convivenza pacifica a partire dalle autorità religiose e per finire nelle scuole di ogni ordine e grado.

 

foto: cesi-italia.it