Antonio Caprarica lo stile del giornalismo italano a Londra

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Volto noto della televisione italiana, giornalista, scrittore, è stato inviato a Mosca, in Francia, in Medio Oriente. E’ l’erede del grande Sandro Paternostro , la sua ironia pesata e mai scontata lo ha reso uno dei giornalisti più noti dello schermo.

Ma sono state le dirette da Londra che lo hanno consacrato alla notorietà. Stiamo parlando di Antonio Caprarica, classe 1951, laurea in filosofia, una passione per il girnalismo e le cravatte.

Nel 1989 entra alla Rai ( Radio Televisione Italiana) si occupa di politica estera, poi inizia lo zingaraggio come inviato per il mondo, sposato con la pianista Russa Iolanta Miroshnikova.

Scrittore di succeso con i libri “La stanza delle scimmie” (1988), “Dio ci salvi dagli inglesi… o no!?” (2006), “Com’è dolce Parigi… o no!?” (2007), “Gli italiani la sanno lunga… o no! (2008), Papaveri&Papere (2009), “I Granduchi di Soldonia” (2009), si consacra anche come scrittore e di quelli che se letti una volta li leggi sempre. Proprio a Londra nel mese di Ottobre ha presentato il suo libro “C’era una volta in Italia un viaggio fra patrioti ,briganti e principesse nei giorni dell’Unità”.

La serata e’ stata una successo. Noi di italoeuropeo abbiamo avuto mesi fa l’opportunità di incontrare Antonio Caprarica con un’intervista video (VEDI QUI ) dove abbiamo parlato di molte cose anche della monarchia e dei sui cambiamenti interni verso una modernizzazione controllata sempre dalla regina. In una intervista al Quotidiano di Puglia, Caprarica ripercorre la sua vita dai banchi del liceo al successo televisivo.

Nulla di regalato, anzi, prima una gavetta nella carta stampata, esordisce nel mondo giornalistico come redattore sindacale del settimanale Mondo Nuovo; tra il 1976 e il 1978 scrive su l’Unità, in seguito, da febbraio a ottobre 1989, è condirettore di Paese Sera. Con Giorgio Rossi, scrive il suo primo libro: “La ragazza dei passi perduti, nel 1986”.

Poi sono gli anni da inviato per il mondo. La cosa che colpisce quando si incontra Caprarica, è la cordialità e l’eleganza, ha una parola gentile per tutti, poi gli occhi cadono sicuramente sulle coloratissime e lussuose cravatte di cui Caprarica ne ha una collezione da fare invidia. Uno stile sicuramente unico che proviene anche da un’ educazione familiare fatta di valori e principi e da una base politica data da un padre molto influente, lui stesso in un’ intervista dice: «Certo. Mio padre, Ninì, segretario della Cgil salentina e consigliere comunale a Lecce per il Psiup e il Pci, era un uomo capace di esercitare una grande influenza.Per lui la politica doveva essere un servizio reso allagente. Per me è stato un esempio di moralità pubblica».

Pignolo, preciso e spesso irascibile, come tutti le grandi personalità che fanno del lavoro una seria professione dove anche i minimi dettagli hanno un peso importante per cosengnare un ottimo prodotto ai telespettatori e questo sottolinea anche il rispetto che Caprarica ha per gli spettatori della TV o i radioascoltatori della Radio.

A Londra si impone tra lo stile inglese senza cambiare il suo italian stile, conosciuto anche nei giornali inglesi per la sua professionalità e grinta. Della BBC che sta attraversando un periodo difficile dice: “..La Bbc è contestata. Nata 90 anni fa per “informare, educare e divertire”, oggi le cose sono cambiate.

Ormai la mission prevalente delle televisioni è quella di divertire, stando a rimorchio di mode culturali sempre più discutibili. Il problema italiano, poi, è aggravato [..] dall’occupazione debordante della politica. Quando fui nominato direttore di Radiouno Rai, prima ancora di parlare alla Redazione, fui convocato dalla Commissione di vigilanza ad esporre il mio programma. Io ci andai, ma innanzitutto volli esprimere il mio disappunto, dicendo ai commissari che consideravo inaccettabile per una democrazia liberale qualsiasi controllo politico sull’informazione.

Di solito – sottolineai – i giornalisti fanno i cani da guardia del potere». Antonio Caprarica non fa sconti a nessuno, segue il principio morale dei giornalisti, raccontare la verità e le cose come stanno, senza tanti giri di parole. Non fa nemmeno fatica a scrivere i libri nonostante l’enorme lavoro che ha come direttore della Radio Rai, scrivere i libri non e’ fatica ma un piacere. Ad Ottobre ha consegnato la sua ultima fatica ( già anticipata a Maggio alla telecamera dell’ Italoeuroepo) .

Il libro si concetra sull’aristocrazia britannica: dice lo stesso autore «Il titolo è “La classe non è acqua” e accende i riflettori sull’aristocrazia britannica. Cerco di spiegare come ha fatto a conservare sino ad oggi potere economico e politico. Ne esce uno spaccato della società inglese che, al di là dei diversi punti di vista, continua ad esercitare un enorme fascino». Sicuramente un altro successo da leggere tutto di un fiato scoprendo una classe inglese unica e sicuramente non mancheranno nemmeno le battute ironiche che lasceranno i solchi di un sorriso su chi legge.