Giovanni Allevi si racconta durante il suo Alien World Tour 2011

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Il personaggio è di quelli che fa parlare di sé, dalle redazioni delle riviste di musica alle aule del conservatorio, ha il look e la creatività del genio mescolate alla semplicità di un bambino. Nasce ad Ascoli Piceno Giovanni Allevi, nel 1969 e dopo essersi diplomato in Pianoforte e laureato in filosofia si è imposto con le sue composizioni nello scenario musicale internazionale. La prima pubblicazione è del 1997 dal nome “13 dita” seguito poi da vari successi come “Composizioni” nel 2003, “No Concept”nel 2005, “Joy” nel 2006 e Alien nel “2010”. Il segreto del suo successo risiede nell’essersi calato dalla “ torre d’avorio” della musica classica accademica cercando di recuperare un rapporto diretto con il cuore dell’ascoltatore. Il suo sogno dichiarato nel suo ultimo libro “Classico Ribelle”edito da Rizzoli, è quello di proporre una nuova musica classica che sia contemporanea ossia interprete e portavoce dello spirito del tempo e che incarni quel senso di bellezza e armonia, l’unica in grado di andare dritta al cuore ed emozionare.

C’è bisogno, secondo Allevi, di compiere un “parricidio intellettuale” pur conservando gli insegnamenti e le tecniche che ci provengono dai grandi maestri del passato occorre andare oltre il loro insegnamento affermando la propria identità. Lo abbiamo incontrato ed intervistato durante uno dei suoi concerti di Alien World Tour 2011 che vedrà protagoniste diverse città europee 21 Ottobre- Barcellona- Auditori;  25 Ottobre –Madrid- Teatro Alcàzar ; 27 Ottobre- Londra- Southwark Cathedral;  6 Novembre- Parigi- Theatre de l’Alhambra

D: Perché hai sentito il desiderio di scrivere il tuo ultimo libro Classico ribelle?

G.A.: Un giorno, al Conservatorio di Milano, dove mi sono diplomato in composizione, un gruppo di studenti mi ha aggredito verbalmente, gridando contro di me una serie di insulti. Quando sono tornato a casa ho capito che era giunto il momento di mettere in chiaro le mie idee estetiche. Sono il ribelle, che ha avuto il coraggio di proporre un cambiamento profondo nel mondo della Musica Classica.

D: Il libro sottolinea la celebrazione del sorgere di una musica classica contemporanea attraverso un “parricidio intellettuale”. La tua musica cosa conserva del classico e cosa incarna invece del contemporaneo?

G.A.: La classicità consiste nel conservare le forme della tradizione (sinfonia, sonata, studio, toccata…) ma queste possono inglobare contenuti tratti dal mondo a noi contemporaneo che fanno parte del presente, e che i grandi del passato non potevano immaginare. Ecco spiegato il motivo del parricidio intellettuale: per creare una musica che è espressione del presente dobbiamo prendere le distanze dai geni che ci hanno preceduto.

D: La tua vita, come scrivi, è “Alla ricerca di quel lampo di poesia che si nasconde tra le pieghe dell’esistenza”. Che cos’è la poesia per Giovanni Allevi?

G.A.:Quei pochi momenti in cui ti senti “fuso con il cosmo” arrivano quando decidi di inseguire i tuoi sogni accettandone i rischi, quando trovi il coraggio di essere totalmente te stesso, lontano dalle omologazioni e dalle pressioni che la società ci impone. Siamo inconsciamente costretti ad assumere una maschera di perfezione, forza e successo che non ci appartengono. Grazie alla musica e all´arte possiamo entrare in contatto con le nostre emozioni più profonde, con la nostra natura più sincera, e allora siamo felici!

D: Semplicità, complessità e tecnica. Che ruolo hanno nelle tue composizioni? Come si armonizzano tra loro?

G.A.:Bisogna passare attraverso la complessità, affrontando un lavoro durissimo che comporta anni di studio accademico e di acquisizione della tecnica, per ottenere il distillato della semplicità. La semplicità è complessità risolta.

D: In uno dei tuoi capitoli affermi: “Attraverso l’arte si entra in contatto diretto con il mistero della quotidianità. Il divino è ovunque, basta togliere di mezzo l’abitudine”. Come si toglie di mezzo l’abitudine?

G.A.:Cercando di vivere il presente più intensamente possibile, guardando il mondo con gli occhi incantati di un bambino.

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D: La Strega e l’alieno. Ci racconti il tuo mondo magico?

G.A.:La Strega è la Musica, che immagino come una bellissima donna capricciosa che vuole da me una dedizione assoluta e che pochissime volte ricambia le mie attenzioni. Lei, qualche volta mi regala una manciata di note che senza motivo raggiungono la mia testa. Mi ritrovo così a vivere una esistenza votata alla fantasia, dove ogni secondo è l´occasione per inventare qualcosa di nuovo, dove nulla è scontato, fino a sentirmi un alieno circondato di alieni.

D: Le prossime date dell’Alien Tour 2011: 25 ottobre Teatro Alcazar di Madrid, 27 ottobre Southwark Cathedral di Londra, 6 novembre Theatre de L’Alhmabre di Parigi. Su che base hai scelto i brani per questi concerti?

G.A.:Eseguirò al pianoforte i brani di “Alien”, il mio ultimo album che è forse il più complesso, dove la ricerca musicale è tesa verso la dilatazione delle forme e l’esecuzione verte verso il raggiungimento di una purezza maniacale del suono, ma inserirò anche altre composizioni tratte dai miei lavori precedenti e più amati dal pubblico.

D: Dal 17 ottobre del 2010 quando è iniziato ALIEN WORLD TOUR in Giappone quali emozioni ti ha donato il pubblico? Avverti delle differenze da un emisfero ad un altro?

G.A.:Vorrei avere mille vite per ricambiare l´affetto e le emozioni che il pubblico ha voluto donarmi! Ogni individuo vive la mia musica in maniera personale e le immagini interiori che essa suggerisce sono per me un mistero insondabile. Quindi non riesco a fare delle differenze, ma una cosa è certa: alla fine del concerto incontro le persone e vedo nei loro occhi una scintilla, un entusiasmo che mi da la forza di andare avanti.

D: Chi è Giovanni Allevi quando non compone?

G.A.:Una persona semplicissima, piena di ansie, di paure, che dorme poco la notte, che vive in un piccolo bilocale, che non fa vita mondana, non ha la macchina e ama lavare i piatti a mano. Compongo musica nel mio studio: una panchina della metropolitana a Milano. Immagino che quelle note siano ascoltate dalle persone che scendono dai treni. La mia musica è un inno alla vita, al presente!

D: Tanto amato e tanto criticato. Cosa vuoi dire a chi ti ama. Cosa invece a chi ti critica.

G.A.:A chi mi ama vorrei dire “ti adoro! Grazie alle tue emozioni la mia musica è viva, e per questo vorrei abbracciarti, chiunque tu sia”. A chi mi critica, soprattutto ai colleghi musicisti direi: “Perché avete tutta questa urgenza di distruggermi? Forse per evitare il confronto con me? O forse perché invidiate l´affetto che il mio pubblico mi rivolge?”