Malesia. 23 ottobre. Era appena iniziato il secondo giro della gara MotoGP dello Shell Advance Motorcycle Gran Prix disputata sull’International Circuit di Sepang quando il pilota Marco Simoncelli è rimasto coinvolto in un orribile incidente “awful crash” come ha sottolineato per ben tre volte il cronista della gara .
24 enne e pilota italiano della Honda dopo aver perso il controllo della moto è stato travolto dal pilota Colin Edwards in sella alla Yamaha e dal suo amico Valentino Rossi. Dopo essere scivolato in una curva è stato travolto dai piloti in arrivo e nell’impatto ha perso il casco. E’ stato trasportato immediatamente al centro medico del circuito arrivando in arresto cardio circolatorio e riportando evidenti segni di pneumatici sul collo .Inutili i tentativi di rianimazione, il pilota romagnolo muore alle ore 10:56 ora italiana.
Il padre Paolo che lo segue da quando ha 7 anni, chiudendo anche la sua attività commerciale, nella sua disperazione ha chiesto la donazione degli organi.
Chi era Marco Simoncelli, il Sic come veniva chiamato nel paddock? Nasce in Romagna, a Cattolica, il 20 gennaio 1987 e fin da bambino mostra la sua grande passione per le moto tanto da salire a soli sette anni nelle minimoto. E da allora una escalation di successi ed un percorso fatto di intensa preparazione, gare allenamenti e tanta voglia di vincere: campione europeo della 125 nel 2002, nel 2004 il passaggio alla 250 in sella alla Gilera e campione del mondo nel 2008 nella stessa pista di Sepang dove ha perso la vita . Il passaggio alla Moto Gp arriva nel 2009 ottenendo due podi nell’ultima stagione.
Fisico possenti, folti ricci e carattere forte era conosciuto per i suoi “duelli” in pista. E’ il terzo pilota morto in gara dopo Daijiro Kato il 20 aprile del 2003 a Suzuka e Shoya Tomizawa il 5 settembre 2010 a Misano Adriatico. «Marco Simoncelli è incappato in un incidente che non era possibile evitare – afferma il dottor Russo ai microfoni di Mediaset – . È scivolato e non si può dare la colpa a nessuna norma di sicurezza, non c’era niente che si potesse evitare”
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