Il tempo breve di Marco Niada, Garzanti 2010

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“Gran parte del senso che diamo alla vita dipende dal rapporto che abbiamo con il tempo… La catena infernale di impegni e scadenze inizia a farci perdere il controllo di noi stessi, la nostra capacità di osservare e di creare, confondendo continuamente ciò che è urgente con ciò che è importante» Marco Niada «Il tempo è scardinato», si lamenta Amleto.

È la sensazione che avvertiamo tutti noi. È vero che da sempre il progresso tecnologico ed economico è accompagnato – e forse causato – dall’accelerazione. È vero che il trasporto sempre più veloce di uomini e mercanzie, l’accelerazione degli scambi e dei commerci, per non parlare delle armi, sono senz’altro il marchio della modernità.

Tuttavia oggi più che mai il tempo ci sfugge. Il presente, ovvero la nostra vita quotidiana, si infittisce fino a scoppiare di impegni che si sovrappongono e si accavallano. Il futuro, che l’economia mondiale ha cercato di addomesticare facendo gonfiare a dismisura il credito, si è praticamente azzerato in una crisi di proporzioni mondiali.

I primi a sperimentare gli effetti di questo eccesso di velocità sono stati gli uomini politici, le star dello spettacolo e dello sport, i grandi manager. Ma ora il fenomeno, grazie alla diffusione delle nuove tecnologie, che permettono di restare connessi sempre e dovunque, si è diffuso a livello di massa. Il tempo breve esplora, con finezza e profondità, la malattia forse più grave della nostra epoca, quella che ci sta facendo perdere alcuni fondamentali punti di riferimento.

Marco Niada ripercorre in una felice sintesi la storia del tempo, dagli antichi calendari ai monasteri, dai mercati alle microfrazioni di secondo dei moderni traders. E soppesa l’impatto che questa mutazione ha avuto su di noi, uomini e donne del nuovo millennio: perché sta cambiando per sempre la nostra capacità d’attenzione, la nostra immaginazione, la nostra memoria, la nostra identità.

MARCO NIADA, milanese, è stato dal 1993 al 2008 corrispondente da Londra per Il Sole 24 Ore dove è stato testimone del più grande cambiamento economico e sociale della Gran Bretagna dal dopoguerra.

Attualmente vive a Londra dove lavora come consulente nelle comunicazioni e collabora per Il Sole. Ha scritto “Grande è Meglio, fusioni e acquisizioni nelle testimonianze dei protagonisti dell’industria mondiale” (1988), “Le Privatizzazioni degli Altri: come e perchè si vendono le aziende di Stato, l’Italia e l’esperienza estera” (1992), e “La Nuova Londra, capitale del XXI secolo” (2008). Coautore con altri colleghi de Il Sole di “Gialli Finanziari, otto casi italiani e internazionali” (2006). Il suo ultimo libro e’ dedicato al tempo: “Il tempo breve.

Nell’era della frenesia: la fine della memoria e la morte dell’attenzione” (2010) Con un gruppo di amici finanzia la costruzione di scuole nelle zone più remote dell’Afghanistan, dove si reca ogni anno.

ANTONIO CAPRARICA, giornalista e scrittore, laurea in filosofia con Lucio Colletti, è stato commentatore politico dell’Unità e poi condirettore di Paese Sera.

Tra il 1988 e il 2006, è stato successivamente a capo delle Sedi di Corrispondenza della RAI dal Medio Oriente, Mosca, Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornali Radio Rai, è tornato a dirigere la Sede RAI nell’amata Londra. Vincitore di molti premi di giornalismo tra i più prestigiosi (Ischia, Fregene, Frajese, Tigullio, Val di Sole), è autore di due romanzi , La ragazza dei passi perduti (1986 ) e La stanza delle scimmie (1988 ) , e di numerosi saggi : Dio ci salvi dagli inglesi… o no!? (2006), Premio Gaeta per la letteratura di viaggio, Com’ è dolce Parigi…o no!?(2007), Gli italiani la sanno lunga…o no!?(2008), Papaveri & papere (2009), I Granduchi di Soldonia (2009), C’era una volta in Italia (2010) , Premio Fregene Speciale per il 150° dell’Unità. Il suo ultimo libro, pubblicato da Sperling lo scorso ottobre, è uno studio sull’aristocrazia britannica : La classe non è acqua. The Italian Cultural Institute 39, Belgrave Square, London SW1X 8NX.

Lunedi’ 5 dicembre 2011, 19,00h

Istituto Italiano di Cultura

39, Belgrave Square London SW1XBNX