Se la priorità dei leader di Eurolandia era evitare che il contagio della crisi del debito sovrano greco scatenasse una reazione a catena, tale obiettivo può considerarsi non raggiunto. Nel corso delle ultime settimane la furia degli speculatori si è, infatti, abbattuta dapprima sull’Italia e successivamente su Francia e Spagna.
Il caso-Italia. Il superamento della soglia del 7% del rendimento dei buoni del tesoro decennali ha scatenato un pandemonio politico – oltre che economico – che ha prodotto un cambiamento di leadership alla guida del Bel Paese.Sebbene il passaggio di consegne tra Berlusconi e Monti lasci ancora aperti molti punti interrogativi, i mercati e i leader europei hanno accolto con favore l’insediamento del governo tecnico guidato dall’ex commissario UE.
Importanti attestati di stima sono giunti anche da Oltreoceano e, in particolar modo, è stata l’agenzia di rating Fitch a diramare un comunicato stampa lo scorso 17 novembre nel quale esprimeva la propria fiducia nei confronti del neonato esecutivo guidato da Monti. “Se il governo tecnocratico guidato da Mario Monti riuscirà a perseguire riforme fiscali e strutturali” – si legge nella nota – “l’Italia potrebbe interrompere la spirale negativa dei mercati e far abbassare gli spread verso livelli più sostenibili”. Il differenziale Btp-Bund aveva sfondato i 550 punti all’indomani della verifica parlamentare che aveva sfiduciato l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi.
Tuttavia, nel corso degli ultimi giorni questo è sceso sotto la soglia psicologica dei 500 punti. L’impressione è che lo spread sia destinato a stabilizzarsi tra i 400 e i 500 punti nel corso delle prossime settimane e quindi progressivamente ristabilirsi sui livelli d’inizio estate. Passata l’isteria dei mercati sull’Italia, la morsa degli speculatori si sta ora progressivamente spostando verso l’Europa occidentale: saranno Spagna e Francia ad avere i riflettori puntati addosso nel corso delle prossime settimane. Il differenziale tra i rendimenti dei rispettivi buoni del tesoro e i Bund tedeschi è destinato ad aumentare e a indurre la Banca Centrale Europea a correre al riparo e acquistare Bonos e Oat. L’aumento dello spread non è solamente dovuto all’innalzamento dei rendimenti dei titoli di stato francesi e spagnoli, ma è anche dovuto al fatto che gli stessi rendimenti dei Bund stanno seguendo un trend ribassista.
Spagna, il flop dell’asta dei Bonos decennali. La corsa al rialzo dei rendimenti dei buoni del tesoro di Madrid – che settimana scorsa ha toccato il 7% – non è dovuto a incertezze politiche. La vittoria del Partito Popolare guidato da Mariano Rajoy alle elezioni del 20 novembre era ampiamente prevista. I mercati e gli eurocrati sono convinti che il nuovo governo di centrodestra – forte di una larga maggioranza – sarà in grado di attuare le riforme di cui il Paese ha urgentemente bisogno. Ad aver nuovamente allarmato gli investitori è stato, tuttavia, il flop dell’asta dei titoli decennali del tesoro. L’asta dei Bonos ha raccolto 3,5 miliardi di euro – circa mezzo miliardo inferiore rispetto ai 4 inizialmente collocati sul mercato – nonostante il rendimento offerto agli investitori fosse molto conveniente (7%). Come nel caso dell’Italia, la situazione spagnola – seppure problematica – è sostanzialmente sotto controllo, ma molto dipenderà dall’effettiva attuazione di riforme strutturali e fiscali.
L’incognita Francia. A destare maggiori preoccupazioni è, tuttavia, la Francia. Secondo un rapporto della banca tedesca Berenberg e del Lisboncouncil “la Francia ha urgente bisogno di riforme perché tra i sei Paesi a tripla A è quella più a rischio”. Se è vero che fino ad ora la seconda economia di Eurolandia aveva dato l’impressione di poter schivare la tempesta, tuttavia, l’aggravarsi della crisi dei titoli sovrani ha messo in mostra come la Francia possa potenzialmente rappresentare un pericolo molto maggiore rispetto a quello italiano. Il rendimento dei titoli di stato decennali francesi potrebbe continuare il trend rialzista iniziato settimana scorsa. A pesare sono tre elementi: il deficit pubblico, l’esposizione delle banche francesi in titoli di stato europei e le elezioni presidenziali dell’aprile prossimo.
Deficit pubblico e manovre correttive. Lo scorso 7 novembre il governo francese ha varato la seconda manovra correttiva in tre mesi. L’obiettivo è di operare tagli alla spesa pari a 7 miliardi di euro che vanno sommati agli 11 miliardi annunciati lo scorso agosto. Il primo ministro gaullista François Fillon intende ridurre il deficit pubblico al 4,5% del Pil entro la fine del 2012. Il risanamento delle finanze pubbliche sarà conseguito anche tramite l’innalzamento delle aliquote e la riduzione delle agevolazioni fiscali. Tuttavia, a destare preoccupazione è l’assenza di riforme strutturali. La riforma del sistema previdenziale – l’età pensionabile è stata recentemente innalzata a 62 anni a partire dal 2017 – è stata giudicata insufficiente dagli analisti e dai colleghi europei. Note dolenti arrivano anche dal mercato del lavoro. La disoccupazione è ormai prossima al 10%. Nel 2007 – quando Sarkozy s’insediò all’Eliseo – questa era al 7,9%.
Elezioni presidenziali. Complice la revisione al ribasso della crescita del Pil, gli analisti di Citigroup stimano che nell’arco dei prossimi mesi l’esecutivo guidato da François Fillon sarà costretto ad annunciare un imponente piano d’austerity per mettere ordine alle finanze pubbliche transalpine. Tuttavia, è improbabile che Sarkozy decida di imporre al governo l’attuazione di tali misure d’austerità prima delle elezioni del 2012 (le presidenziali si terranno il 22 aprile e il 6 maggio mentre quelle legislative il 10-17 giugno). A pesare è, infatti, il rischio che l’elettorato francese punisca oltremodo Sarkozy, la cui rielezione appare sempre più in dubbio. L’impasse politica potrebbe continuare anche dopo le elezioni. Infatti, anche nell’eventualità che François Hollande, il candidato socialista all’Eliseo, uscisse vincitore dalla tornata elettorale, gli investitori potrebbero bocciare una temporanea coabitazione tra un presidente socialista e un primo ministro gaullista-sarkozysta.
Le esposizioni in titoli di stato europei. A destare timore è poi l’esposizione degli istituti bancari francesi in titoli di stato stranieri. Le banche transalpine hanno nei propri portafogli 410 miliardi di euro in Btp italiani, 146 in Bonos spagnoli, 57 miliardi in titoli di stato ellenici, 30 miliardi in bond irlandesi e 28 miliardi in obbligazioni portoghesi. Il taglio del valore nominale dei bond ellenici penalizzerà i resoconti annuali di tutti i principali istituti francesi: BNP Paribas, Société Générale, BPCE e il gruppo franco-belga Dexia. Il CAC 40 – l’indice azionario di Parigi – vivrà dunque settimane difficili a cavallo tra febbraio e marzo 2012 quando gli istituti bancari francesi pubblicheranno i consultivi annuali relativi al 2011. Il rendimento dei buoni del tesoro decennali francesi e, di conseguenza, il differenziale Oat-Bund – che settimana scorsa ha sfiorato quota 200 punti – nel corso dei prossimi mesi è destinato a seguire un trend rialzista. Molto dipenderà anche dalla misura in cui la Francia riuscirà a mantenere la propria “tripla A”. Si sussurra, infatti, che – per prevenire un declassamento del debito sovrano transalpino – sia proprio la Francia a volere più di chiunque altro Paese europeo l’attuazione di una temporanea sospensione dei giudizi per i debiti degli Stati per i quali è in corso un programma di assistenza finanziaria internazionale. Qualora la situazione economica francese si deteriorasse, l’Eliseo sarebbe costretto a ricorrere a tale programma.
Link per seguire in diretta l’andamento degli spread:
French-German 10 Year Yield Spread
http://www.bloomberg.com/apps/quote?ticker=.FRAGER10:IND
Italian-German 10 Year Yield Spread
http://www.bloomberg.com/apps/quote?ticker=.IT10:IND
Spanish-German 10 Year Yield Spread
http://www.bloomberg.com/apps/quote?ticker=.SPAINGER10:IND
Fonti immagini:
corriere.it
lettera43
investisicuro.com
intesasanpaolo