Standard & Poor’s declassa Eurolandia. Ora servono riforme comunitarie

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Lo scorso 5 dicembre l’agenzia Standard & Poor’s aveva annunciato di aver posto sotto osservazione i rating di 15 Paesi di Eurolandia paventando quindi l’eventualità di una serie di declassamenti multipli all’inizio del 2012. Come da attese, venerdì 13 gennaio l’agenzia di rating del gruppo McGraw-Hill ha inaugurato una prima ondata di «downgrade» sui debiti sovrani di numerosi Paesi che adottano la moneta unica.

Austria e Francia perdono la «tripla A» e passano a «AA+». Italia, Portogallo e Spagna retrocedono di due posizioni. Declassate di un livello anche Malta, Slovacchia e Slovenia mentre sono salve, almeno per il momento, le «AAA» di Finlandia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. È lecito ora attendersi un’analoga risposta da parte di Moody’s e Fitch Ratings nell’arco delle prossime settimane, se non direttamente nei prossimi giorni.

Come precisato dalla stessa Standard & Poor’s, il taglio del merito creditizio di più Paesi di Eurolandia è attribuibile a una serie di fattori concatenati quali il peggioramento della crisi del debito, l’aumento dei rendimenti dei titoli sovrani (anche per quei Paesi fino a questo momento caratterizzati da una «tripla A»), il crescente indebitamento di Stati ed enti privati, la sostanziale inefficacia dei provvedimenti adottati da Bruxelles e, non ultimo, le prospettive di recessione economica per il 2012. Già lo scorso autunno le agenzie di rating avevano rivisto al ribasso la valutazione creditizia di diversi Paesi che adottano la moneta unica.

La valutazione di S&P dei Paesi che adottano la moneta unica

Austria

AA+

Belgio

AA

Cipro

BB+

Estonia

AA-

Finlandia

AAA

Francia

AA+

Germania

AAA

Grecia

CC

Irlanda

BBB+

Italia

BBB+

Lussemburgo

AAA

Malta

A-

Paesi Bassi

AAA

Portogallo

BB

Slovacchia

A

Slovenia

A+

Spagna

A

Dati aggiornati al 13/01/2012. Fonte: S&P.

Tuttavia, i tagli ai rating effettuati a cavallo tra settembre e ottobre 2011 erano da intendersi come un tardivo riallineamento dei valori in seguito alla precedente crisi dei mutui subprime. Molti Paesi riuscirono, infatti, a mantenere una valutazione generosa dei propri debiti all’indomani della crisi del 2007-08. La nuova ondata di declassamenti conferisce ai Paesi europei una valutazione più consona ai valori correnti di mercato e alle prospettive economiche per l’immediato futuro.

La decisione di Standard & Poor’s potrebbe indirettamente fare il gioco di Bruxelles e quindi convincere anche i più euroscettici della necessità di accelerare il varo definitivo non solo di misure mirate al riordino dell’assetto debitorio europeo, ma anche di riforme comunitarie di più ampio respiro. Per porre rimedio alla crisi del debito è necessario accantonare la convinzione keynesiana secondo cui la spesa pubblica in disavanzo può incrementare la domanda per prodotti e servizi e quindi rilanciare le economie. Alla luce della crisi del debito, le soluzioni adottate all’epoca della Grande Depressione sono oggi superate.